di Erika Noschese
Una doppia sfida: riportare il Psi in Parlamento Europeo dopo vent’anni e dare al Mezzogiorno d’Italia un riferimento del territorio. Il segretario nazionale del Psi in questi ultimi giorni di campagna elettorale non si sta risparmiando, girando il sud Italia in lungo e largo. Ultimi giorni di campagna elettorale, quale clima si respira? «Abbiamo percorso migliaia di chilometri, abbiamo incontrato tanti cittadini. C’è un clima di tensione positiva, una inversione di marcia rispetto ad altri momenti storici che erano caratterizzati dalla disaffezione generale. I cittadini hanno compreso che questo è un momento davvero decisivo, per l’Italia e per l’Europa e che c’è bisogno, ora più che mai, che si esprimano recandosi alle urne. La congiuntura economica, la guerra alle porte di casa, una condizione geopolitica mondiale in frenetica evoluzione, devono trovare un’Unione europea con obiettivi ben chiari e capace di reinventarsi, per rispondere ad esigenze nuove. Stati Uniti d’Europa vuole condurre questa sfida, perché siamo convinti che non sia con populismi e nazionalismi che si risolvono i problemi attuali e soprattutto siamo certi che con questi non si costruisce nulla per il futuro. Sul tavolo c’è la necessità di cambiare l’Europa riscrivendo i trattati che la disciplinano. C’è la necessità di rafforzare l’azione politica dell’Unione, soprattutto in termini di politica estera, per garantire ancora molti anni di pace al continente. Questo lavoro non può essere lasciato nelle mani di chi l’Europa la vuole divisa ed inefficace, che vuole si torni ai nazionalismi anteguerra. Sono proprio fuori dalla storia». Il PSI non è presente in Parlamento Europeo da ben vent’anni. Potrebbe essere un sogno che si avvera per lei… «Il socialismo non è solo un valore, ma un’esigenza. Riportare il socialismo italiano nel Parlamento europeo, che è la missione di una grande squadra, farebbe decisamente bene all’Europa come all’Italia. I problemi delle famiglie e delle imprese in tutta l’Unione sono molto simili: necessità di avere un salario con un minimo garantito e condizioni di lavoro migliori, poter accedere alle cure sanitarie, avere la possibilità per i giovani di avere un potenziamento degli scambi culturali e formativi con le realtà analoghe degli altri Paesi, regole concorrenziali certe per le imprese, un’attenzione omogenea nel territorio dell’Unione per i produttori agricoli, creare politiche ambientali virtuose perché tutti dobbiamo vivere bene in questo pianeta. Tutti questi sono temi che i socialisti sostengono da sempre. Da quando Turati sognava gli Stati Uniti d’Europa, tracciandoci la strada per arrivare a quell’unione tra le nazioni europee che possiamo dire oggi non ancora interamente compiuta; da quando Colorni contribuiva a scrivere il Manifesto di Ventotene, durante il confino ordinato dal fascismo; da quando Craxi e De Michelis scrivevano le regole dello stare assieme, con una visione del futuro che oggi la politica fatica a ritrovare». Cosa potrebbe fare il Parlamento Europeo per il sud? «Le rispondo con una domanda. Quante persone sanno che la Campania e Napoli sono leader nell’export manifatturiero, che la Puglia ha il primato per la cybersicurezza, che la Calabria detiene a livello universitario il primato in termini di intelligenza artificiale? Ecco, le dico questo perché voglio intanto invertire il racconto. Dire che i cittadini del Sud non hanno bisogno di assistenzialismo e non è una palla al piede. Il Sud d’Italia merita rispetto, con le sue capacità e il capitale di cui dispone, su cui si deve costruire il futuro dell’Italia. Senza investire nel Mezzogiorno d’Italia non si va molto avanti. Serve poi analisi e impegno, soprattutto progettualità per investire i fondi europei, seguire il modello Campania è idea, concentrandosi sulle priorità che diano ai cittadini risposte concrete ai bisogni. In questo modo recupereremo anche un sentiment diverso dei cittadini nei confronti dell’Europa. Competitività delle nostre imprese, energie rinnovabili, intelligenza artificiale e lavoro. Su questi temi si abbatte il divario Nord-Sud che possiamo superare potendo contare sul migliore capitale umano che sono i nostri giovani». Di recente, al Porto di Salerno la battaglia di Coldiretti per la tutela del Made in Italy. Quale il suo impegno per questo settore? «L’iniziativa che gli attivisti di Coldiretti Campania hanno svolto a Salerno è da guardare con attenzione ed anche sostenere. In verità tutte le