La solitudine di Rigoletto - Le Cronache
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La solitudine di Rigoletto

La solitudine di Rigoletto

A Palazzo di Città, l’opera che andrà in scena il 6 e l’8 maggio, è stata presentata da Daniel Oren, Antonio Marzullo e dal regista Massimo Gasparon, ospiti del Sindaco,  l’opera unitamente alla rassegna concertistica che si terrà nella chiesa di San Giorgio. Il conflitto russo-ucraino ha sconvolto anche il cast dell’opera verdiana che ha rinunciato al baritono russo Roman Burdenko

di Olga Chieffi

Mentre il Presidente Sergio Mattarella in occasione delle nomination ai David di Donatello affermava “La cultura non si ferma. Neppure di fronte alla guerra. La cultura unisce. Supera i confini – limiti che essa non contempla – ed è fondamentale per ricreare condizioni di pace. Una guerra insensata non può mettere in discussione i legami spirituali e culturali che, nei secoli, si sono fortemente intrecciati nel mondo della cultura d’Europa. La guerra non può e non deve lacerare quei preziosi legami tra i popoli europei che la cultura ha contribuito a costruire e a consolidare”, a Palazzo di Città Daniel Oren, raccontava come non ci fosse stato nulla da fare per confermare il cast iniziale del Rigoletto, che salutava nel ruolo del buffone gobbo il baritono russo Roman Burdenko il quale avrebbe dovuto dividere il palcoscenico con il tenore ucraino Valentyn Dytiuk. “Abbiamo cercato di mediare in tutti i modi con il protagonista – ha affermato il Maestro – ma il contratto è stato irrevocabilmente annullato. Al suo posto un baritono onubense, Juan Jesús Rodríguez, che ha appena cantato l’Alzira di Verdi con me a Bilbao, dalla voce molto maschia e calda”. Mai avremmo pensato che anche qui a Salerno si sarebbero avuti problemi di questo genere, di lacerazioni inaccettabili che avvengono su di un palcoscenico, che resta un luogo-non luogo e su cui ogni divario deve restare fuori, anche per la professionalità degli artisti stessi, che possono provare sentimenti negativi unicamente fuori del palcoscenico, poiché parte integrante e creante di quel symbolon iridescente che è la musica, l’arte tutta. Il cast ha subito anche un altro forfait, quello di Rosa Feola, stella assoluta del belcanto italiano, in favore di Caterina Sala, figlia d’arte giovanissima, solo 22 anni, una splendida promessa del nostro canto, nel ruolo di Gilda. Il tenore ucraino avrà in scena un’altra artista russa Victoria Shereshevskaya, che evidentemente ha deciso di esibirsi ugualmente, nel ruolo di Giovanna, e a completare il cast Maria Barakova che andrà a completare il quartetto di voci con la sua Maddalena, Carlo Striuli nel ruolo di Sparafucile, Maurizio Bove in quello del Conte di Monterone, Angelo Nardinocchi che sarà Marullo, Matteo Borsa Enzo Peroni e La contessa di Ceprano Miriam Artiaco. Massimo Gasparon ha raccontato la sua rilettura del Rigoletto in cui ha intravisto lo stesso Verdi: come l’autore stesso, che per tutta la vita si è sentito diverso, quando povero aveva un talento straordinario per la musica e quando da famoso continuò a sentirsi non accettato, emarginato dai suoi compaesani che non accettavano la sua seconda moglie, si ritira in campagna perché solo tra i contadini riesce a trovare pace e riesce a sentirsi al riparo, sicuro, protetto dalla malvagità insita nell’animo umano, così Rigoletto, il “toccato dalla natura” farà per sempre parte dei refusés. Una regia che lascerà intuire che non c’è mai amor vero nel duca, amicizia nei cortigiani, e che in fondo anche il rapporto tra padre e figlia non è cristallino, la stessa Giovanna, si fa corrompere senza esitazione, pur essendo la vera custode di Gilda. Nessuno getta la maschera, solo Gilda davanti alla morte. È un mondo in cui non ci si può più affidare a Dio anche se i personaggi tante volte lo invocano, è un mondo senza trascendenza ove ognuno è dolorosamente rimandato a sé stesso e ai suoi fantasmi. Grazie al reticolo musicale creato dal motto della maledizione, nelle sue implicazioni metriche e armoniche, Verdi scavalca di slancio ogni censura ponendo in enfasi il concetto che stava alla base del suo dramma, o fu forse il divieto a stimolarne vieppiù l’estro. In Rigoletto Verdi si spinse molto più in là, presentandoci una classe dominante fatta da cortigiani amorali, che passano il tempo a spettegolare di amanti e corna, o a tessere trame crudeli. Se il sindaco Vincenzo Napoli, guarda con ammirazione la partitura martoriata di Daniel Oren, ma va ben oltre citando Thomas Mann, il suo Doctor Faustus, partendo quindi dalla dodecafonia e dalla polemica con Schonberg, rivelando di non conoscere i misteri del pentagramma (possiamo sempre “iniziarlo”), Antonio Marzullo ha già invitato il pubblico, oltre che alla prima del Rigoletto del 6 e alla replica dell’8, a spostarsi dal Verdi, alla musicale chiesa di San Giorgio, ove tutto è eseguibile, grazie alla visione aperta di Don Roberto Piemonte, già dal 7 maggio, quando Daniel Oren farà il bagno di folla per dirigere la violoncellista Raffaella Cardaropoli nel concerto n°1 di Franz Joseph Haydn in do maggiore, per poi ascoltare la Sinfonia n°40 in Sol minore K550 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n°88 in Sol maggiore di Haydn, appuntamento che inaugurerà la rassegna Benedetta Prima…vera, completamente gratuita che ci accompagnerà sino al 4 giugno.