
di Erika Noschese
Il sovraffollamento e le difficoltà organizzative rappresentano sfide quotidiane per detenuti e personale penitenziario. In particolare, è in costante analisi la necessità di una riorganizzazione della casa circondariale di Fuorni, per migliorarne la funzionalità e garantire il rispetto dei diritti dei detenuti. A rispondere alle nostre domande è una figura di spicco nel panorama penitenziario italiano, nota per il suo impegno nel promuovere un sistema carcerario più umano e orientato alla riabilitazione. La sua esperienza e la sua profonda conoscenza del settore saranno fondamentali per comprendere le dinamiche complesse che caratterizzano le carceri salernitane e per individuare possibili soluzioni alle problematiche esistenti. Sulle nostre colonne Lucia Castellano, provveditrice dell’amministrazione penitenziaria della regione Campania.
La casa circondariale di Salerno è piena, non solo di persone.
«Salerno ha una grandissima casa circondariale, a Fuorni, molto sovraffollata. E patisce varie criticità. La prima è il sovraffollamento, per l’appunto, la seconda è che ha tanti circuiti al suo interno: alta sicurezza, media sicurezza, tossicodipendenza, protetti, il tutto all’interno di una struttura molto fatiscente. A parte il terzo reparto, quello per i tossicodipendenti, che è nuovo e quindi ci si lavora e vive bene, la prima sezione è molto fatiscente. All’interno c’è una squadra bravissima, devo dire: la direttrice e la comandante, nonché i poliziotti, sono molto bravi. Ma Salerno ha conosciuto periodi difficili, comminati con l’arresto di un poliziotto, ma adesso tutti fanno quello che possono».
Non finiscono qui le difficoltà.
«Infatti. Salerno patisce un’altra situazione difficile: mentre Avellino e Ariano Irpino godono di strutture più o meno meno medie, Salerno, intesa come Fuorni, è l’unico grande circondariale dell’intera provincia, eccezion fatta per Eboli e Vallo della Lucania, con quest’ultimo dedicato ai soli reati sessuali. Non c’è ricambio, quindi, nel salernitano. Poi c’è la casa di reclusione a custodia attenuata a Eboli per i tossicodipendenti, dove ci sono circa 55 detenuti gestiti dal Serd e dall’amministrazione penitenziaria. E anche questo è un percorso che si sta creando, che parte da Fuorni, che è una casa che ha una sezione per tossicodipendenti di primo livello, da cui poi vengono indirizzati verso l’Icatt di Eboli, per i condannati definitivi, o verso le misure alternative per tossicodipendenti ove possibile. Questo è un altro circuito molto faticoso, che stiamo però cercando di rafforzare: quello della cura dei tossicodipendenti, che riguarda tanto il salernitano quanto il napoletano, con il progetto del reparto Roma a Poggioreale, dedicato alla cura dei tossicodipendenti, a cura del dipartimento dedicato dell’Asl Napoli 1».
Quali azioni sono in programma per la casa circondariale di Fuorni?
«Abbiamo fatto da poco un incontro con la direttrice, la comandante e l’area sanitaria per cercare di ricostituire un po’ i vari circuiti che ci sono e provare a riorganizzare l’intera casa circondariale. Dobbiamo lavorare sul circuito dei protetti, cioè quelli che non sono graditi al resto della popolazione detenuta. Dobbiamo fare dei tavoli su questo circuito, perché è molto sovraffollato e i detenuti invisi agli altri sono tanti, soprattutto a Salerno. Infatti, sta un po’ scoppiando. Stiamo avviando ragionamenti di riorganizzazione.
Sono previsti cambiamenti ai vertici della casa circondariale?
«Quanto ai cambiamenti, ci sono interpelli per vacanze di posti: Poggioreale e Salerno sono privi di direttore titolare, quindi sono in corso interpelli per assegnare i posti di direttori titolari e ci sono anche scadenze di altri direttori che probabilmente risponderanno alle chiamate».
La direttrice di Salerno, attualmente facente funzioni, resterà a Fuorni?
«Sappiamo per certo che sarà vicedirettrice di Poggioreale, perché ha vinto il posto lì. Non so chi ha fatto domanda per Salerno, invece».
Cosa bisogna migliorare, nell’immediato?
«Su Salerno stiamo lavorando sul circuito dei tossicodipendenti e, con l’ufficio detenuti, per una razionalizzazione dei circuiti nel carcere di Fuorni. Questo è importante, perché bisogna ragionare soprattutto sui protetti, per gestirli senza che ci sia tanto sovraffollamento, perché è un circuito complesso per tutti e per Salerno in particolare. Cerchiamo di tener conto di Salerno, infatti, e di non mandargli i detenuti, perché il carcere è davvero tanto sovraffollato».
Di quanto?
«Sono quasi a 600 con una capienza di 450, hanno circa 200 detenuti in più rispetto alla capienza effettiva».
Tanti detenuti, poco personale.
«Col nuovo corso, il Ministero ci sta dando altro personale. Il dipartimento sta facendo la sua parte: il problema della Campania, anche quello endemico, è che c’è personale molto avanti con gli anni; quindi, alle volte anche le pur consistenti quantità di personale che ci manda il dipartimento non riesce a bilanciare il problema atavico delle pensioni. Speriamo che col passare degli anni si svecchi un po’ il personale. Però il personale arriva, il dipartimento è molto sensibile. Sicuramente il personale non è sufficiente, soprattutto per i turni serali e notturni, ma il personale sta per arrivare, quelli del 184° corso. Ma i giovani appena assunti vanno al nord, perché ci sono dei poliziotti che sono al nord e sono meridionali e vogliono tornare a casa. Quindi prima di mettere a Salerno un giovane si chiede se quelli che sono al nord vogliono tornare per mezzo della mobilità. La Campania è un posto che produce molti poliziotti penitenziari, come quasi tutto il sud. Il diciottenne, quindi, va a Milano e chi sta a Milano da 20 anni vuole tornare giù. Ma torna giù a 50-60 anni e poi va in pensione, quindi poi c’è da sopperire a una serie di problemi, tra cui una percentuale di assenze molto alta dettata da malattie, permessi 104 e altro ancora».
Fine I parte