di Olga Chieffi
Lezioni di tango questa sera, alle ore 19,30, per “Palcoscenico Le Cronache” , il contenitore virtuale di spettacolo e teatro del sabato, in diretta sulla pagina facebook e sul canale Youtube del nostro quotidiano. Mila Grosa Vigdorova in rappresentanza di MilaTango, Natalia Cristofaro per la Cherosarina Tango, Pablo Nelson Piliu per la Corazon al Sur Tangoclub, Fabiano Autori dell’ AlmaTango, unitamente a Quirino Tedesco, Roberto De Prisco pianista dei 30 in Tango e al consigliere del comune di Salerno Sara Petrone ci introdurranno in quell’universo in cui la strada da Congo Square ai bordelli di Buenos Aires è veramente breve: operai e giocatori d’azzardo, prostitute, fuorilegge e tutta la varia umanità che approdava in quella babele, un’umanità fervida e dolente, triste e allegra, che nelle sale dei caffè e nei prostiboli, luoghi di un meticciato culturale appartenente alla stessa epoca, creava una nuova danza dal nome ammaliante, ricca di vibranti emozioni, il tango. Attraverso il racconto della danza e i suoi colori si è cercherà di sottolineare il pathos di quel romanzo anche musicale che attiverà, così, quel melò rioplatense, quel romanzo ardente e frusciante che è fuga dal fantastico. Il tango è una espressione artistica originalissima, letteraria, estetizzante, individualista, esotica e trasgressiva, assimilabile alla commedia dell’arte e al jazz. Nel mantice dell’accordéon, la lunga lotta del tango contro i borghesi benpensanti e gli aristocratici che attaccavano la danza argentina, nata nei bassifondi, nei postriboli, praticata da ubriaconi e prostitute, di cui non venivano tollerate le posizioni così sconvenienti ed equivoche. Così, nel 1911, quando il tango sbarcò a Parigi, la stampa – con Le Figarò in testa -, non perse l’occasione per lanciare un sincero allarme, sostenendo che esso costituiva un pericolo per la morale, in quanto consentiva ad un maschio e ad una femmina di fare in pubblico “cose che anche nel privato avrebbero fatto arrossire le persone perbene”. Quella stessa lotta che italiani, ebrei, neri, cinesi, pellerossa, dovettero affrontare per sopravvivere e per essere accettati, andando a fondare le Americhe contribuendo alla nascita del jazz. Che la parola tango derivi dal termine francese tangage, “beccheggio”, oppure dal verbo latino tangere, toccare, che sia termine di origine giapponese che corrisponde ad una città giapponese, che derivi dal fandango, una danza Andalusa, oppure dal tango flamenco, tanguillo, o da tangos nome dato ai locali che rappresentavano i ritrovi dei neri o dal termine africano tambo, che significa tamburo, il tango, non è una danza come le altre: G.B.Shaw affermò che il Tango è l’unico ballo di società che merita l’appellativo di danza. Si tratta in definitiva di un modo di godere musica in cui leggeremo il tango e i suoi simboli, brillantina, tacchi a spillo, glamour, gambe saettanti, sguardi severi, muscoli caldi, per quei tre infiniti minuti, durante i quali i due ballerini, improvvisando, stabiliscono quella complicità, quell’intimità di sentimenti, quell’empatia, che permette loro di raccontarsi la propria vita. Tutto questo lo potremo vedere e sentire attraverso il video che Quirino Tedesco donerà ai nostri lettori, uno stralcio dello spettacolo andato in scena la scorsa estate all’Arena del Mare di Salerno “En un tango la vida” con danzatori internazionali e l’orchestra Malajunta, ricreando l’atmosfera delle milonghe di Buenos Aires sprigionando il profumo di un mondo che parla di malinconia e passione, e delle notti in cui ci si incontrava per ballare la propria nostalgia.