Landi: La svolta di Mercato S. Severino? - Le Cronache Provincia
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Landi: La svolta di Mercato S. Severino?

Landi: La svolta di Mercato S. Severino?

Carmine Landi *

Caro direttore, le scrivo in merito all’articolo pubblicato l’altro giorno con evidenza dal suo giornale con riferimento a presunte riunioni politiche “sotterranee” che si starebbero svolgendo, peraltro fuori paese, nel tentativo di costruire a Mercato S. Severino un fronte politico alternativo rispetto a maggioranza e opposizione attuali. Non mi permetto di mettere in discussione la notizia, scritta peraltro da lei che è il direttore responsabile della testata. Devo, però, confessarle che la genericità di alcuni passaggi mi lascia molto perplesso sulla stessa verità del racconto giornalistico. Non si può, secondo me, costruire una “novità” in termini istituzionali, nascondendosi. Su questo punto mi sento di essere molto sicuro: come è possibile, mi chiedo, tentare una ricostruzione della cittadinanza attiva e di una democrazia partecipata (sembrano essere questi i due obiettivi dei promotori degli incontri), nascondendo la propria faccia, senza quindi una interlocuzione con vaste aree del paese che – su questo sono d’accordo con il suo articolo – avvertono da tempo la necessità di uscire fuori da una gestione della cosa pubblica senza anima e senza respiro? Non è possibile lavorare nel sotterraneo per restituire all’attività politica una dignità che in molti attendiamo e per la quale, in campi diversi, sono in tanti ad impegnarsi. Da questo punto di vista, mi auguro davvero che gli incontri di cui lei parla non si siano mai svolti. Se, infatti, fosse tutto vero, beh allora andrebbe spiegata questa rigorosa e un po’ inquietante riservatezza che sembra sfociare nel lobbismo o nel novero di operazioni eterodirette da politici che, probabilmente, vogliono misurarsi o allargare la loro area di influenza o candidarsi a un ingresso o re-ingresso nell’agone, non tollerando probabilmente esclusioni o solitudine in termini politico-amministrativi. Allora, perché le scrivo? Per invitare questi cittadini, qualora esistessero davvero, a venire allo scoperto, con le loro storie, le loro facce, i loro progetti e programmi. Vorrei, infatti, potermi confrontare con loro e verificare le possibilità operative di unire le forze nell’interesse esclusivo del paese, che effettivamente vive un periodo molto grigio e incerto, con una classe dirigente che solo in qualche caso ascolta e segue la vita della comunità. Vi sono, infatti, tante emergenze per le quali si continua a non operare: quella ambientale, l’altra relativa al consumo indiscriminato di suolo, ma soprattutto la gravissima crisi della Sanità per la quale lavoro da anni con l’Associazione Grazie di Cuore che ho l’onore di presiedere. Siamo riusciti ad ottenere l’istituzione del 118 dopo una battaglia durata anni, nel corso dei quali ci siamo dovuti misurare con silenzi davvero imbarazzanti. Il servizio, però, va potenziato, va adeguato alle esigenze di una popolazione nella quale, proprio a causa delle attuali carenze, sono ancora troppe le morti improvvise evitabili. Da qui, il nostro impegno nella cardio-protezione di vaste aree del territorio, con corsi di formazione e la creazione di una cultura della vita che è carente in vasti strati della popolazione. Ma non basta. L’ospedale Fucito ha perduto pezzi importanti e non riesce a rispondere alle richieste della cittadinanza, preoccupata per i vuoti sempre più vasti e profondi nella risposta assistenziale. Abbiamo chiesto di aprire tavoli con l’Asl, con l’Università, con la direzione generale del Ruggi, ma le risposte sono state sempre vaghe, generiche, proprio per la scarsa grinta amministrativa e anche per la crisi della cittadinanza attiva che non riesce a fare da spina nel fianco dei nostri amministratori. Molte delusioni abbiamo accumulato, scarse interlocuzioni siamo riusciti a creare, anche per una classe politica locale in molti casi demotivata e che ha dimostrato spesso scarsa preparazione su specifici dossier. Eppure, nonostante questi gap, sentiamo parlare di movimenti che si creano in vista delle elezioni, il che francamente non è tranquillizzante, anzi allerta la nostra coscienza. Di questi temi ne parliamo spesso nell’Associazione che presiedo e con tanti amici per i quali, ricreandosi le condizioni democratiche per una serena adesione civica, si potrebbe allargare la partecipazione alla gestione della cosa pubblica. Sintetizzando un dibattito di qualche giorno fa, il mio amico Giovanni Nigro mi confermava che il lavoro attuale dovrebbe essere prepolitico e io sono d’accordo con lui. Dovremmo, cioè, creare le condizioni affinché lo spirito democratico si manifesti con libertà. Vi sono troppi cittadini che hanno paura di esporsi, di parlare, di mettere a rischio i rapporti con l’attuale classe dirigente. Così non va, occorre svoltare, ma non nascondendosi o organizzando riunioni carbonare, bensì recuperando il coraggio per denunciare con forza l’attuale crisi politico-amministrativa, offrendo a una città stanca e demotivata l’occasione e i nomi giusti (ve ne sono di assoluto prestigio) per costruire un’alternativa in grado di riportare il Comune al centro delle dinamiche provinciali e regionali. *cardiologo ed ex amministratore comunale, presidente dell’Associazione Grazie di Cuore