di iAlessandro Turchi, presidente di Salerno Migliore
Se qualcuno oggi dovesse atterrare a Salerno, dopo un lungo viaggio durato venti anni, non si renderebbe conto, se non per pochissimi tratti estetici, del tempo trascorso. Si ritroverebbe ad annotare le problematiche di un traffico asfissiante ed impossibile, con pochi ed inefficienti mezzi pubblici, senza strade e con tante automobili parcheggiate in doppia e tripla fila. Potrebbe ascoltare le lamentele su una Piazza della Libertà indagata e contestata già in fase di progettazione, poi realizzata come sempre a metà, potrebbe vedere oggi come allora una litoranea sempre esteticamente poco appetibile e riempita di palazzoni/cattedrali nel deserto. E come allora, la scarsa pulizia, i topi, le blatte, l’inesistente verde pubblico, le inesistenti iniziative culturali. A queste solite pecche andrebbero ad aggiungersi palazzo Santoro, eternamente ingabbiato, piazza Cavour, bloccata da dodici anni, l’ennesimo rifacimento del Corso, con lavori pluriennali. Quel viaggiatore un po’ stralunato difficilmente comprenderebbe che sono passati decenni dalla sua partenza, infatti si ritroverebbe ad ascoltare conversazioni antiche, quasi preistoriche, magari incentrate sulla politica di piccolo cabotaggio delle sempre in agguato elezioni comunali, con i soliti personaggi in carica e della finta opposizione, con passaggi continui da uno schieramento all’altro e con la commedia maldestra di chi finge di fare cose per la città, fra una inaugurazione e una conferenza stampa sul nulla. Le notizie, come se non fossero passati tutti questi anni, sono sempre le stesse e Salerno rimane quella che era, una città alla ricerca, oggi come tanti anni fa, della maldestra vocazione turistica, con in più la disorganizzazione e le mancate risposte alle domande di modernizzazione. Anni ed anni trascorsi a discettare di smart city e di trasporti pubblici efficienti, di Luci di artista e di Salernitana, di parcheggi che non ci sono e che anzi si riducono, di balneabilità e di movida fracassona, anni che hanno visto cristallizzarsi le posizioni e gli argomenti, in una sorta di museo permanente alla Madame Tussauds e con una coazione a ripetere che lascia tutti decisamente annichiliti. Salerno è sempre lì, ancora alla ricerca di un proprio orizzonte di significato, di azioni corrispondenti ad una vision precisa, di un modello di come dovrà essere fra dieci, venti, trenta anni. Vorremmo tutti vedere un progetto, un’idea con prospettive anche professionali per i nostri ragazzi e ragazze, con una futuribilità che vada al di là dei lavoretti in nero, come rider o camerieri della movida. Fra poche settimane ripartiremo con le famose Luci di “artista”, le solite, che forse riusciranno a calamitare ancora una volta l’attenzione della massa, nascondendo con i loro bagliori le strade sporche, i cumuli di sacchetti agli angoli dei palazzi, le auto in doppia fila e l’erba alta che cresce sui marciapiedi. Il solito pubblico mordi e fuggi che, una volta sceso dai pullman salpati al mattino presto dalla Puglia o dal basso Lazio, si incammina come carovana nel deserto, con un occhio alla guida, una mano allo zaino e lo sguardo in alto, per intercettare le lucine colorate. Una manifestazione che dovrebbe essere accompagnata da veri e propri eventi che possano calamitare viaggiatori più attenti e più pronti alle iniziative di spessore. Ma sa tutto di déjà vu, di trito e ritrito. L’unica cosa che da allora è cambiata è la pazienza di tanti salernitani, oramai ridottissima. E’ il momento di cambiare registro!
1 Commento
Mah, a me pare che la pazienza non sia cambiata. Io vedo, per la maggior parte, gente che butta carte a terra, abbandona sacchetti dell’immondizia, porta al pascolo i cani nei giardinetti senza raccoglierne gli escrementi. Si vedano i giardinetti posti proprio in centro davanti alla storica sede delle poste. Parcheggiano male e guidano anche peggio. Prepotenti e incivili.
Ferma restando l’incapacità totale dell’attuale classe dirigente, i salernitani, per la maggior parte, sono un popolo fermo agli anni 80, che spreca, sporca imbratta, sversa. Sono problemi di civiltà irrisolti. Tanto basta che stanno per strada a passeggiare, vedono la partita e vanno al mare (o in quello che chiamano mare, a sguazzare tra gabbiani, topi e blatte), la giornata passa. E ai figli lasceranno questo squallore se non peggio. Vedo sempre gli stessi titoli: invasione di blatte, topi, mare sporco, mancanza di controlli e inciviltà alla guida, migliaia di crocieristi arrivati (a pernottare e basta). Ma siamo sicuri che sia una città?
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