di Francesco Carriero Morì nella sezione detenuti del San Leonardo, la famiglia chiede giustizia. Una piccola vittoria ma che può essere un primo passo verso l’accertamento della verità, quella ottenuta da Anna Sammartino, moglie di Carmine Tedesco, deceduto nella notte del 13 novembre 2012, dopo il trasferimento dalla casa circondariale di Fuorni al nosocomio cittadino, per cause ancora da accertare. La donna infatti, grazie all’appoggio del Partito Radicale Salerno, si è vista riconoscere dal giudice per le indagini preliminare Renata Sessa, l’opposizione all’archiviazione dell’inchiesta apertasi dopo il decesso del marito e un supplemento delle indagini. La triste storia di Carmine Tedesco comincia l’11 novembre del 2012, quando, già ospite del carcere salernitano, inizia ad accusare forti dolori addominali. L’uomo viene visitato dal personale medico della casa di reclusione che diagnostica una situazione tecnicamente definita di “addome acuto”. I sanitari del carcere, sapendo che il Tedesco soffriva di diabete mellito, ne ordinarono immediatamente il trasferimento all’ospedale San Leonardo per ulteriori accertamenti. Una volta ricoverato al detenuto furono somministrati degli anti dolorifici e prescritta una tac, mai eseguita visto che nella notte tra il 12 ed il 13 novembre, sopraggiunse un infarto che stroncò Tedesco. Da qui l’apertura di una inchiesta, dopo la denuncia della Sammartino, con 18 indagati, tra cui il personale sanitario della casa circondariale, il personale del reparto detenuti del San Leonardo e dei medici che constatarono il decesso del Tedesco. L’esame autoptico, effettuato dal dotto Zotti, evidenziò come il Tedesco fosse morto per un infarto conseguente ad una cirrosi epatica, evento definito prevedibile ma non prevedibile. da qui la volontà del giudice di archiviare il caso. la famiglia del Tedesco, grazie soprattutto all’appoggio dei Radicali e dell’avvocato Massimiliano Franco si è opposta all’archiviazione, dimostrando che il Tedesco non avesse mai sofferto di cirrosi epatica, come facilmente riscontrabile dalle analisi cliniche fatte giorni prima del decesso. La dottoressa Sessa ha quindi archiviato parzialmente il caso, annullando i procedimenti a carico del personale del carcere di Fuorni e dei medici che accertarono la morte del detenuto, e chiedendo un supplemento delle indagini per accertare eventuali inadempienze del personale del reparto detenuti dell’ospedale di Salerno. «Io voglio solo giustizia – dichiara Anna Sammartino – lo devo ai miei figli e alla memoria di mio maritoVoglio che emerga la verità e che chi ha sbagliato paghi. Ringrazio i Radicali perché hanno dato la possibilità di far giustizia a chi, come noi, non ha strumenti per far valere i propri diritti». «Continueremo a vigilare sul caso – spiega Donato Salzano, presidente dei radicali Salerno – affinché non si vorrà il rischio che il dilatarsi dei tempi porti alla prescrizione».
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