di Vincenzo Leone
Premio Internazionale al “Menotti FestivalArt”, Spoleto. Letteratura 2021 “Dare alla luce”. La raccolta di poesie di Mariangela Mandia. Premio speciale “L’arte è un atto d’amore”. Conferito dall’associazione “Menotti’s art academy”. La poesia, è da sempre il mezzo comunicativo più efficace ed immediato. La sua potenza è stata parte integrante di ogni epoca. Puoi raccontarci del tuo viaggio e del suo inizio? “Ho iniziato quando avevo 14 anni. Contestualmente alla mia educazione, mi è stato sempre impartito un approccio multidisciplinare, con molta attenzione nei confronti del prossimo. Svolgendo da una parte servizio di volontariato cattolico, dall’altra, collaboravo con delle associazioni culturali e artistiche. Mi sono ritrovata, poco più che adolescente, a confrontarmi con persone che avevano molti più anni di me e già in qualche modo affermati come artisti e organizzatori. Questo, mi ha fatto comprendere il legame di quello che era il concetto dell’arte vista dentro casa mia, e per arte intendo tutta l’attenzione che proveniva dall’artigianato, ai nostri tessuti in casa e tutto quello che mi circondava e mi riconduceva all’arte. Mi ponevo delle domande, ma il contatto diretto con queste esperienze mi ha insegnato grandi valori e che bisogna essere curiosi, umili e non smettere mai di studiare.” Come è arrivato questo premio? “Questo premio è arrivato dando voce non solo alla mia persona, ma ad un insieme di tutti quegli elementi che compongono le nostre esperienze. Credo che l’opera abbia voluto rappresentare esattamente questo. Arte, scienza e creatività, diventano valore se producono benessere. Il nostro Made in Italy, ha sempre ispirato il mondo per la sua bellezza e capacità di fare impresa. I nostri borghi e le loro storie, assumono una forma. Diventano entità. Una forma che ritroviamo fra le persone, nell’ascolto, nella memoria. Tutto questo ha un linguaggio adattato su misura. Per me è stato sempre importante ascoltare gli altri e su di loro cucire a pennello, quella che può essere la miglior versione di sé stesso. Attraverso queste fusioni inconsuete ma concrete c’è l’economia umana. Tirare fuori il talento. Credo che la cultura, in questo momento, sia la nostra musa del nuovo rinascimento, non è una frase fatta ma è la storia che lo insegna. A Spoleto, mi è stato conferito questo premio, in una città medievale che ha dimostrato grande orgoglio, con molta eleganza e contenuti.” L’arte è un veicolo certo di salvezza. Credi possa essere così? La poesia conserva ancora il suo sacro valore? “Si. Non lo penso solamente. La storia lo ha insegnato sempre. La poesia ha la sua fluidità e semplicità. A scuola prima insegnavano le poesie a memoria. La poesia, per me, rappresenta qualcosa che rimane impressa nella nostra memoria. Soffermarsi nei dettagli, afferrare delle emozioni, trasformarle in un momento di riflessione, mettere al centro noi stessi. Non c’è niente di più semplice di una poesia. Poesia vuol dire ripetizione, entrare dentro di noi. Oggi siamo abituati ad un pensiero veloce. Soprattutto per l’uso della tecnologia. Tutto è veloce e temporaneo rendendo difficile crearsi una propria identità. Mi presto all’arte per far passare un mio pensiero ma la poesia diventa reale se dietro c’è uno spaccato di realtà. Dobbiamo riappropriarci di un concetto di salute che mette al centro noi stessi in relazione alle persone con le quali ci sentiamo in famiglia. Un circuito che comprende non solo legami di sangue. L’arte passa per ogni cosa. Dalla cucina alla danza. Soffermarci su noi stessi mediante la poesia, è un atto d’amore.”