Lettieri, un figlio da 30 e lode - Le Cronache Ultimora
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Lettieri, un figlio da 30 e lode

Lettieri, un figlio da 30 e lode

Di Antonio Manzo

 

 

 

 

<E’ un figlio da 30 e lode> avrebbe detto Nicola Lettieri subito dopo aver appreso che il suo primogenito Gaetano, ieri mattina, aveva appena finito di interrogare il neo ministro della cultura Alessandro Giuli all’ultimo esame prima della laurea del giornalista politico. Nicola lo avrebbe detto non solo perché spinto dall’affetto paterno ma orgoglioso di avere “creato” un figlio filosofo di fama, conosciuto tra i migliori studiosi del pensiero di Sant’Agostino, probabilmente quel che lui ambiva a fare nella vita se non avesse scelto la impervia strada politica avviata nel paese più povero d’Italia, Rofrano nel Cilento Sì perché Nicola Lettieri, prima laureato in agraria e poi leader democristiano di Salerno, deputato dal ’63 al 79. ha declinato sempre il pensiero e la politica di Aldo Moro fino a quale tragico 9 maggio quando toccò proprio a lui, prim’ancora che a Francesco Cossiga, vedere il corpo rannicchiato e ormai senza vita del suo leader e, impietosamente fotografato in quegli attimi, con un gesto di sgomento e shock con la mano sulla fronte. Proprio la sera prima del sequestro Nicola Lettieri conversò lungamente con Aldo Moro nello studio di   via Savoia. E Moro gli comunicò tutta la sua preoccupazione politica per l’esito del voto alle Camere nel primo governo di solidarietà Nazionale. E proprio quella sera Lettieri confidò le parole di Moro al noto giornalista politico Francesco Damato con il quale tratteneva una feconda amicizia. E Damato ricordò pure le prime parole a tarda sera del 16 marzo del 1979 che nel Transatlantico di Montecitorio Lettieri, sgomento, pronunciò le parole che il cronista parlamentare ricorderà negli anni. “Il governo è salvo, Moro non lo so” disse preoccupato dopo la sua nomina a sottosegretario agli interni.

 

L’esame di Giuli e il 30 senza lode

 

 

Chissà se Alessandro Giuli avrà saputo della storia umana del professore Gaetano Lettieri, appena diciottenne, nel tragico marzo 79 quando Moro fu rapito. E, soprattutto, della tensione familiare del padre Nicola colpito nella politica e nell’affetto per la tragedia di Moro e della scorta. Gaetano Lettieri ha dovuto garantire l’ ultimo esame prima della laurea per il ministro della Cultura Alessandro Giuli nella prova di Teoria delle dottrine teologiche nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università ‘Sapienza’ di Roma. Per il ministro, che è stato interrogato alle 8 per “motivi di sicurezza”, la votazione finale è stata quella del 30. L’ultimo esame universitario del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, “è andato benissimo.

Il ministro era preparatissimo ma abbiamo anticipato per motivi di ordine pubblico l’esame alle 8, è stato una trentina di minuti e non posso che fargli i complimenti”. A dirlo è è proprio il professore Gaetano Lettieri, con cui Giuli ha svolto l’esame.

“Ha preso 30 – ha aggiunto Gaetano Lettieri -. Non è stato un esame a porte chiuse, ci sono stati dei poliziotti per ovvi motivi di sicurezza, la porta era aperta, l’esame è stato limpido, le domande difficili, puntuali e Alessandro Giuli ha risposto con grande competenza e non c’è stato alcun cedimento o timore di fronte a un ministro della Cultura, era uno studente come tutti gli altri”. Inoltre “abbiamo tenuto a tenere l’esame in Sapienza – ha spiegato ai cronisti – c’erano altre due persone, che non erano assistenti, io ho visto due studenti presenti” e la scelta dello spostamento d’orario “è stata fatta da me, il ministro era contrario”.
“L’iscrizione all’esame risale a prima che divenisse ministro, il programma gli è stato dato un anno e mezzo fa, la scelta di laurearsi con me è di un paio di anni fa – ha proseguito Lettieri -. Il tema della sua tesi è Costantino”.

 

Il libro di Gaetano Lettieri

 

 

Il professore Gaetano Lettieri, forse anche ricordando il tumultuoso impegno politico del padre negli anni di piombo ha voluto raccontare in un libro scritto con Lugi Manconi dal titolo eloquente Poliziotto-Sessantotto . Hanno raccontato una storia di ribellione e di violenza, di speranza e di sconfitta, che ha contribuito alla formazione del nostro paese per come lo conosciamo oggi e come lo ha personalmente costruito anche il papà Nicola quando la costruzione dell’Italia contemporanea passava dal Sessantotto prolungandosi nella violenza politica, fino allo scontro più acuto tra forze dell’estrema sinistra, forze dell’estrema destra e forze di polizia. Negli anni del sottosegretario Lettieri la figura del poliziotto – per Pasolini, il sottoproletario strumento e vittima del potere, che entra in polizia come unica alternativa alla miseria – divenne simbolo paradossale di una radicale contraddizione: quella tra potere e debolezza, torto e giustizia. Gaetano Lettieri con Luigi Manconi ha descritto il punto critico della democrazia, l’incapacità di riformare profondamente il sistema, con la perenne dialettica tra contestazione e repressione che, giovanissimo appena diciottenne, Gaetano Lettieri apprese con una “diretta” impagabile della crisi della Repubblica.

 

La comunità di via San Giovanni Bosco

Gaetano Lettieri certamente ricorderà la comunità politica del papà nella sua segreteria personale di via San Giovanni Bosco per fronteggiare con la politica anche la rudezza interna nello sconto tra le correnti. Dc. Con Bruno Ravera, Michele Pinto, Carlo Apolito, i giovani Salvatore Gargiulo, Peppe Mascolo, Enzo Benincasa, via San Giovanni Bosco divenne una fucina di idee, oltre che la predisposizione della legittima difesa politica nel perenne scontro democristiano. Anche lì, in quei frangenti, Nicola Lettieri ragionava, elaborava e soprattutto “filosofeggiava” come amava dire il fratello Mario quando capiva che il ragionamento volutamente prescindeva dalla realtà di bollette da pagare, spese alle quali far fronte, danaro per mandare avanti la baracca. Mario, con voce tonante, spezzava senza preavviso alcuno, la lezione del fratello “filosofo” che, un giorno, avrebbe dovuto onorare il figlio, filosofo per davvero.