di Andrea De Simone*
La vittoria di Elly Schlein è una buona notizia. Lo è per le decine di migliaia di persone, iscritte e non, elettori delusi e militanti che si erano allontanati. Un fatto storico: i cittadini che sono andati ai gazebo hanno deciso diversamente dagli iscritti e dagli apparati. Dalle nostre parti non è bastata l’attività di una consolidata struttura militare capace di garantire il risultato bulgaro al leader che, secondo i sondaggi, sicuramente avrebbe vinto. Chi ha partecipato a questa iniziativa, almeno una volta, ha assistito a “consultazioni farsa” in seggi presidiati dai “controllori del voto”, con presidenti e scrutatori espressi dalla stessa parte; i risultati finali non hanno corrisposto mai all’affluenza ed è capitato di registrare voti di preferenze moltiplicati rispetto a quelli dei votanti. Insomma dalle nostre parte i giochi sembrano fatti prima del voto e il leader con il quale si chiudono “accordi di potere” conosce in anticipo il risultato. Da oltre un quarto di secolo ci si schiera dalla parte del segretario nazionale che vince. Sempre dalle nostre parti le “anime morte” ed i “dirigenti miserabili” hanno dato ragione a persone in grado di garantire pacchetti di tessere, deleghe congressuali, voti delle primarie.
Le amicizie importanti poi, hanno fatto passare in second’ordine le battute e chissà se le denunce di Sandro Ruotolo, portavoce campano per la mozione di Elly Schlein, su tesseramenti gonfiati e bonifici di decine di migliaia di euro, trovino una risposta.
Se gli archivi non sono andati distrutti, chi si insedia nei prossimi giorni, nella sede del Pd, troverà materiale interessante proveniente da questa regione e potrebbe, forse, dare una risposta a dirigenti e militanti seri, onesti e appassionati costretti a lasciare.
Che succede ora? Se si decide di passare con il vincitore, come è sempre stato, allora la vittoria di Elly Schlein potrebbe non essere una buona notizia; per un vero cambio nella guida del Pd, la nostra regione è il vero banco di prova. Elly Schlein appare lontana da logiche correntizie, vicende di autoperpetuazione di gruppi dirigenti e, dunque, dovrebbe contrastare decisamente fenomeni di “cacicchismi locali”. Il suo Pd non ha bisogno della nomenklatura che ha sostenuto chi è stato sconfitto, ma degli elettori che spontaneamente si sono recati ai seggi con la speranza di un cambiamento e di quelle persone -lo ha affermato in conferenza stampa-che non votano ci sono i più deboli e le fasce sociali senza più una rappresentanza. Al suo Pd non servono “capibastone” che stringono patti con politici senza scrupoli e promuovono liste locali in cambio di un posto di sottogoverno o che, nelle amministrazioni locali, favoriscono gli interessi dell’edilizia che consuma suoli e danneggia l’ambiente o del privato che ottiene convenzioni e smantella la sanità pubblica. Nella conferenza stampa Elly Schlein ha detto di essere rimasta colpita dalla notizia della morte di un suo coetaneo in Sicilia perché non curato bene: succede anche qui. La segretaria che vuole combattere le ingiustizie, riportare all’impegno chi ha lasciato, contrastare le destre, definire una chiara identità per il Pd, ha molto da lavorare al suo interno. Elly Schlein dice di voler aprire porte e finestre e fare entrare aria nuova e pulita. Certo, anche lei ha avuto il sostegno di qualche capetto nazionale e regionale, che è servito nei circoli, ma nel voto del ballottaggio hanno contato decisamente le persone che nulla hanno a che vedere con gli apparati. Il suo Pd può risalire se si mostra capace di riconquistare elettori che non vanno più a votare: l’affluenza alle elezioni regionali in Lazio e in Lombardia è stata del 40%, un dato tra i più bassi di sempre e un crollo verticale rispetto alle ultime consultazioni. Pare che Elly Schlein voglia provare ad affrontare realmente il problema, lo ha ribadito, ed ha aggiunto di avere l’ossessione di conquistare le persone che non sono andate ai gazebo, che si astengono dal voto e che rappresentano il primo partito d’Italia alle elezioni. Ogni forza politica si dovrebbe porre il problema di crescere riportando al voto chi non lo ha più fatto anziché fronteggiarsi e competere nello stesso campo: tra gli italiani che non si recano più ai seggi c’è la possibilità di conquistare nuovi elettori e rafforzare le diverse forze in campo. Elly Schlein è una novità, una donna, una dirigente che ha già mostrato capacità. Deve rinnovare il partito, contrastare le degenerazioni, rifiutare nuovi ed interessati sostegni. Deve consolidare le alleanze, a partire dalla sua sinistra dove c’è molta frammentazione in poco spazio, ma tuttavia utile, soprattutto per l’identità di un fronte progressista. Di coalizioni costituite da sommatorie di sigle ne abbiamo già viste. Ne servirebbe una capace di conquistare donne e uomini, di garantire spazi di democrazia e di partecipazione, di smetterla di misurare il millimetro che separa una forza dall’altra. Anche a Salerno, è bastato coinvolgere persone su tematiche sensibili per avere una assemblea in una sala gremita. Lo hanno fatto Si e Verdi alla Provincia con Fratoianni una settimana fa.
*già Presidente della Provincia e Parlamentare