associazioni rappresentative fanno battaglie in questa direzione. La preoccupazione per la concorrenza sleale, legata all’arrivo nei nostri porti, in questo caso, di concentrato di pomodoro cinese, senza garanzie dal punto di vista qualitativo, è fortemente impattante come danno all’economia agricola dei nostri territori, è la stessa che ho io. La richiesta delle associazioni di categoria perché venga messo in discussione il codice doganale sull’origine dei prodotti, non può che trovarmi d’accordo, ed è una proposta che intendo sostenere, promuovendo l’obbligo di indicare con chiarezza l’origine su tutti i prodotti dell’Unione. Basta con il mancato rispetto degli standard europei, che sono elevati proprio per offrire al consumatore un prodotto di alta qualità e proteggere le nostre produzioni». Giovani e formazione, quale il suo impegno? «Voglio lavorare ad un progetto di “nuovo Erasmus+”, che rafforzi le buone esperienze attivate e già in essere. L’esperienza va estesa dalle Università anche alle scuole superiori, in modo più strutturato. I ragazzi devono maturare buone esperienze all’estero; è fondamentale per la loro crescita e per meglio affacciarsi poi al mondo del lavoro, con più opportunità e più competenze. È un progetto a cui tengo molto». Se dovesse vincere, lascerà l’incarico di segretario nazionale del PSI? «Non siamo un Partito personale, se vinco rilancio. Abbiamo per fortuna una robusta democrazia interna. Io ho fatto, sto facendo e farò sempre quello che decideremo insieme negli organi collegiali, ai quali non mi sono mai sottratto nel dare il mio contributo. Su questo siamo orgogliosamente d’antan; nel PSI non c’è l’uomo solo al comando. C’è una comunità di donne e uomini straordinaria che ogni giorno si impegna per il bene comune e per il buongoverno dei territori». Chiusura nella sua città, Salerno. Quale risultato auspica qui? «Salerno è la mia città, non potevo quindi chiudere questa lunga, intensa campagna elettorale in nessun altro luogo. Lo devo ai tanti salernitani che in questo periodo, in molti modi, mi hanno dimostrato il loro affetto, la loro vicinanza e mi hanno spronato ad essere tenace. Ho incontrato e rincontrato tantissime persone in questa campagna elettorale, ho dialogato, con qualcuno ho anche battagliato, ma è stata un bella avventura, vissuta pienamente e con tanto impegno. È una grande responsabilità quella che sento, alla quale non intendo assolutamente sottrarmi. Del resto, contrariamente ad altri competitor di altre liste, io l’ho dichiarato da subito che se i cittadini del meridione d’Italia mi accorderanno la loro fiducia, intendo ripagarla con il massimo impegno e con la massima serietà. Sono sinceramente grato Esattamente come è stato quando ho ricoperto incarichi nelle amministrazioni di questo territorio». Cosa farà Stati Uniti d’Europa dal prossimo 10 giugno? «Continuerà ad essere sicuramente il tramite tra le esigenze del nostro Paese e le potenzialità dell’Unione europea. Io auspico che questa esperienza, con i valori che la sostengono, con gli uomini e le donne che ne hanno orgogliosamente portato avanti l’idealità, continui a produrre buoni frutti anche per la politica interna italiana. Con Renzi e la Bonino non ci prenderemo di vista, anzi». Appello al voto: perché scegliere Stati Uniti d’Europa? Perché scegliere lei? «Nel nome “Stati Uniti d’Europa” sta racchiusa la sintesi di tutto il nostro programma elettorale. Chiaro, trasparente, evidente. C’è bisogno di un’Europa migliore, un’Europa da rigenerare nella sua organizzazione interna e che si dia nuovi obiettivi ambiziosi. E solo chi crede veramente nell’Europa può essere il motore del suo cambiamento. In questo, Stati Uniti d’Europa è una garanzia, anche perché chi si è candidato nelle sue liste porta la competenza, la serietà e l’impegno che ha nel tempo dimostrato nelle sue esperienze politiche e lavorative, e le mette a disposizione di tutti per raggiungere questi importanti obiettivi. Decidere di barrare il simbolo di Stati Uniti d’Europa sulla scheda elettorale e di scrivere accanto Maraio, è scegliere di portare in Europa chi conosce bene il territorio che intende rappresentare; tra l’altro l’unico capolista che vive nel meridione d’Italia, che già questo dovrebbe far riflettere. Poi, sempre nel mio caso, significa anche portare in Europa l’idea di un socialismo riformista che è alla base del nostro agire come Psi anche in Italia, erede di una storia gloriosa che è quella di chi l’Europa unita l’ha progettata».