di Michelangelo Russo
Il fatto è che quando si porta addosso il peso della dimensione eroica e titanica in cui il nome di Gratteri vive come contrasto alla pervasione tentacolare delle mafie e della politica imbelle, il titolare di quel nome, cioè lo stesso Gratteri, non può mettersi a firmare la pubblicità di qualsiasi cosa, sia un provolone, sia un preservativo o un detersivo, anche se prodotti di ottima qualità.
Insomma, Gratteri sa benissimo che la sua firma, considerata la gloria di cui è circondata, è meglio di un marchio di origine controllata e garantita per un Brunello di Montalcino di annata. E’ un richiamo pubblicitario per un oggetto di consumo, immesso sul mercato con legittime aspettative di profitto economico. Ma come è venuto in mente, allora, a così grand’uomo come Gratteri di vantare la bontà di uno scritto pericoloso, oggettivamente, come le endovene di varechina contro il COVID pubblicizzate da quel mattacchione di Trump?
Ma Gratteri si è chiesto se la diffusione di un simile scritto può condizionare quei soggetti meno attrezzati culturalmente che si fideranno del crisma di credibilità dato dal suo marchio sulla pubblicazione? Soggetti sprovveduti che allenteranno forse le cautele, convinti dalle elucubrazioni di Giorgianni e di Bacco (omonimo, casualmente, del dio greco degli ubriaconi) sull’esistenza del complotto sionistico internazionale per dominare il mondo con il COVID.
Gratteri ha capito o no che qualcuno di questi soggetti può rimetterci la pelle per la sua imprudenza editoriale? E sì che di editoria Gratteri se ne intende. Su Internet si trovano ben 24 titoli di libri da lui scritti e attualmente in commercio. Il tema? Il tema è monotematico: guarda caso, la Mafia. Anzi, le Mafie, le ‘Ndranghete, i Cartelli, le Cordate, e via dicendo, declinate sotto titoli ammiccanti come cult – movie: Fratelli di Sangue, Fiumi d’Oro, Ossigeno Illegale, Acqua Santissima; oppure titoli pirandelliani, come Dire o Non Dire o La Mafia fa schifo. Non mancano titoli sul timbro di serial di Netflix: “ Cosenza ‘Ndrine Sangue e Coltelli “. E tanti altri. Ma quando ha avuto il tempo di scriverli, tutti questi libri, visto che lotta tutto il giorno contro la Mafia? Non c’è che dire: il potere mediatico del nome di Gratteri, gli piaccia o meno, è enorme.
Ed è un potere che riesce ad avere effetti positivi, buon per loro, anche per i suoi colleghi della Procura di Catanzaro. I quali, come abbiamo appreso ieri dalla sua risposta piccata e sorpresa a chi gli ha rimproverato l’improvvida pubblicità al libro di Giorgiannni “Strage di Stato” (che copia nell’inizio il titolo di un libro famoso del 1972 sulla strage di Piazza Fontana) hanno avuto la fortuna, per merito indiretto, senz’altro, del nome di Gratteri, di essere stati tutti vaccinati contro il COVID. Lo ha detto come vanto lo stesso Gratteri. E allora che succede? La Regione Calabria, la più scassata sanitariamente, ha battuto in velocità le altre regioni vaccinando anche i giovani sostituti di Gratteri?
Ma come è che in tutto il resto d’ Italia i Magistrati , non più considerati servizio essenziale dello Stato, aspettano il loro turno di età? Penso al povero collega Frunzio, Procuratore Aggiunto di Napoli, che non ce l’ha fatta ad aspettare, ed è morto ieri! Ma fa che a Catanzaro per avere la precedenza nel vaccino, basta usare soltanto il nome di Gratteri (anche a sua insaputa, per carità) e la salvezza arriva senza aspettare il proprio turno di età?
Io, è vero che sono magistrato pensionato. Ma ho 73 anni e aspetto da 15 giorni la chiamata della piattaforma, in fila con gli altri.
Vi confesso. Quasi quasi mi presento al centro vaccinazioni e dico, come in quel vecchio film di Giancarlo Giannini ”Mi manda Picone”, “Mi manda Gratteri”.
Dott. Michelangelo Russo