Si parla tanto dell’emergenza cinghiali nel Cilento, seppur lo stesso sia un problema oramai di caratura nazionale. Tante le misure che si stanno adottando in Italia, diverse e tra le più disparate, ma pare che sia la stessa natura, oggi, a dare una soluzione. Nei territori cilentani, e pare anche in alcuni borghi di montagna, sono aumentati gli avvistamenti di lupi. Ad avvalorarli, anche il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni che nei mesi scorsi aveva confermato la presenza di plantigradi. L’ente di Vallo della Lucania con a capo il presidente Giuseppe Coccorullo parla con dati alla mano dato che da inizio anno è stato avviato un particolare monitoraggio finalizzato proprio ad avere un quadro maggiormente completo della situazione della fauna selvatica presente nelle aree che ricadono sotto la tutela dell’istituzione ambientalista.
La catena alimentare, dunque, insieme a madre natura stanno ristabilendo la situazione che vede una altissima presenza di cinghiali nel territorio. Il lupo è il nemico naturale del cinghiale. Non tanto degli adulti, pericolosi e capaci di attaccare ferendo mortalmente, quando dei cuccioli che riescono anche a catturare nelle tane. Esattamente come l’ungulato, il plantigrado è un animale sociale che vive in branchi anche molto numerosi. Ed è in branco che caccia, facendo del numero la sua forza. Così facendo riesce ad essere, almeno sulla carta, un valido aiuto per chi da anni oramai si scontra con il cinghiale, divenuto quasi un animale domestico tanto che anche la paura verso l’uomo è diminuita. Ma il lupo, dunque, può davvero essere un’arma biologica e naturale e per il Parco e per chi lo abita, ma soprattutto per chi ha attività di allevamento e di coltivazione?
La risposta è sicuramente positiva, ma ci sono delle specifiche che devono essere valutate e ponderate in maniera precisa, seria ed approfondita. Andando con ordine, però, è tutto possibile. Il problema, oggi, è senza ombra di dubbio il cinghiale e con esso i danni provocati. Colture distrutte, allevamenti di suini messi a rischio da contaminazioni e infezioni, incursioni in strada capaci di creare incidenti anche gravi sono la principale criticità. Abbattimenti selettivi, maggiore pulizia, barriere naturali sono serviti a ben poco e potrebbe dunque pensarci il lupo che con la sua attività di caccia potrebbe ridurre la popolazione di cinghiali ed in modo significativo. Ma non si correrebbe, così, il rischio di far aumentare invece la popolazione di lupi? Altra domanda la cui risposta è positiva, però lo stato delle cose che si creerebbe non sarebbe poi così negativo. Ad essere messi in pericolo sarebbero gli allevamenti di maiali e piccoli mammiferi allo stato brado, prede succulenti per un affamato branco. Il lupo, rispetto al cinghiale, è però maggiormente controllabile, più timido e territoriale, difficilmente lascerebbe la propria zona di benessere per avventurarsi altrove se non perché alla disperata ricerca di cibo.
Non sarà, dunque, una nuova emergenza ma la soluzione che tanto si aspettava e per la quale si sono spesi fin troppi soldi negli ultimi anni, togliendo risorse a progetti che potevano essere ben più utili.