Massimo Bisotti: «Al Giffoni Film Festival per raccontare il mio Mai Contro Cuore» - Le Cronache
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Massimo Bisotti: «Al Giffoni Film Festival per raccontare il mio Mai Contro Cuore»

Massimo Bisotti: «Al Giffoni Film Festival per raccontare il mio Mai Contro Cuore»

di Erika Noschese
“Mai controcuore” è, oggi, più di una semplice citazione. È forse l’espressione più rappresentativa dell’amore, tatuata sulla pelle di centinaia e centinaia di ragazzi e ragazzi. Massimo Bisotti, scrittore appassionato, innamorato dell’amore, sarà tra gli ospiti del Giffoni Film Festival che si prepara ad abbracciare un nuovo capitolo emozionante e coinvolgente: l’immersione nel mondo della scrittura. Quest’anno, il festival internazionale del cinema per ragazzi, che si tiene annualmente nel pittoresco paesino di Giffoni Valle Piana, si unisce alle parole, alle storie e alle emozioni offerte dalla letteratura e il prossimo 28 luglio incontrerà i giovani giurati, rispondendo alle loro curiosità, domande. Massimo Bisotti, autore di successo dei romanzi bestseller “La luna blu”, “Il quadro mai dipinto” e “Un anno per un giorno” pubblicati da Mondadori, condividerà con il pubblico del Giffoni Film Festival i segreti del suo percorso letterario. I suoi libri hanno catturato l’immaginazione di lettori di tutte le età, offrendo storie coinvolgenti, personaggi indimenticabili e un profondo senso di empatia. Con la sua presenza al festival, Bisotti intende condividere le tecniche che rendono le sue storie così avvincenti, guidando il pubblico in un viaggio alla scoperta del processo creativo dietro i suoi romanzi. L’incontro, organizzato in collaborazione con LibriSottolineati, la nuova community letteraria italiana fondata da Antonio Roberto e Gaetano Berardinelli, si svolgerà con i ragazzi e le ragazze della sezione Impact. Sarà un’opportunità unica di scambiare idee e riflessioni con uno dei punti di riferimento della community letteraria contemporanea.
Il Giffoni Film Festival, giunto alla sua 52ª edizione, è da sempre un appuntamento imperdibile per gli amanti del cinema e, ora, della letteratura. L’evento offre una piattaforma unica per esplorare le diverse forme di narrazione e creare un dialogo tra le arti. L’arrivo di Massimo Bisotti all’interno del programma conferma l’impegno del festival nel presentare al suo pubblico esperienze culturali che spaziano tra diversi generi artistici.
Il Giffoni Film Festival, noto per la sua capacità di coinvolgere giovani appassionati di cinema da tutto il mondo, si apre a una nuova dimensione narrativa, consentendo ai partecipanti di esplorare il potere delle parole e delle storie. La presenza di Massimo Bisotti rappresenta un’importante testimonianza dell’importanza della letteratura nella società contemporanea e l’incontro promette di essere un momento emozionante e ispiratore per tutti coloro che parteciperanno.
Massimo Bisotti, al Giffoni Film Festival per incontrare i tanti ragazzi e le tante ragazze che saranno lì per lei. Un’esperienza incredibile anche per un artista del suo calibro…
«Sono davvero felice di confrontarmi con la generazione futura. La nostra età cambia tutti i giorni, e così anche a quarant’anni la nostra anima può continuare a non invecchiare, finché non smette di soffiare sui sogni e a non rinunciare alle sorprese della sorte. Io lo chiamo il coraggio della felicità. Mi auguro che i ragazzi di oggi possano trovare sempre la forza di difendere questo coraggio».
“La luna blu-il percorso inverso dei sogni, dieci anni dopo” è il suo ultimo romanzo. L’amore è il filo conduttore…
«La luna blu dieci anni dopo è lo stesso libro uscito dieci anni fa, ormai undici a dire il vero, con l’aggiunta di cento pagine inedite che raccontano la vita dei protagonisti, Meg e Demian fino ai nostri giorni, quasi fossero persone come noi e non personaggi bloccati in un libro. Quelle pagine raccontano anche la mia evoluzione e la capacità di chiudere il cerchio facendo i conti senza sconti con una ferita emotiva». 
Se dovesse raccontarsi con tre aggettivi quali sceglierebbe e perché?
«Direi autentico, generoso e privo del vizio del giudizio. Di contro ho il difetto di non chiedere aiuto quasi mai per la paura di disturbare e sono anche piuttosto disorganizzato, non faccio mai schemi e non pianifico mai nulla». 
