Le prime due giornate della rassegna l’ Arte della Giustizia, hanno rivelato le interessanti voci del Conservatorio “G.Martucci”
di Marina Pellegrino
Archiviati i primi due incontri della rassegna “L’Arte della Giustizia”, che ha riunito nel Salone degli Stemmi del palazzo Arcivescovile di Salerno, le massime istituzioni civili, religiose e artistiche della nostra città, conserviamo ancora l’ eco delle interessanti voci, che studiano nelle classi di canto del Conservatorio “G.Martucci”. I temi delle prime due giornate, dedicate alla donna con “Amata” e “Ombre”, sviluppati in arte visiva da Olga Marciano, e che hanno salutato gli interventi di personalità quali Iside Russo Presidente della Corte d’Appello di Salerno, del direttore del Martucci Imma Battista, di Donatella Caramia, docente di Neurologia e Neuromusicologia dell’ateneo romano di Tor Vergata, di Elisabetta Barone, dirigente scolastico del Liceo Alfano I e, ancora di Angela Saggese, Segretario Presidenza del Senato e della commissione Agricoltura e Semplificazione, di Mara Carfagna già ministro per le pari opportunità, moderati da Eduardo Scotti e Mariella Anziano, sono stati sviluppati anche in musica, attraverso le eroine del melodramma, in differenti percorsi, tracciati e accompagnati al pianoforte da Ernesto Pulignano. Repertorio molto impegnativo per i giovani allievi, ma è noto che la scuola napoletana lascia libero l’estro, il cimento, l’errore, per quindi ritornarvi, più volte, con sempre maggiore e consapevole lucidità . Si è, così, passati dalla Giulietta belliniana e dalla Lucrezia Borgia di Naomi Rivieccio, vocalità sicura, unita a piacevolissima presenza scenica, alla luciferina Azucena di Clarissa Concetta Piazzolla, da una Tosca dal volume pieno di Carla Jaci, efficace e duttile anche nel ruolo di Liù, all’esaltazione drammatica della Madame Butterfly di Roberta D’Alessio, sino al duetto dell’Anna Bolena con il carisma di Genoveffa Volpicelli posta di fronte alla nuova favorita del re Giovanna Seymour. La seconda serata è stata dedicata alla stalking. Dopo il talk show sulle leggi dedicate all’ argomento e il battibecco, quasi televisivo, tra la Saggese e la Carfagna l’invito a tenere sempre la guardia alta da parte di Donatella Caramia, l’inelegante abbandono della sala dopo l’intervento da parte dell’ex ministro e della sua personale coorte tipo salernitana, capeggiata dai cadetti Casciello, Celano e Fasano, finalmente il concerto, basato su duetti e pezzi d’assieme tra persecutori e vittime. Apertura con l’intermezzo sinfonico dai Pagliacci eseguito dallo stesso Ernesto Pulignano al pianoforte, indi le voci. Quando si va nelle ombre, arrivano i baritoni, e di questa corda, Antonio Cappetta è una sicura promessa. Suo è il ruolo di Lord Enrico che costringe Lucia ad un matrimonio combinato, mentre per il credo di Jago, è ancora troppo giovane, non ancora contaminato a pieno dalla festosa corruzione e dalla greve decorazione del cattivo per eccellenza, che schiavizza tanti affetti. Acerba, ma promettente è anche la Zia Principessa di Michela Rago, presentatasi in scena con tanto di bastone finemente intarsiato in duo con la perfetta Suor Angelica di Genoveffa Volpicelli, abilissima nei colori e compresa nel dramma della suorina. Il nostro conservatorio ha quindi sfoggiato il “ signor tenore”, Salvatore Minopoli, per il quale prevediamo un brillantissimo futuro. Voce piena, Minopoli, è sempre impegnato a trovare un fraseggio o un colore non banali, in duo questa volta, per il finale della Carmen con Luana Grieco, Carmen, ruolo sostenuto con potenza e rara misura espressiva. Finale con l’entrata di una Tosca, troppo “verista”, da parte di Teresa Manna, nello studio del Barone Scarpia, ancora Antonio Cappetta, con Cavaradossi, Nicola Straniero e Sciarrone, Nicola Ciancio. Applausi e standing Ovation per tutti. Appuntamento al 6 marzo con Voglio Crescere, dedicato alla violenza sui minori.