Sabino De Maio ed il suo gruppo volevano entrare a far parte dell’”affaire” legato agli appalti per la costruzione della Salerno Reggio Calabria. Un progetto che li avrebbe portati a stringere un’alleanza con il clan di Nitto Santapaolo anche egli interessato all’affare. Il patto non si concretizzò a causa della sparizione del soggetto che doveva fungere da anello di congiunzione. Il soggetto in questione era stato contattato anche per un rapimento finalizzato a far “uscire dalla tana” l’ex cognato di Sabino de Maio a cui il gruppo voleva dare una lezione a seguito dell’attentato subito da De Maio. A portare avanti le trattative con il referente del clan Nitto Santapaola, pare, fosse un cittadino di origini russe che poi all’improvviso sparì nel nulla facendo così sfumare sia l’accordo sugli appalti della Salerno – Reggio che il rapimento di un soggetto vicino a Luciano Fiorillo. Quest’ultimo è l’ex cognato e amico d’infanzia di Sabino De Maio. E, fu proprio il collaboratore di giustizia, così come racconta nei verbali, in possesso della Procura, a decidere e disporre atti indimidatori nei confronti di Fiorillo e, successivamente ad ordinare ai suoi uomini di sparargli qualora lo avessero incrociato sul loro cammino. Decisioni assunte a seguito di alcui “sgarri” che Fiorillo avrebbe fatto a Sabino De Maio. Torti che pesavano molto considerato il fatto che i due erano legati da un’amicizia nata in tenera età e che con il passare del tempo si era trasformato in un rapporto di parentela. De Maio aveva sposato la sorella di Fiorillo. Nel 2006, considerate le difficoltà economiche che Fiorillo attraversava, De Maio decise di aiutarlo, anche su richiesta dello stesso cognato, introducendolo nell’attività di spaccio di stupefacenti nella zona di Bellizzi e Montecorvino. “In particolare, io gli permettevo di gestire attività di spaccio sostanzialmete in autonomia, considerata anche la nostra parentela. Accadde tuttavia che, nei periodi in cui fui detenuto, febbraio – agosto 2006, dicembre 2006 – dicembre 2007, agosto 2008 – giugno 2010, di fatto il Fiorillo non dette alcun aiuto economico limitandosi ad arricchirsi personalmente; tanto che, quando nel giugno 2010 uscii, notai che aveva disponibilà economiche rilevanti testimoniate da una macchina di grossa cilindrata del tipo Porshe, una Golf, un’Audi A3, una moto Ducati Monter, una moto Suzuki ed inoltre di stava “facendo la casa””. De Maio racconta che comunque i rapporti tra lui e Fiorillo si erano incrinati già nel 2008 in quanto l’uomo, divenuto ex cognato, sospettava che la moglie avesse una relazione con il collaboratore di giustizia. “Nel 2010 mi resi conto della situazione di benessere del Fiorillo che non si era in alcun modo preoccupato di darmi un aiuto durante la detenzione e decisi di punirlo”. De Maio incaricò due soggetti di Pontecagnano ed uno di Salerno di recarsi presso il negozio di frutta di Fiorillo e di percuoterlo con delle mazze. Alla fine a Fiorillo fu spezzato un braccio. Nel 2011 fu De Maio ad essere vittima di un attentato e, secondo il collaboratore ad agire insieme ad un complice fu proprio l’ex cognato. All’epoca De Maio fu ferito di striscio da un proiettile. Il collaboratore ha dichiarato di aver riconosciuto la “fisionomia” di Fiorillo che conosceva fin da quando erano ragazzini, Inoltre, a rafforzare la sua convinzione furono le parole della sua ex la quale pare riferì di essere stata messa in guardia dal fratello a non lasciare i bambini con il padre in quanto vi era qualcuno che aveva intenzione di ucciderlo. “Dopo aver subito l’attentato diedi disposizioni a utti i ragazzi del clan di cercare Fiorillo e di vendicarsi, sparandolo qualora si fosse presentata l’occasione”. La spedizione punitiva non si concretizzò in quanto Fiorillo era molto cauto e quindi difficile da trovare. Fu così deciso di colpire i suoi uomini in moso da farlo uscire allo scoperto. A questo punto fu progettato il rapimento del cognato di Fiorillo, un macellaio. La decisione di rapire il macellaio fu presa nel corso di una riunione alla quale erano presenti diversi soggetti tra cui Sergio Bisogni. “Avrebbe dovuto partecipare anche un soggetto di origine russa o cecena che avevo conosciuto in carcere, particolarmente legato a Biagio Parisi…. fidanzato con una ragazza di Battipaglia. Tuttavia questo sparì dalla circolazione e non potemmo più fare affidamento su di lui anche in relazione alle nostre intenzioni di introdurci nell’ambito degli appalti per la costruzione della Salerno – reggio Calabria, infatti, proprio questo ragazzo doveva fare da elemento di collegamento tra Mario Ergolano, parente di Nitto Santapaola, dell’omonima famiglia mafiosa, interessata all’affare ed il nostro gruppo”.