di Olga Chieffi
E’ fissato per domani sera, alle ore 20, lo start del workshop intensivo “Donna Luce”, promosso da Antonio Grimaldi e dal suo Teatro del Grimaldello, presso il Convento di Sant’Antonio di Nocera Inferiore. Due giorni con performance finale, dedicati a Raffaella Carrà e alle sue canzoni che inneggiano all’amore e perfino al sesso. Le richieste dell’attore e regista Antonio Grimaldi sono chiare: “Sei donna maschio lesbica gay trans sei di colore, sei piccola/o, sei grande grande sei vecchia/o ? L’ importante è far L amore con chi hai voglia tu. Portati un caschetto biondo un vestito glamour, una bandiera arcobaleno o un tricolore. Solo così possiamo raccontare”. La performance aperta al pubblico si svolgerà presso il Castello del Parco Fienga, nella serata del 18 luglio. Sarà un workshop nel segno di Raffaella Carrà, la diva possibile, volto fotogenico, risata espansiva e immagine coerente: capelli biondi a caschetto, corti sulle spalle, belle gambe, vestiti vistosi e sexy, ma nel giusto equilibrio., la fidanzata d’Italia e non solo d’Italia. Con quel pizzico di anticonformismo accettabile dalle platee conformiste, puritane e benpensanti del tempo del bianco e nero televisivo che poi, addirittura dopo una disputa politica, divenne a colori. L’ombelico di fuori che fece finta di fare scandalo, lo stacco di coscia e le canzoni che inneggiavano all’amore e perfino al sesso. In questi casi aiuta il fatto che nessuno sta attento alle parole e, quando il motivo è orecchiabile, è la musica che predomina e il testo viene subissato dal ritmo. Pensate solo, “Gelato al cioccolato” di Malgioglio, peraltro autore di testi anche della Carrà: quella che sembra una canzonetta per bambini, non a caso cantata dall’innocente Pupo, in realtà si riferiva ad una storia sex con un uomo di colore. Ecco perché “tu, gelato al cioccolato… dolce e un po’ salato”. Così, la nostra Raffaella con “Come è bello far l’amore da Trieste in giù che poi s’intitola Tanti auguri, rivolti per l’appunto “a chi tanti amanti ha”, testi dell’allora suo compagno Boncompagni. L’unica obiezione poteva essere solo geografica: Trieste non è così a nord. Bisognava semmai scendere da Bolzano in giù, che anche da quelle parti di sicuro ci sono osservanti e praticanti del far l’amore che avrebbero gradito. Così si sarebbero compresi tutti gli italiani. E che dire di “A far l’amore comincia tu”, remixata da Bob Sinclair in versione disco, che ha travalicato i confini generazionali, arrivando come un tormentone fino ai giorni nostri e divenendo il motivo di apertura del film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Proprio “Tanti auguri“, nota anche come “Com’è bello far l’amore…”, è un inno alla libertà sessuale. Non a caso, il pezzo è diventato un simbolo del movimento LGBT, tanto da eleggere la Carrà a “icona gay mondiale” al World Pride di Madrid nel 2017. Ma la rivoluzione innescata dalla vulcanica Raffaella Carrà è ancora più dirompente, perché a cantare quanto sia bello fare l’amore “in campagna ed in città” è una donna, una donna libera, affermata, sensuale e soprattutto una donna protagonista del suo tempo. Una donna che non fa un passo indietro, ma che con la sua forza dirompente si afferma nello scenario italiano e internazionale con carisma e talento, insegnando che “girando questa terra io mi sono convinta che, non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è”, “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù, l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu…”. La maggior parte dei suoi inni pop sessuali sono un prodotto della Televisione italiana degli anni ’70, ma non sono reliquie del passato: la gente conosce, ancora, i testi a memoria e li canta non appena si presenta l’occasione. Oggi sembra una cosa semplice sollecitare il piacere sessuale in una canzone, ma Raffaella Carrà è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi a cui nessuno che abbia sangue nelle vene può resistere.