Tumori e leucemia. Si muore di questo a Fratte, a Coperchia, a Capezzano. Lì, a poche centinaia di metri dalle case, ci sono le Fonderie Pisano, storica azienda metallurgica da decenni al centro di una guerra contro l’inquinamento ambientale che produce. Lì, a Fratte e nelle zone dei Comuni limitrofi, si muore. C’è perfino un bimbo di sei anni affetto da leucemia; tanti altri invece non ce l’hanno fatta. La preoccupazione di un lavoro, quello degli operai della fabbrica, che costa la vita, una preoccupazione che fa paura. Una paura che Massimo Calce, abitante della zona, ha combattuto ma che fa fatica a nascondere tutt’ora: «Essendo residente in zona dal 1980 ho iniziato ad ammalarmi frequentemente, fin quando non mi fu diagnosticato un carcinoma al cervello che oggi ho combattuto. Tutto dipende da ciò che mangiamo o beviamo, ma soprattutto dall’aria che respiriamo, l’unico agente su cui non possiamo agire». Anche i numeri spaventano: «Su 30 persone del quartiere, ben 12 hanno riscontrato tumori, sia di natura benigna che maligna». A calmare l’ira dei residenti non ci riesce nemmeno la pioggia. In tantissimi ieri sono stati presenti al presidio contro le Fonderie Pisano, per manifestare contro le numerose difficoltà che derivano dalla presenza della fabbrica: tutti con le mascherine. L’aria è irrespirabile. Proteste che cercano soluzioni ad un problema che va avanti da ormai 30 anni. A presiedere in via dei Greci oltre i residenti, erano presenti aderenti di Legambiente, Codacons e Sos utenti consumatori, per esprimere le continue battaglie che tutt’ora sono mandate avanti contro le Fonderie. La fabbrica, incompatibile e sottoposta a diversi ricorsi giudiziari, è collocata in una zona vicino quartieri residenziali che da anni danneggia la salute dei cittadini, con conseguenze quasi sempre tragiche. L’emissione dei fumi e delle fuliggini che provengono dalla fabbrica si estendono per diversi chilometri, raggiungendo le vie salernitane: «Il problema non tocca solo il quartiere. Ad oggi sono state rilevate sostanze tossiche presso la zona dell’Irno e la zona del Carmine di Salerno» spiega Lorenzo Forte, responsabile di Sos utenti consumatori. «L’obiettivo della nostra associazione» – continua – «non è quello di chiudere ma delocalizzare la fabbrica perché una fabbrica nuova, rispettabile di norme ambientali, sarà garanzia anche del lavoratore. Così facendo l’operaio non dovrà più scegliere tra il diritto alla salute o il diritto al lavoro». Ciò che si chiede quindi è rivolto anche alla magistratura che ha la facoltà di accedere ai registri tumori e analizzare le anomalie verificatesi negli ultimi anni. «C’è bisogno di chiarezza e trasparenza» – spiega Silvia Giordano del Movimento Cinque Stelle – «Non è possibile che tutt’ora la fonderia sia in funzione nonostante le continue denunce e considerata responsabile di numerosi danni ambientali. C’è un alto tasso di malati di tumore e nessun risarcimento danni». C’è bisogno di controlli e indagini periodici frequenti che possano far luce su ciò che viene sversato nell’aria. I cittadini sono stanchi di ammalarsi, sono stanchi di vedere i propri cari morire: la loro ribellione non si placherà.
Cristina De Martino