Il Tar frena sull’impianto di compostaggio made in Scafati e da realizzare in provincia di Benvento, a Sassinoro: parola ai tecnici, bisognerà attendere il prossimo 22 ottobre e soprattutto la perizia chiesta dal Tribunale Amministrativo Regionale della Campania all’ Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale. Panchina di riposo per lady Rosaria Longobardi e suo marito Michele Genovese, insieme al figlio ex assessore di Scafati, Diego Chirico, che dovranno far passare anche questa estate rischiando di far restare la loro prima opera, un’incompiuta. Proprio questo ente, stando a quanto chiesto dai giudici della quinta sezione provvederà, nel termine di quindici giorni dalla comunicazione dell’ordinanza del Tar, a individuare, nell’ambito del proprio organico, il tecnico in possesso delle necessarie competenze a cui delegare la verificazione della posizione dell’impianto. Si cerca di accertare se l’impianto ricade nella fascia di corridoio ecologico del Fiume Tammaro (300 mt) e a distanza inferiore a metri 250 dalle abitazioni limitrofe. Un dato che secondo i ricorrenti, ovvero il comitato civico “Rispetto e tutela del territorio” di Sassinoro, il Comune di Sassinoro, di Morcone, imprenditori e enti comunali, provinciali e intere comunità non sarebbe emerso nelle relazioni presentate dalla Regione Campania dalla società New Vision S.r.l.
Nel mirino c’è l’autorizzazione della Regione Campania, alla realizzazione e gestione di un impianto di messa in riserva, trattamento e recupero rifiuti per la produzione di compost, nel comune di Sassinoro, (su una città da 600 abitanti) su richiesta della ditta New Vision. L’impianto sorge in un’area molto ricca da un punto di vista naturalistico ed ha una capacità di trattamento pari 22.000 tonnellate annue di FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani). Su quell’impianto, c’è in corso una battaglia tra Comuni della valle del Tammaro, Comitato di tutela e Provincia, contro la Regione Campania e la società New Vision: guerra legale, giudiziaria, politica e civile. Il comitato ha interpellato il Governo e la Procura di Benevento: davanti a possibili legami politici, però si era già accesa un’altra luce, quella della Procura Antimafia di Salerno che indaga. A volere quell’impianto, che sta costando in avvocati più di quanto potrebbe fare onestamente guadagnare, è la società che fa capo a Rosaria Longobardi (amministratrice unica della società), scafatese doc di nota famiglia di imprenditori, ex delegata nazionale del Pd a Pompei e parte attiva dei dem, suo marito Michele Genovese, neurochirurgo ex candidato sindaco in quota Pdl a Pompei, sua sorella Carmela Longobardi e la nipote, Maddalena Sessa, poco più che 30enne. Lady Longobardi, è madre di Diego Chirico, ex assessore della Giunta di Angelo Pasqualino Aliberti, sciolta per camorra. Fedelissimo dell’ex sindaco soggetto tuttora a restrizioni per voto di scambio politico mafioso, l’avvocato Chirico risulta indagato insieme alla moglie Roberta Iovine (ex dipendente a tempo del piano di zona dell’Agro) nel procedimento Sarastra, per abuso d’ufficio. Il 10 aprile è atteso in tribunale davanti al pm dell’Antimafia di Salerno, Vincenzo Montemurro. Intanto però, resteranno tutti a riposo: i combattenti beneventani stanno stringendo il campo ed è diventato difficile evitare le mine. Ora la parola passa ai giudici amministrativi ed ai magistrati. Tutto mentre il ministro Sergio Costa del MoVimento 5 stelle sta per dare il suo assenso alla realizzazione del parco nazionale del Matese, proprio dove quella società vorrebbe costruire un impianto per trattare i rifiuti organici.