Cosa direbbe ai ragazzi di oggi che sognano di fare il suo lavoro?
«Di avere in tasca una storia da raccontare non costruita a tavolino. Una storia autentica, sentita interiormente. Di mantenere (che poi vuol dire anche  man – tenere, tenere per mano) la propria voce, senza farsela snaturare dai facili entusiasmi di successo effimero. Mantenere è la vera difficoltà perché la vita è una maratona, non una gara dei cento metri dove con un colpo di fortuna puoi farcela una volta. A volte la corrente tira da altre parti e siamo tentati di seguirla. In realtà snaturarsi rovina ogni cosa. Magari soffriremo, nel momento in cui la moda si soffermerà su altro. È proprio in quel momento che si deve resistere e continuare a scrivere solo se si ha qualcosa da dire, anche controcorrente». 
Se le chiedessi cos’è per lei l’amore cosa risponderebbe?
«L’amore per me è un modo di abitare la vita».
Quale personaggio la rappresenta di più?
«C’è un po’ di me in molti dei miei personaggi, anche se le sfumature caratteriali sono diverse. Demian di dieci anni fa, togliendo la sua parte distruttiva che lo porta in stato di ebbrezza a un incidente, assomigliava molto al Massimo di dieci anni fa. Ho vissuto una storia d’amore che in un mio momento di fragilità emotiva ha fatto leva sulla mia ferita e mi ha reso più insicuro e più debole. Il percorso che ho fatto, mi ha insegnato du diffidare di qualsiasi persona che prova a farci sentire sbagliati, perché chi prova a farci sentire sbagliati  è sempre emotivamente più instabile di noi. Il nostro amore non è mai sprecato e se non arriva dritto a un altro cuore non è sbagliato il nostro amore, è sbagliata solo la destinazione». 
“Mai controcuore” è la frase che ha scelto per descriversi. Uno dei suoi romanzi di successo. Riesce oggi a mettere in pratica il suo “Mai controcuore”?
«Sì, ci riesco perché non andare controcuore significa non rinnegare la mia natura. Quando ho iniziato a condividere la mia scrittura, i tempi non erano proprio maturi come oggi. Un uomo che parlava non solo d’amore, ma che non aveva timore di esporre il suo vissuto e le sue fragilità, doveva essere pronto a esporsi ai venti e alle correnti molto più di adesso, a ricevere prese in giro o magari sciocche diffidenze. Eppure fragilità deriva dal latino “frangere”, mandare in pezzi.
Da quel mandare in pezzi ciò che non funziona, ricostruiamo a pieno la nostra forza. Alla fine ogni forza ha un punto debole». 
Lei usa i social per raccontare, raccontarsi, far sorridere ma questo mondo oggi nasconde insidie e pericoli. Qual è l’appello che si lancia ai giovani?
«Non avere paura di indagare la propria interiorità, di scoprirsi, di conoscersi. Siamo come un iceberg. C’è una parte visibile e una parte che abbiamo timore di raccontare, spesso persino a noi stessi. Perché conoscersi significa accettare anche le nostre verità più scomode e spesso si preferisce chiuderle in un cassetto per la paura che qualcuno scopra come siamo e provi a farci a pezzi. Ma non volere vedere non risolve i problemi. Anzi, li amplifica e ci fa perdere sempre più forza. Ho imparato che quando accettiamo anche le nostre debolezze disinneschiamo la possibilità di farci ferire. Nessuno potrà più usarle contro di noi». 
Il cosiddetto blocco dello scrittore ha mai colpito anche lei?
«In realtà se credo di non avere niente da raccontare, mi fermo. Infatti dopo il mio libro “Un anno per un giorno” sono passati tre anni prima che uscisse il mio libro successivo. Scrivere il seguito de “La luna blu” è stata quasi un’esigenza, per mettere un punto su quelle mie  ferite che finalmente si sono rimarginate in cicatrici. Mi piace credere che fra me e i miei lettori esista davvero un fil rouge, un ponte fra le anime. Perché al di là della nostra unicità, siamo molto più simili di ciò che pensiamo di essere dinanzi alla paura di perdere». 
Le sue frasi sono incise sulla pelle di tanti. Che effetto le fa?
«È una grande responsabilità. I tatuaggi hanno vinto la paura del “per sempre”. Perché mi sono accorto che molto spesso ciò che più desideriamo (e spesso è l’amore) è allo stesso tempo ciò che ci fa più paura».