di Martina Florio
Giuliana De Sio, attrice italiana molto amata, ha incontrato gli studenti del liceo classico Torquato Tasso di Salerno in occasione della rappresentazione dell’opera teatrale “Le Signorine”. Addolorata e Rosaria, due sorelle zitelle, interpretate da Isa Danieli e Giuliana De Sio, trascorrono le loro giornate in un litigio continuo. Insieme gestiscono una merceria familiare, in un piccolo vicolo di Napoli che vede estendersi negozi cinesi e fast food. Per la disponibilità di articoli a basso costo che questi vendono ad orario continuato, l’attività delle sorelle viene compromessa gravemente. La sorella maggiore funge da madre, una madre cattiva, persecutoria e un po’ torturatrice che costringe la sorella minore a vivere in uno stato di cattività. Sono due donne brutte, zoppe e non vaccinate a causa dell’ignoranza dei genitori. La De Sio l’ha definita:”La tragedia di due donne non vaccinate”, facendo un parallelo tra le due sorelle poliomelitiche, zoppe, cui i genitori non fecero iniettare il siero e la situazione attuale dei no vax “La sua carriera è nata con il cinema?” “No, è nata con la televisione. Compiuti diciotto anni fui scelta per realizzare uno sceneggiato televisivo in un periodo in cui esisteva solo Rai1 e Rai2. Mi scelsero per interpretare la protagonista in una serie intitolata “Una donna”. Riscosse un grande successo poichè fu il primo sceneggiato femminista. Dal teatro sono arrivata al cinema, questa è stata la mia parabola”. “Quali sono le analogie e le differenze tra il cinema e il teatro?” “Sono due mondi espressivi estremamente diversi e in cui si conducono vite completamente differenti. Il teatro è totalizzante, si parte con un gruppo di persone e s’instaura un rapporto familiare. Lavorare in teatro vuol dire eseguire trenta, quaranta giorni di prove mentre, nel cinema italiano ciò non accade. Solitamente si incontra il regista qualche giorno prima l’inizio delle riprese, dopodichè ci si vede sul set e si gira. Nel cinema italiano manca tutto quel lavorìo che per un attore è fondamentale”. “In tutta la sua carriera da attrice si rispecchia in qualche personaggio”? “Recitare me stessa mi annoierebbe a morte. Mi piace andare in direzioni opposte, ho bisogno di provare cose estreme. Ovviamente, ogni attore quando interpreta un personaggio ci aggiunge un pizzico di sè. Noi siamo frammenti di colori, di emozioni e infatti, anche in Addolorata è riconoscibile una parte bambina che io interpreto”. “Tra i tanti artisti con i quali ha collaborato, vi è anche Massimo Troisi nel film “Scusate il ritardo”, com’è stato lavorare con lui e cosa ricorda della sua persona”? “Il film con Massino è ricco di ricordi belli ma altrettanto difficili. Durante le riprese del film, io avevo un compagno, un famoso regista cinematografico, Elio Petri, che si ammalò e morì. Per me quel film rappresenta un momento tragico, ma allo stesso pregnante della mia vita. Massimo Troisi è uno dei più grandi comici del Novecento e lavorare con lui è stato un privilegio indiscusso. Massimo con me aveva un rapporto di grande delicatezza perchè si rendeva perfettamente conto di che cosa stessi vivendo. Lui stesso era un ragazzo sfortunato, poiché malato di cuore, ma baciato dalla fortuna per il talento che aveva. Massimo come amico era meraviglioso, mai banale sempre spiritoso e originale. Secondo me, sarebbe diventato un bravissimo regista, aveva cominciato a lavorare con le eccellenze del cinema italiano e aveva iniziato a pensare in grande. Era lui la vera anima del cinema con la sua comicità straordinaria. Massimo Troisi rimarrà una gemma preziosa nei miei ricordi”.