GIFFONI VALLE PIANA. “La parte che ho in Captain America: Civil War (in uscita a maggio 2016), è piuttosto piccola e non posso svelare molto. Ma vi anticipo che per il mio personaggio è previsto uno sviluppo futuro”. Lo ha assicurato l’attore Martin Freeman, ospite ieri al Giffoni Film Festival dove ha incontrato centinaia di fan e migliaia di giurati, in merito al terzo capitolo di Captain America: Civil War. Il film riprende la storia di Age of Ultron, in cui i supereroi dovranno scegliere se stare dalla parte di Iron Man (Robert Downey Jr) o di Captain America (Chris Evans). “Il mio personaggio – spiega – lavora per il governo americano. Il suo ruolo è un po’ ambiguo perché non si capisce bene se è buono o cattivo”. Sul tema del Gff, Carpe Diem, ha detto che per lui “è fondamentale che ognuno di noi debba fare quello che reputa giusto. Bisogna fare quello che si vuole portando avanti i propri sogni, senza lasciarsi influenzare”. Apprezzato, tra le altre cose, per il personaggio di Bilbo Baggins nei tre adattamenti de Lo Hobbit (serie che verrà celebrata anche da Sky Cinema con un nuovo canale interamente dedicato alla saga fantasy più celebre di sempre con i 6 capitoli de “Il Signore degli anelli” e “Lo Hobbit” per la prima volta tutti insieme su un unico canale da venerdì 4 a domenica 13 settembre), Freeman ha rimarcato che si sente un uomo fortunato, “con una famiglia bellissima e un lavoro che ama”. “Quando un attore recita – ha spiegato – non ti importa il giudizio che hanno gli altri di te. L’importante è recitare storie e io ne ho interpretate di belle”. Ai giurati, poi, ha raccontato che “da piccolo era mingherlino, malato, ultimo di cinque figli con due genitori che stavano divorziando. Frequentavo una scuola privata cattolica e non era tanto facile assistere a coppie che divorziavano. Non ero certo un maschio alfa. Inoltre entravo e uscivo da un ospedale. Non potevo certo far sentire la mia voce facendo il bullo. Per fortuna avevo una grande immaginazione. Sognavo – ha aggiunto – di diventare il cantante in una band, poi il calciatore (esperienza che sarebbe stata ancora più disastrosa). Alla fine, a 16 anni, ho capito che la mia strada, quella giusta, sarebbe stata la recitazione”. Su voci sempre più insistenti su una sua partecipazione nell’attesissimo film di Spielberg “The Big Friendly Giant – (The BFG)” ha ribadito che: “Secondo me dovrei lavorare con lui, è uno dei registi migliori dal quale mi sento ispirato, ma non c’è nulla di vero. Per ora non lavorerò con lui, speriamo in futuro. Inoltre, mi piacerebbe lavorare su una storia del genere”. Freeman – pluripremiato anche per le sue interpretazioni in Fargo e Sherlock, conquistando nel 2010 l’Emmy Award e il Premio BAFTA come ‘miglior attore non protagonista’ (per Sherlock) e le nomination ai Golden Globes 2015 e agli Emmy Awards 2014 come ‘miglior attore non protagonista in una miniserie o film per la televisione’, per Fargo – si è soffermato anche sui suoi impegni futuri e in particolare sul film che ruota intorno alle esperienze di un gruppo di reporter ed è l’adattamento delle memorie di guerra della giornalista Kim Barker. “Non è – ha spiegato – un semplice film di guerra; ha, infatti, risvolti seri, ma anche tipici della commedia”.
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