La sfida di D'Antonio rettore "bulgaro" - Le Cronache Ultimora
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La sfida di D’Antonio rettore “bulgaro”

La sfida di D’Antonio rettore “bulgaro”

Di Antonio Manzo

Il rettore neo eletto dell’università di Salerno, Virgilio d’Antonio, scelto con consenso quasi bulgaro per i prossimi sei anni alla guida dell’ateneo, si presenterà, domani, giovedì, per illustrare alla stampa  le linee programmatiche per il governo dell’ateneo. Lo affiancheranno Paola Adinolfi e Pietro Campiglia già suoi concorrenti alle elezioni.

I saluti introduttivi saranno della decana dell’università  Genny Tortora, e Francesco Amoretti, professore ordinario di scienza politica. Modererà i lavori il giornalista Eduardo Scotti.

D’Antonio, Adinolfi e Campiglia. Come un triumvirato di nuovo conio,  presenteranno alla stampa una visibile collegialità sul futuro governo dell’università: il primo con la consacrazione del voto, gli altri due con il sostanzioso accompagnamento elettorale che hanno s D’Antonio dopo il passo indietro

All’invito comunitario dell’ateneo su quale università immaginino i giornalisti e quali orizzonti debba esplorare l’ateneo salernitano sono tutti solo da immaginare per l’ateneo che,  secondo il rapporto CENSIS 2024-2025, è al 6° posto in Italia. E’ il risultato consegnato al neo rettore D’Antonio che premia  l’impegno, la qualità della didattica, i servizi e l’esperienza universitaria di tutta la comunità accademica, nonostante Il taglio ai finanziamenti dell’università (ben 500 milioni)  che ha generato lo scontro tra la ministra Bernini e la Conferenza dei rettori.  Il nuovo rettore, giuristache è ben consapvole del ruolo in un momento di crisi dll’università statale dovrà AMCNHE CONTRASTARE i percorsi discutibilmente intrapresi vi è forse più di tutti l’allontanamento da un’idea di università fondata sull’importanza del sapere umanistico. Lui sa bene che la crisi in atto del mondo universitario itrtalianoè anche in una radicale “deculturalizzazione a base scientista”.

 

All’inizio di giugno scorso il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge-delega che affida al Governo il compito di riordinare e razionalizzare quasi ogni aspetto della vita universitaria: dalla cosiddetta governance al reclutamento dei professori e ricercatori, dall’internazionalizzazione allo stato giuridico ed economico dei docenti, dalla didattica al diritto allo studio.

L’estesa autonomia alle singole sedi universitarie, in corso da almeno due decenni, riguarderà Salerno con la celebrazione del nuovo rettore nell’aula significativamente inittolata al primo rettore Gabriele De Rosa. Ma sarà anche l’occasione per D’Antonio ddi fara capire come intenderà governare l’università nota per le eccellenze ma anche per uno spiccato e  dimostrato  amichettismo da malauniversità.Cosa ne sarà di quel lungo elenco di docenti, da noi reso noto e  pubblicato , con cattedre che passano da padre in figli, a mogli e nipoti, con toghe accademiche cucite con le misure giuste?   Un fenomeno diffuso nelle università italiane e accolto dall’università di Salerno con comprensibile ma ingiustificabile omertà accademica.. Come sarà gestito a Salerno il potere di decidere sostanzialmente a proprio piacere quali corsi di laurea un ateneo debba aprire, con quali insegnamenti, e per giunta quali nuovi docenti debbano essere assunti? Con la volontà più volte manifestata, a Salerno in particolare, di favorire propri allievi, simpatie, amicizie, logiche di scambio ? Salerno è l’atenao nel quale c’è, tra l’altro, il caso grave di un ricercatore di storia cacciato dall’università dopo ben quindici anni con il valzer sospetto di commissioni per avevano il compito di bocciarlo come docente associato.

La sfida che attenderà il rettore Virgilio D’Antonio è anche nella raffinata analisi di uno storico come Aurelio Musi,  docente di storia moderna all’università di Salerno contenuta in una opinione pubblicata sul quotidiano Repubblica. Naturalmente Aurelio Musi avendo anche insegnato a Salerno(fu lii da preside di scienze politiche a capire la valenza giuridica e professionale sia del’atttuale rettore Virgio D’Antonio che di Rino Sica) racconta l’università con una “storia, difficile, complessa e controversa” sia pre costellata di  rettori di pregio accademico come Gabriele De Rosa, Nicola Cilento, Vincenzo Buonocore, e, soprattutto, l’indimenticato Roberto Racinaro che, da grande filosofo, non si lasciò ammanettare il pensiero in una ingiusta e dolorosa vicenda giudiziaria all’italiana.

La sfida per D’Antonio secondo Musi

Per Virgilio D’Antonio c’è una sfida da rettore nel suo ruolo in una città, secondo Aurelio Musi, ancora in ricerca della sua identità. Ma Musi  tra memoria, cervello e storia (mutuando il titolo di un suo libro) è in grado di descrivere la “salernitanità” che avvolgerebbe D’Antonio, con la sua città di provenienza e l’ateneo da governare.

