Questa sera, ad Asilo politico Csa Jan Assen di Salerno alle 19,30 Set Aperto: Processo, condanna e morte di Pulcinella. Parole, suoni, immagini per i Capri espiatori. Continua Il “Carnevale magico”di Michele Schiavino
Di Olga Chieffi
Cristo, infatti, dopo il supplizio della Croce, che vivremo oggi, risorge per apportare beneficio all’umanità intera, Pulcinella muore, entra ed esce dal mondo degli inferi, ma rinasce sempre, per ricominciare come se il passato non esistesse, agendo per il bene e il progresso dell’uomo cercando di risvegliarlo alla vita che sta vivendo, sono entrambi reincarnazione d’amore, entrambi portano la croce, entrambi sono spirito degli ultimi. Questa sera, ad Asilo politico Csa Jan Assen di Salerno alle 19,30, si potrà vivere un venerdì santo diverso, unendo le tradizioni, e riflettendo su queste due figure così lontane e così vicine. Michele Schiavino invita tutti alla serata “7 aprile, Set aperto. Processo, condanna e morte di Pulcinella. Parole, suoni, immagini per i Capri espiatori”. Ultimo (ma solo per il momento) episodio del work in progress “Il Carnevale magico”. Il “Carnevale magico” torna ad interrogarsi sull’ archetipo del Carnevale e a cercare di re-interpretarlo, accostando figure e situazioni apparentemente distanti fra loro. Personaggio principale è Pulcinella che, insieme al suo amico Pazzariello, è preso a cifra di una condizione di marginalità esistenziale: l’eterno affamato e perseguitato dalla giustizia si contrappone al Giudice, simbolo di quel Potere a cui è destinato a soccombere, operando una fusione tra Pulcinella e il Carnevale che è messo a morte in quanto capro espiatorio. I riti del venerdì santo, prenderanno poi il sopravvento, con gli strumenti che accompagnano le processioni i rintocchi di legno, essendo legati i batacchi delle campane. Gli strumenti che verranno usati questa sera, sono degli strumenti popolari di legno o di metallo come le troccole o le traccette, delle raganelle, matraccasse, batacchi lignei o di ferro che evocavano i colpi di martello sui chiodi inflitti al corpo crocifisso, gli stessi per richiamare alle funzioni, alle veglie, essendo le campane mute, in lutto fino al momento della Resurrezione. Non si mangiava, non si parlava, non si faceva il bucato, non si lavorava, non ci si pettinava, non si tesseva. Un silenzio senza folclore, un silenzio tombale perché la morte del Verbo evocava le tenebre, il vero punctum dolens, pregando si cantava il Miserere, le parole come sonorità, intonate in forme di laudi dai cantori tradizionali. Stasera riascolteremo quelle voci della Confraternita del Ss. Rosario di Sessa Cilento, l’uso di traccole, raganelle e zirri, faranno da colonna sonora a quel processo che riecheggia altri processi, a una condanna che riecheggia altre condanne, non ultimo un lungo e molto discusso processo politico in cui furono coinvolte centinaia di persone gravitanti nell’area dell’autonomia operaia, che ebbe inizio proprio il 7 aprile 1979 e si concluse otto anni dopo con la caduta di quasi tutte le accuse. Ma gli imputati trascorsero in carcerazione preventiva gli anni del processo, al di fuori di tutte le tutele garantite dalla legge. Gli elementi, le prove, direbbe il giudice, ci sono. Processi sommari, accuse infondate, condanne non poggianti su fatti concreti, morti rituali. Solo l’arte ha il potere di sollevare il velo sull’angoscia della Morte.