Le interviste impossibili: Alfonso Menna - Le Cronache
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Le interviste impossibili: Alfonso Menna

Le interviste impossibili: Alfonso Menna

di Tommaso D’Angelo

100 anni in 100 righe. Un po’ poco, per la verità.
“I miei sono 108 anni per la precisione. Mica sono pochi?”.
No, ci mancherebbe. 100 righe sono insufficienti per un’intervista racconto. Immagino, caro sindaco Menna, che avrà qualcosa da dire. Ci vorrebbe un libro, partendo dall’incontro con il re e la regina a Villa Guariglia, alla sua esperienza a Sarno, poi sindaco di Battipaglia, fino all’arrivo a Salerno dove da vice segretario generale divenne primo cittadino per 15 anni, dal 1956 al 1970. Dimenticato qualcosa?
“Come sintesi va bene ma io inserirei l’alluvione del ’54, un momento drammatico per la città di Salerno e le zone limitrofe”.
In un momento di grande difficoltà Lei fece un piccolo capolavoro, trasformando Salerno nella Torino del Sud.
“Molti pensano che questa definizione della Torino del sud fosse mutuata dal calcio per via delle magliette. No, venne fuori proprio in quegli anni disgraziati quando Salerno divenne l’unica città (eravamo ancora lontani dagli anni del boom economico) che offriva lavoro ai disoccupati anche delle città vicinorie”.
Poi divenne sindaco della Dc prendendo una valanga di voti.
“Oltre 7000, se non ricordo male, eravamo nel 1956. Il deputato De Martino fu staccato di oltre 3000 voti. Fu il primo esperimento di centro sinistra in Italia: governo della DC, appoggio dei socialisti ed astensione dei comunisti. In questa mia prima Giunta ci fu anche Pellegrino Cucciniello che poi divenne sindaco negli anni 70”.
Aveva la benedizione dell’allora arcivescovo Demetrio Moscato. La preferì a Luigi Buonocore.
“Feci la campagna elettorale in una settimana, purtroppo un incidente stradale mi aveva costretto al ricovero in ospedale. Quando tornai a Salerno trovai i giochi già fatti: dopo una riunione con tutti i candidati a Fuorni, presieduta da De Martino mi accorsi che ero stato isolato. Andai da Mons Moscato per rinunciare ma l’arcivescovo mi convinse a insistere. Feci un porta a porta serrato e alla fine venni premiato”.
Alle sette del mattino era già al Comune, faceva tremare chi non lavorava, inseguiva gli spazzini fannulloni. Uno sceriffo ante litteram.
“La macchina comunale doveva essere perfetta. Sceriffo? Credo che si addica meglio al mio futuro successore”
La storia racconta che gli editoriali del collega Franco De Ippolitis, responsabile della redazione del Roma a Salerno, finissero di buon’ora sul proprio tavolo a palazzo di Città.
“Avevamo posizione diverse e caratteri molto forti. Di certo non ce le mandavano a dire. Diciamo che avevo altri amici giornalisti e mi ritrovavo molto nella citazione di Gaetano Afeltra che mi definì un uomo semplice fatto per le cose difficili”.
In famiglia un giornalista c’è…
“Si riferisce a Gigi Casciello. Un ottimo giornalista, peccato che abbia un difetto, un grave difetto”.
Quale?
“Pensa di fare il politico e lui politico non è. Neanche le delusioni che ha ricevuto gli sono servite a nulla, mi auguro che in questo nuovo ruolo -come lo definite voi di Cronache – di Guru ottenga almeno qualche soddisfazione che possa riparare almeno in parte i torti subiti. Però fatemi un favore”.
Dica sindaco.
“Smettetela con questa storia di Casaleggio e del Guru, so che si arrabbia molto e mi dispiace”
Menna per i suoi oppositori, fu il sindaco del cemento, protettore delle grandi famiglie salernitane…
“Ricordo a me stesso e al giovane cronista che ho difronte alcune mie iniziative: il recupero del Castello di Arechi e del Forte La Carnale, numerose iniziative di verde pubblico in città e rimboschimento delle colline che la sovrastano per prevenire nuove frane ed alluvioni, l’allargamento e la trasformazione del Lungomare di Salerno, gli impianti sportivi di Torrione, la nascita del quartiere Mariconda, il ridisegno di piazza della Concordia con il Monumento al Marinaio di Salerno, rettifica dei confini con Vietri sul Mare e Pellezzano, la “battaglia” per l’Università cittadina e per la sua locazione in città. Il cemento lo avete adesso con De Luca, non avete idea venendo dalla costiera via mare, dell’impatto che si ha con il Crescent. E poi Salerno ha perso la propria forza culturale quando l’ala avellinese della Dc trasferì l’università a Fisciano. Vorrei aggiungere l’Orfanotrofio Umberto I, sapete che ci tengo molto e la mia battaglia per il Conservatorio che è continuata fino agli anni ‘70”.
Appoggio degli imprenditori edili e costruzioni di case a vantaggio di un ritorno in termini elettorale. Parliamo di Menna o di De Luca…
“Invenzioni di voi giornalisti e di una opposizione becera. Leggo e sento De Luca che parla di Salerno città Giardino. Ma se il più grande giardino naturale di Salerno, il Lungomare, è abbandonato, pieno di topi e animali, piante mal curate, un degrado indecente. Io per fare del Lungomare di Salerno un fiore all’occhiello della città, pieno di piante e fiori ci ho impiegato 14 anni ed ho iniziato che non ero nemmeno sindaco ma un semplice funzionario comunale. Diventò bellissimo, altro che cemento. E poi, si ricorda dove mi ha conosciuto?”.
Nella sua casa di Torrione, a 20 metri dalla mia abitazione.
“Le pare che un sindaco che avesse fatto affari vivesse in un alloggio semplice?”
A mente fredda qualche errore di valutazione lo si può riconoscere: il porto commerciale, il progetto della zona industriale.
“Sul porto ho letto che in molti hanno ammesso l’errore, come vede in politica e soprattutto allora, non decideva mai uno solo. Il fallimento delle industrie a Salerno? Quando hanno chiuso io non ero sindaco da tempo, nessuna evidenzia però che i grandi progetti del mio successore, ad esempio quello del parco marino al posto della Ideal Standard, sono falliti lasciando per strada centinaia e centinaia di lavoratori. Noi facemmo un Consiglio comunale ad hoc per dare la possibilità alla Pennitalia di aprire un suo stabilimento a Salerno. Ci fu uno scontro aspro con comunisti e socialisti contrari a fornire agevolazioni alla multinazionale. Con l’appoggio del Psdi tutto fu approvato. E sa perché?”.
Mi dica
“Perché passò il criterio dell’assorbimento della manodopera salernitana. In poche parole creammo posti di lavoro. Con questa politica ne creammo in quegli anni difficili almeno settemila”.
Si dice che ha odiato i taxì…
“Vuole sempre far polemica. Si dice che mi mandarono a casa in taxì dopo l’elezione a sindaco di Gaspare Russo. Anche Prodi fu preso di mira dai tassinari”
Però De Luca fa le luci di artista…
“Dalle fontane che non spruzzano acqua alle luci che bloccano una città, poca roba direi. Anche io facevo le luci”
In che senso sindaco
“Mi chiamavano Fonz’ a lampadina ma le mie luci duravano tutto l’anno, Salerno era illuminata a dovere e non solo al Centro”.