Low profile per il Premio Rotary al Martucci - Le Cronache Salerno
Salerno Musica

Low profile per il Premio Rotary al Martucci

Low profile per il Premio Rotary al Martucci

Olga Chieffi

“E’ strano…..” che nell’era dell’immagine, della “storia”, del reel, della comunicazione spicciola e immediata, si sia venuto a conoscenza, solo nella mattinata di ieri, di un concerto di gala tenutosi, il 21 febbraio, presso il Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, relativo alla premiazione degli allievi dell’istituto distintisi nelle attività e nello studio, da parte del Rotary Club Salerno Duomo presieduto da Eduardo Grimaldi. Sono diversi anni, oramai, che la sezione rotariana, tramite la sua testa di ponte all’interno del C.d.A. del conservatorio Alberto Cerracchio, dona borse di studio agli studenti meritevoli, abitualmente in grande spolvero, quest’anno in low profile, quando il programma proposto avrebbe potuto diventare un bel concerto pubblico, come è avvenuto per le precedenti edizioni. In conservatorio, ormai si permane oltre la laurea di triennio, per accumulare master, specializzazioni e dottorati, allo scopo di guardare con una certa sicurezza al sogno cattedratico, quindi, in locandina, leggiamo il nome del soprano Laura Fortino, splendida vincitrice del premio d’interpretazione, dedicato a Riccardo Zandonai nella trentesima edizione del concorso internazionale per giovani cantanti lirici, svoltosi alla Rocca di Riva del Garda. Lau, già allieva di Marilena Laurenza, ha cantato “Si, mi chiamano Mimì”, dalla Bohème di Giacomo Puccini, una pagina perfetta per questa serata di giovani promesse, poveri di denaro e ricchi di speranze, illusioni, minuscole felicità, infinita voglia di vivere, per quindi chiudere il suo intervento con l’elegante aria da salotto, “Musica proibita” di Stanislao Gastaldon, con leggiadria e duttilità, in duo col pianista Carmine Rosolia. E’ da tempo che non si ascolta un bel quartetto di legni in giro, strumenti che mai hanno tradito la grande tradizione salernitana di fiati e l’oboista Pietro Avallone, di ritorno da una tournée in Cina, si è ritrovato con i suoi valenti colleghi, il clarinettista Alessio Mecarolo, il flautista Giovanni Regine e il talentuoso e giovanissimo fagottista Mattia Costa, per cimentarsi col Quatuor à vents composto da un Jean Françaix appena diciottenne, pagina lineare, scorrevole e apparentemente semplice, che ha saputo catturare l’attenzione dell’uditorio, con i suoi raffinati elementi ritmici e melodici. Musica latina, cubana, col sassofono soprano di Francesco Alfano e la fisarmonica di Francesco Venneri, il duo FiSax, con una trascrizione del celebre Danzon n°2 del compositore messicano Arturo Màrquez, due strumenti accomunati dalla “fusa” la sua etimologia, soffio dove fusa apre a fhysis, natura, in una mescolanza simbolica che è alla ricerca del nuovo linguaggio, capaci di generare la più potente e sensuale delle musiche, un vortice di energia capace di sublimare tutti i mali del mondo, le sofferenze, la paura della morte, musica che nasce dalle segrete scintille della vita. Dai fiati alle corde, con il violino di Luigi Raccioppoli, il quale ha scelto per l’uditorio del gala l’Adagio dalla Sonata n. 1 in sol minore per violino, BWV 1001 di Johann Sebastian Bach, un piccolo universo sonoro caratterizzato da gusto e naturalezza, dalla fisicità levigata, offerto dalla leggerezza di “voce”, e il XX capriccio di Niccolò Paganini, in un luogo che ha segnato la formazione proprio di Giuseppe Gibboni, vincitore della LVI edizione del prestigiosissimo premio dedicato al genio genovese, un Allegretto in Re maggiore, dedicato a Carlo Gignami, pastorale, caratteristico per l’evocazione del suono della zampogna. Ancora corde, stavolta di chitarra con Angelo Della Rocca, il quale ha scelto di ricordare il compositore castigliano Antonio José, giustiziato a soli trentaquattro anni dalle milizie franchiste durante la guerra civile spagnola. Della sua opera più conosciuta Sonata para Guitarra, Angelo ha eseguito la Pavana triste e il finale, musica postimpressionista e aperta ai vari input provenienti dai fronti musicali del secolo breve, di non semplice tessitura ed esecuzione. Ultimo premiato il pianista Francesco De Crescenzo che ha inteso proporre lo Scherzo n.1 in Si Minore op.20 di Fryderyk Chopin, un Presto con fuoco: una vera e propria dichiarazione d’intenti fin dalle prime battute, che traduce in musica il tormento interiore di dell’autore, nel cui trio risuona la Lulajze lezuniu una ninna-nanna, in cui il pianista ha inseguito il suono rotondo e creato un climax estatico e contemplativo. Applausi per tutti i musicisti e soddisfazione per il Direttore del Conservatorio di Musica Fulvio Artiano e degli amici rotariani.

Seguici su twitter

@LCronache

Seguici su Instagram

@le_cronache

Seguici Su Facebook

Segui in tempo reale