Senza alcuna esaltazione municipalistica del risultato, Aurelio Musi esplora, senza remora, il mondo salernitano che elegge D’Antonio beneficiando, quest’ultimo, del blocco degli interessi corporativi presenti e attivi nel tessuto meridionale, sempre resistente ai caratteri della modernità per un “vivere” tranquillo e, soprattutto, ben venduto e lautamente remunerato.

La scuola Stanzione

 

Il rettore D’Antonio proviene dalla “scuola” di Pasquale Stanzione, oggi presidente nazionale garante della privacy ma già docente emerito dell’università di Salerno dove ha piazzato in cattedra, tra gli altri, la moglie, la figlia e la nipote, oltre che una serie di colleghi meritevoli ma poi da lui anche beneficiati: vedi il caso di Giovanni Sciancalepore docente di diritto privato comparato al centro di una sospetta combinè di date tra il concorso ad ordinario della nipote di Stanzione e la  lauta consulenza firmatagli dallo stesso Stanzione stesso, da garante nazionale privacy, subito dopo il positivo risultato di Giulia Parisi.

Da professori ad avvocati

 

I docenti dell’ateneo salernitano passano dal sistema  accademico  all’attività professionale privata forense, quasi sempre violando la regola del “tempo pieno” che deve essere autorizzato, in caso di deroga, dal consiglio di amministrazione. È, in pratica, quel reticolo pulviscolare classico e impalpabile della storia, di lunga durata, della borghesia locale che il fondatore Gabriele De Rosa volle sottrarre al destino dell’università di Salerno. Il noto storico italiano, ma nativo di Castellamare di Stabia, volle   evitare che Salerno potesse diventare una “congrega” del sapere familistico e provinciale, sulle radici del glorioso Magistero di piazza Malta e non invece un ateneo di respiro meridionale ed europeo come voleva negli anni Settanta del secolo scorso.

L’intuizione di De Rosa e lo scontro con Menna

L’intuizione di Gabriele De Rosa si realizzò a partire dalla scelta dell’insediamento fisico dell’ateneo  lontano, fuori dalla cinta urbana così come voleva il sindaco dell’epoca Alfonso Menna, che a Gabriele De Rosa si presentò come cultore di diritto amministrativo ancorchè sindaco della città (fu testimone fisico unmitico bidello di Magistero, tale Alessandro). Ed è proprio il ricorrente ricorso al ricordo della sconfitta di Menna che, anche recentemente, la “salernitanità” ha ripreso fiato contro il versante politico opposto “avellinese”, ancora una volta presentatisi anche contro la scelta di eminenti urbanisti dell’epoca per la valle dell’Irno (piano Beguinot). La polemica è risuonata anche in occasione della campagna elettorale per il nuovo rettore, con le note di accademici in campo che ignorano la storia dell’insediamento universitario a Fisciano. E l’attuale rettore, potrebbe essere invischiato, ingiustamente, da questo recupero della primazia “salernitana” con la toponomastica dell’ateneo non più università di Fisciano ma di Salerno. E via con gli applausi, alimentati anche da populismi vagamente politici.

Musi e il voto bulgaro

Proseguendo nel retroterra che ha determinato il consenso quasi bulgaro per il rettore D’Antonio,  lo storico Aurelio Musi incasella Francesco Fasolino, direttore del dipartimento di Giurisprudenza, che dopo aver vantato il record del più giovane vincitore di concorso in Banca d’Italia  preferì, invece, di optare per il rientro a Salerno ed avviare così la sua significativa carriera accademica. Fasolino fu anche direttore generale della Provincia durante la presidenza di Edmondo Cirielli oggi vice ministro degli Esteri.

Fasolino è sposato con Paola Adinolfi, economista di pregio professionale ed accademico, già bocconiana di rango e, negli anni scorsi, anche assessore al bilancio della giunta De Luca,  membro recentemente eletta nel consiglio di amministrazione dell’ateneo. A lei, il nuovo rettore D’Antonio, dovrebbe assegnare la presidenza della Fondazione d’ateneo.

     La trasformazione della figura del rettore da primus inter partes a dominus autocratico,  Ernesto Galli Della Loggia  la descrive, non senza punte polemiche, nel suo “I poteri delle nostre università.

 

Il rettore D’Antonio sarà quindi inevitabilmente spinto a servirsi del suo ruolo per allacciare rapporti, stabilire relazioni, cercare ambiti di azioni comuni con gli interessi locali per lo più imprenditoriali e con il notabilato sociale che lo rappresenta e il cui appoggio è evidentemente decisivo per il suo futuro.

Sicché, l’autonomia universitaria diventa anche lo sgabello per entrare in Parlamento o il Consiglio regionale (come avvenuto con il rettore Tomasetti), fare il sindaco o aspirare a qualche altro incarico pubblico. Ma è bene che Virgilio d’Antonio guardi alla sfida dell’oggi dopo aver giustamente brindato al risultato quasi bulgaro con una cena salernitana con ben 65 invitati tra cui i suoi maggiori sponsor dell’ateneo, dell’avvocatura, della politica “trasversale”, e dei suoi prossimi e futuri giovani docenti ordinari.