di Erika Noschese
Oltre 17mila consensi nel collegio sud, boom di preferenze su Napoli: la vera scoperta, o meglio la riconferma, di questa tornata elettorale è Caterina Miraglia, docente molto nota in Campania, scesa in campo con Stati Uniti d’Europa che, nonostante le numerose adesioni nel collegio sud, non è riuscito a superare il quorum del 4%. Miraglia, Stati Uniti d’Europa nonostante l’importante affermazione al sud non riesce a raggiungere la soglia di sbarramento a livello nazionale. Cosa accade secondo lei? «Non posso nascondere che il mancato raggiungimento della soglia di sbarramento è stata un’amara sorpresa, considerato che in tutti i sondaggi questa evenienza non era mai stata rilevata e noi eravamo fiduciosi in un’ampia adesione dell’elettorato al nostro progetto riformatore dell’Unione Europea. Ora è il tempo della riflessione. Le sconfitte politiche non devono generare frustrazione, ma sollecitare un’analisi fredda delle ragioni per cui il nostro messaggio non è stato recepito da una più estesa platea di elettori. Restiamo convinti che il progetto di un’area politica di centro, liberale, riformatrice ed europeista, abbia ancora un futuro, soprattutto se ci lasciamo alle spalle i conflitti che hanno impedito ad Azione di confluire nel nostro progetto, nonostante le rilevanti contiguità del suo programma politico con quello di Stati Uniti d’Europa». Da dove riparte dopo quest’avventura elettorale? «Non ho considerato questo cimento elettorale come un fatto contingente, ma come prodromo di un impegno politico prospettico. Continuerò a dare il mio convinto contributo alla crescita di un’area politica depositaria di valori in cui mi riconosco. Ho fiducia nelle decisioni che i nostri leaders assumeranno per indicare la rotta da seguire». I dati certificano una sua importante affermazione nella sua provincia e nel Mezzogiorno d’Italia. Un risultato soddisfacente… «Si molto soddisfacente a livello personale, se si considera che ho avuto poche settimane di tempo per organizzare la mia campagna elettorale, anche se il mio risultato come quello di tutti gli eccellenti candidati della lista è appannato dal fatto che non avremo rappresentanti nel Parlamento europeo. Mi sia consentito di cogliere l’occasione per ringraziare i miei elettori per la fiducia accordatami e per rassicurarli che il loro non è stato un voto inutile». Cosa non convince, secondo lei, del progetto politico Stati Uniti d’Europa? «Il progetto di Stati Uniti d’Europa, incentrato su una forte riforma della governance europea orientata a renderla più forte ed adeguata alle sfide che l’attendono in un campo mondiale attraversato da conflitti militari e tensioni economiche, non tocca le corde umorali dell’elettorato, purtroppo più sensibile alle vicende della politica nazionale e ad una propaganda fatta di slogans rozzi ma di maggiore impatto comunicativo. Le scelte dell’elettorato sono state dettate più da una logica locale come se si fosse trattato esclusivamente di una conta di voti a favore o contro l’attuale governo, come dimostra la forte tendenza bipolare del voto. La verità è che in Italia è ancora forte e difficile da eradicare un sentimento di avversione verso l’Unione Europea, avvertita come un nemico degli interessi nazionali in vece che come una casa comune in cui quegli interessi possono essere meglio sintetizzati e protetti». Si guarda già alle regionali. Crede in un campo largo che vede insieme anche il Pd e il M5S? «Ho sempre pensato che le alleanze non si devono comporre per battere l’avversario di turno, ma devono essere fondate su una condivisione del progetto politico per dare voce all’elettorato che in quel progetto si riconosce. Detto questo, credo che il PD ed il M5S saranno costretti ad allearsi per avere una chance di superare un centro destra in crescita anche nella nostra regione». A livello nazionale FdI il primo partito, a livello locale è il Pd. Perché secondo lei? «A livello nazionale i partiti di governo hanno sempre una maggiore visibilità e il voto è orientato più sul marchio politico che sulle persone. A livello locale prevalgono altre logiche, che premiano i partiti come il PD che ha un maggiore radicamento territoriale e può contare su una tradizione più risalente rispetto ad una forza come FDI ancora relativamente giovane».