Nella giornata di ieri ci ha lasciato l’ottantacinquenne compositore salernitano, fondatore del Setticlavio, ove si insegnava con metodi innovativi. Le esequie avverranno oggi alle ore 10,30
Il Maestro Matteo Iannone, organista del Pontificio Santuario di Pompei, compositore, direttore di coro, pianista, ci ha lasciato in un giorno particolare, il I maggio. Io credo nella coincidenza delle date e Matteo Iannone non si è mai fermato, nella sua vita dedita alla didattica musicale, presso i conservatori di Roma, Perugia, Reggio Calabria e Salerno, nonché, presso la scuola da lui stesso fondata in Via Duomo, il Setticlavio. Il Setticlavio è stato per oltre vent’anni un vero e proprio laboratorio musicale, con gli insegnamenti dei vari strumenti, supportata da una fiorente casa editrice, un coro di voci miste e l’offerta anche di una vera e propria stagione musicale. Ricco il catalogo di manuali di didattica e musica liturgica, elaborazioni corali di classici napoletani, sussidi didattici e, l’ultima grande opera, composta nel 2013, un oratorio dedicato alla figura di Bartolo Longo, il beato fondatore del santuario della Madonna del Rosario di Pompei. Un oratorio sacro, quello composto da Matteo Iannone, con il testo di monsignor Baldassarre Cuomo, strutturato per Soli, Coro e Orchestra. La prima esecuzione dell’oratorio – inserita nel programma dei festeggiamenti per il decimo anniversario dell’elevazione di Pompei a Città per decreto del Presidente della Repubblica Ciampi – vide la partecipazione dell’orchestra “I solisti di Napoli”, del coro polifonico Jubilate Deo diretto da Gianmichele D’Errico, con la partecipazione straordinaria dell’attrice Claudia Koll come voce recitante. Nell’Oratorio si racconta in maniera sintetica tutta la storia che è alla genesi della costruzione del santuario, a cominciare dal ritrovamento del quadro mariano su un carro merci: “Ma nessuno può prevedere o anche lontanamente intuire – si legge nel testo – quella che sarà la “teofania” pompeiana,/la rivelazione di un misterioso progetto di Dio,/ il quale si servirà di un “segno” modestissimo:/una povera logora tela/raffigurante Maria SS. del Rosario,/e comprato presso un rigattiere/al prezzo di otto carlini”. Non mancano i riferimenti alle numerose opere sociali sorte nel centro vesuviano per aiutare gli orfani e i figli dei detenuti: “Presto Valle di Pompei rigurgiterà di piccoli/ innocenti strappati alla rovina fisica e morale./ Su di loro veglieranno anime consacrate”, sottolineate da un modo compositivo che guarda alla grande tradizione napoletana, col suo comunicativo melodismo, di cui era erede Matteo Iannone. Ha realizzato, inoltre un’incisione dal titolo “ In patria Domini”, contenente proprie composizioni per organo, un secondo intitolato “La scatola dei giocattoli”, con pagine pianistiche e ben tre fiabe musicali “Nel giardino dello scià, L’orologio del laghetto e l’oselin grifo, pubblicato lo scorso giugno. In tempi “usa e getta” – anche la coscienza e i sentimenti, disvivere più che vivere -, ossia la vita quotidiana intesa quale consumo veloce, consunzione oscura, spendita e ricarica inerti, abbandono, cieca soddisfazione, sopraffazione, una parola, il sorriso di Matteo, potevano assolverti e redimere. Sull’affiorare insistente, sottile e nostalgico di emozioni, colori, scopriamo dentro di noi una nuova, particolare qualità d’animo, un patrimonio di sentimenti e valori ricchissimo, quell’educazione all’amore per la musica che Matteo col suo esempio, nel suo passaggio terreno è riuscito a trasmetterci. La cerimonia funebre verrà celebrata questa mattina partendo dalla casa di Via Duomo, alle ore 10,30. Nel rinnovare commossamente il ricordo della sua figura umanissima, la redazione si stringe al fratello Paolo, e all’intera famiglia. (o.c.)