Maurizio Agamennone tra Farulli e Morricone - Le Cronache
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Maurizio Agamennone tra Farulli e Morricone

Maurizio Agamennone tra Farulli e Morricone

L’estate di Salerno Classica nell’atrio del Duomo ha acceso i riflettori sulla nascita della Scuola di Fiesole e su Ennio Morricone compositore a tutto tondo. Applausi per l’Orchestra da Camera di Frosinone per il tributo al genio romano e alla sua musica applicata

 

di Simone Parisi

La stagione d’Estate della seconda edizione di Salerno Classica, progetto ideato dalla Associazione Gestione Musica, che ha visto l’ associazione, supportata dal comune, dalla provincia di Salerno, dalla Confcommercio e dalla UnipolSai agenzia Mas srl, concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo, in primo luogo poiché ha acceso i riflettori su musica di raro ascolto e in questa specifica occasione ha affidato la serata al racconto dell’etnomusicologo e contrabbassista Maurizio Agamennone il quale, insieme al critico musicale Olga Chieffi, ha dialogato sulla sua ultima opera “Storie di Piero – musica, cultura e società nelle imprese di Piero Farulli”, un agile volume in libreria per Squilibri. Un incontro questo che ci ha fatto scoprire come il simbolo della musica sia paritario e dal quale tutti, alfabeti e analfabeti musicali possano trarre ispirazione ed emozione. Infatti, l’etnomusicologo ci ha reso partecipi anche delle sue ricerche in provincia di Salerno sul canto confraternale nel Cilento antico. L’opera, che è il risultato di oltre vent’anni di studi e ricerche sul campo, su quel “piccolo rito cilentano”, una pratica devozionale che le confraternite del Cilento antico eseguono da generazioni, con canti monodici e polifonici nelle chiese, in occasione della Settimana Santa “Varco le soglie e vedo” sempre per Squilibri editori, corredato da oltre cinquanta immagini e da un cd di questi canti, che poi, ascoltati dai vecchi di queste confraternite, che hanno da sempre tramandato oralmente testi e musiche, se li son visti eternati sul pentagramma e finalmente incisi, partecipando così della “gioia della musica”. Gioia a cui tutti possono e devono partecipare poiché è proprio questo l’assunto su cui Piero Farulli, la mitica viola del leggendario quartetto italiano, la voce più vicina a quella umana del suo strumento, ha fondato la Scuola di Fiesole e tutto ciò che è nato attorno a quelle due stanzone, che dopo tanti rifiuti, furono messe a disposizione dalla banda del paese. Piero Farulli ha praticato la musica come etica del vivere, ed ha comunicato con viscerale passione il suo messaggio per tutta la vita, considerando un vero e proprio obbligo morale portare la grande musica a tutti gli strati sociali, continuando a suonare col Quartetto Italiano, le cui esecuzioni sono nell’esegesi dell’interpretazione della musica, suonando non solo nelle sale di concerto ma anche là dove la musica non si era mai fatta, Case del Popolo, librerie comunali, scuole, palestre, in periferia, nei quartieri operai. Rigore e gioia nelle Notti Fiesolane, poiché la sequenza giusta per la parola arte e musica è Gioia, che ha in sé la radice ghe della terra che è la stessa della conoscenza, ghignosco e del gioco. E’ ciò che ha sottolineato Olga Chieffi che ha fatto riferimento anche alla prestigiosa Scuola di Musica dell’orfanotrofio Umberto I che apriva le sue porte a chi fosse in ristrettezze e a quanti volessero studiare seriamente, con nomi del gotha della musica italiana che ritroviamo in organico sia a Salerno che a Fiesole, quali il violoncellista Giacinto Caramia o il violinista Giuseppe Prencipe. Un messaggio che è quello di suonare insieme di ascoltare l’altro, di suggerire, di essere concentrati insieme, ieri come oggi, per “ri-costruire” l’Italia, cominciando dalla Musica, come fece il Quartetto Italiano nel secondo dopoguerra. Maurizio Agamennone ha poi continuato raccontando la storia di Ennio Morricone, che nasce “trombista” e diventa allievo di Goffredo Petrassi, compositore di tanta sua musica, a cominciare dal concerto Ut per tromba, percussioni e archi, libera adesione al serialismo (Musica per 11 violini, 1958) e la musica leggera. Sul versante colto, oltre all’adesione nel ’65 al gruppo Nuova Consonanza e all’alea, si segnala dagli anni ’70 una crescente produzione da concerto, caratterizzata da un’ eclettica commistione di stili e da una vena lirico-sarcastica. Il racconto mirabile, chiaro e interessante prosegue poi con i musicisti sul palco l’ Orchestra da Camera di Frosinone per un Tributo ad Ennio Morricone e alla sua musica applicata. In scena Valentino Catallo al sax soprano e contralto, Luigi Bartolini alla tromba, Manuel Caruso alle tastiere, Alessandro Minci alla chitarra elettrica e acustica, Maurizio Turriziani al basso elettrico e Fabrizio Bartolini alla batteria, La scaletta racchiude le melodie più amate, da “Metti una sera a cena” ad “Addio a Cheyenne”, da “C’era una volta il West” a “Per un pugno di dollari” e ancora le melodie lunghe e spiegate di “C’era una volta in America”, “La leggenda del Pianista sull’Oceano”, “Nuovo Cinema Paradiso”, l’assolo di Mission, “Il buono, il Brutto e il cattivo”, l’Estasi dell’Oro”. E ancora l’ostinato di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, e ancora, e il leitmotive di “Nuovo cinema Paradiso”, unitamente al tema d’amore tratto da “La leggenda del Pianista sull’Oceano”, e ancora Mission, con quel Gabriel’ Oboe, che ha rivelato una formazione dall’intenso feeling e il suono giusto per ogni titolo eseguito.