di Erika Noschese
“Noi continueremo a giocare la partita che giocano da sempre: tutelare i più deboli e l’ambiente. Anche perché non esiste una transizione ecologica senza una transizione sociale”. Parla così Tonino Scala, coordinatore regionale di Sel, Sinistra Ecologia Libertà pronta a scendere in campo in occasione delle prossime elezioni, in programma il 25 novembre. Tonino Scala, il 25 settembre si torna al voto per le Politiche e tra poche settimane la presentazione delle liste. Per il prossimo appuntamento elettorale, Sel vorrebbe provare a mettere insieme i dem e il Movimento 5 Stelle ma, al momento, la strada sembra essere particolarmente in salita mentre è stata già concretizzata la coalizione con Europa Verde con i quali Sel sarà presente alle elezioni anche se, per il momento, è ancora impossibile parlare di nomi e di candidature, in attesa di costruire la linea politica in grado di condurre la sinistra alla vittoria in parlamento. Da coordinatore regionale di Sel quale ruolo giocherà lei e quale il partito? “Noi continueremo a giocare la partita che giocano da sempre: tutelare i più deboli e l’ambiente. Anche perché non esiste una transizione ecologica senza una transizione sociale. Per farlo il tentativo è connettere le esperienze territoriali e allo stesso tempo seguire il solco di esperienza internazionali che hanno dimostrato come le ricette anche radicali possano conquistare ampi consensi. Autonomia differenziata, presidenzialismo, difesa dei confini, Salvini ministro. Questo è ciò che la destra prospetta al Paese. Ecco alcuni validi motivi per non votarli”. C’è una sinistra che oggi sembra faticare a riprendersi i suoi spazi, c’è una destra che avanza e che inevitabilmente spaventa… “Dov’è la sinistra? Questa domanda la sento fare da troppo anni. È una domanda legittima, sia chiaro, vista la crisi che sta attraversando il Paese ed in particolar modo la Campania, dove i trasporti pubblici, la Circumvesuviana in primis, sono un disastro, la sanità pubblica un miraggio al punto che i malati oncologici sono costretti a pagare le cure con il governo del territorio attaccato ogni giorno con norme che raggirano gli strumenti di programmazione. La risposta oltre ad essere semplice, al punto da sembrare provocatoria è banale: la sinistra è lì dove è stata relegata. Dove? In un angolo! Ovvio che dopo un’affermazione di questo tipo venga spontaneo dire da chi? E anche in questo caso la risposta è “sciocca”: dagli elettori. So già qual è la contro domanda: di chi è la colpa? Di chi ha fatto delle scelte come ad esempio quella di non sostenere il governo Draghi o il governo De Luca. Autonomia differenziata, presidenzialismo, difesa dei confini, Salvini ministro. Questo è ciò che la destra prospetta al Paese. Ecco alcuni validi motivi per non votarli. E per provare a contrastarli con forza”. E’ la prima volta che si torna al voto con la riduzione del numero dei parlamentari che avrà, inevitabilmente, ripercussioni sulla rappresentanza territoriale. Maggiormente a rischio le aree interne… “Ovvio, era nelle cose. Abbiamo provato con tutte le nostre forze a contrastare quella scellerata riforma costituzionale. Abbiamo deciso, non noi, di tagliare la democrazia e come spesso accade sono le aree, che siano interne o esterne, lontane dalle grandi metropoli a pagarne le conseguenze. Questa riforma allenata i parlamentari i senatori dai territori”. Pd in coalizione con Azione, Italia Viva correrà da sola. Quale idea si è fatto in merito agli ultimi scenari? “Noi stiamo lavorando e lo faremo fino all’ultimo minuto utile per provare a costruire un campo progressista che veda i 5stelle, il Pd e noi. Il percorso è complicato ancor più dal patto bilaterale tra Calenda e Letta. Abbiamo deciso di rinviare l’incontro di oggi (ieri per chi legge ndr) con Letta alla luce delle novità politiche emerse nella giornata di ieri (martedì per chi legge ndr). Registriamo un profondo disagio che non è solo nostro ma nel complesso dell’elettorato di centro-sinistra che ha a cuore la difesa della democrazia, la giustizia climatica e sociale- scrivono in una nota. Sono cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore”. Come ha visto questa spaccatura interna al Movimento 5 Stelle? “Credo che la politica non si inventi dalla sera alla mattina, che quel catalizzatore di malpancismo, era nelle cose che arrivasse a questo. Non possono convivere in un unico contenitore soggetti accomunati da un vaffa. Mi auguro che scoprano presto qual è la loro strada. Hanno commesso un errore a sostenere Draghi. Un grande errore. Mi auguro che i punti dell’Agenda sociale che hanno proposto che collimano in gran parte con il nostro programma siano inizio di una nuova fase”. Quali sono secondo lei i temi da riportare al centro dell’agenda politica? “Non è vero che non c’è un’alternativa radicale e all’altezza dei conflitti e delle lotte che abbiamo davanti. Salario minimo, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, cancellazione dei contratti precari, una tassa sulle grandi ricchezze, la cittadinanza per chi è cresciuto in Italia, i temi sul piatto sono tanti. Insomma proveremo a mettere in campo una agenda sociale in grado di collimare con agenda climatica ambientale, non a caso abbiamo costruito una alleanza con Europa Verde con la quale ci presenteremo alle politiche”. Inevitabilmente, si parla di candidature e di nomi. C’è qualche ipotesi già presentata? “Al momento no. Siamo in campo per provare a costruire la linea politica. Sono ore di assemblee di incontri. Siamo un piccolo partito che costruisce insieme la linea politica con un processo democratico dal basso utilizzando un metodo antico. I nomi verranno dopo”.