Questa mattina alle ore 11 il musicista romano presenterà la sua opera letteraria Rovine e a seguire dedicherà al pubblico della Sala Pasolini due suite di Johann Sebastian Bach
Di OLGA CHIEFFI
Sarà la voce italiana del violoncello, Luca Signorini ad inaugurare questa mattina alle ore 11, nella Sala Pasolini, la rassegna AperiMozart, promossa dal Presidente dell’Associazione Mozart Italia Enza Maria Ottoveggio, per la direzione artistica della pianista Jole Barbarini. Luca Signorini che verrà omaggiato del Golden Mozart Award sarà a Salerno in doppia veste, di scrittore e di strumentista. Il matinée principierà con la presentazione del volume fresco di stampe, Rovine in libreria per l’Alessandro Polidoro Editore. Una vera e propria partitura, in quattro parti, il libro scritto da Luca Signorini, la cui suggestiva tessitura poggia sulle raffinate e colte immagini letterarie , che segue il romanzo autobiografico “Per violoncello solo”. Le quattro parti di Rovine, cominciano con Pensieri alle corde, il suo dialogo con la vecchia Napoli, la descrizione di un rapporto di intima amicizia, un dialogo immaginario metafisico, avvincente e straordinariamente musicale e musicologico, esemplarmente letterario. “O Napoli mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno, oppure ha saggiamente circoscritto i miei desideri e le mie curiosità.” Perché Napoli, dice Luca della sua interlocutrice reale e metafisica, è donna. “Perché tu sei donna, vero? io ti penso come donna. Accogli, proteggi, consoli, tolleri, pazienti, sorridi… tutto molto femminile. Difficile non innamorarsi di te.” A questo dialogo segue la seconda parte, quella centrale, dal titolo Rovine, un racconto lungo strutturato in quattro movimenti, sul destino di Maria, una giovanissima e talentuosa allieva napoletana di violoncello. E, infine, l’ultima sezione, intitolata Napoli e altri pensieri in cui vengono ripubblicati gli articoli usciti singolarmente nel corso di due anni su quotidiani quali Il Corriere del Mezzogiorno e MetroCT tra il 2009 e il 2017. La seconda parte della giornata saluterà il violoncellista Luca Signorini interprete di Due Suite di Johann Sebastian Bach. Da pagine didattiche a pietre miliari del repertorio: un lungo percorso che è stato reso possibile dal grande Pablo Casals, il primo violoncellista ad intuire la vera statura delle Suites e a scegliere di presentarle in concerto. Nel tentativo di sintetizzare la poetica bachiana, Casals scrisse: “egli umanizza ciò che è divino, dando divina forma a ciò che è umano”, una frase velata di misticismo che coraggiosamente descrive il fragile intreccio di due componenti di questa musica, il lato umano e la dimensione divina, che come chiaroscuri si alternano senza mai stancarci la vista, in una simbiosi che prende vita dalla musica e che le dà vita nello stesso tempo. Il cellista dedicherà al pubblico salernitano la III suite in Do Maggiore BWV 1009, che è forse quella che presenta, nell’insieme, i tratti di maggiore eleganza ed elaborazione. Scale e arpeggi sono alla base del Preludio, che segue percorsi armonici e tonali imprevedibili nel loro svolgimento. L’Allemande, nella tornitura dei suoi abbellimenti, è segnata dal gusto francese piuttosto che da quello italiano, più usuale nella raccolta; mentre la Courante torna allo spirito libero e lieto dello stile italiano. La Sarabande vede la preziosa e meditativa linea melodica impreziosita dall’armonia degli accordi arpeggiati. Eleganza e brillantezza ritmica si impongono nelle due Bourrées (la seconda nel modo minore), mentre la Giga, scorrevole e dinamica, può essere intesa come un dialogo fra due voci di diverso registro. Il violoncellista si congederà dalla platea con la Prima suite in Sol maggiore BWV 1007, con il Preludio iniziale che ci porta subito nell’atmosfera dei Preludi in forma di “studio” del Clavicembalo ben temperato. I caratteri del Preludio si ripetono, con maggior pacatezza e ancor più ricca opulenza melodica nella Allemande: la scorrevolezza ritmica della prima parte si rompe a tratti nella seconda, con il calare verso il grave di stilizzati ricordi dell’originario movimento di danza. Un elemento di contrasto è introdotto dalla Courante, che propone un’accentazione più marcata e una più ravvicinata alternanza di metri. La grave e pensosa intonazione della Sarabanda è sottolineata dalle soste sugli accordi salenti dal basso in sovrapposizioni di corde doppie e triple. A questa oasi riflessiva si oppone la vivacità melodica e ritmica del primo Minuetto, temperata dall’inserzione del più composto Minuetto secondo in minore; mentre la Giga conclusiva si dipana in gioiose movenze popolaresche, secondo il carattere brioso proprio di questa danza.