Di Olga Chieffi
Ritorna il Premio Salerno Jazz il 7 aprile nella cornice del teatro Verdi, da ieri monumento nazionale. Non poteva non essere consegnato su quel palcoscenico, poiché si ricorda un leggendario concerto, svoltosi alla presenza del generale Clark, aperto dagli allora jazz “papa” della musica salernitana, travolti da questa onda sonora, espressione che meglio ha saputo catturare lo spirito, le inquietudini ma anche le epifanie del nostro mondo, dall’inarrestabile dinamismo, prodotta sia dai combo che si esibivano nei diversi circoli della città, sia dai V disk che si ascoltavano nelle case, un’epoca evocata dal manifesto schizzato dal digital artist Lorenzo Giuliano. Ieri mattina a Palazzo di Città Stefano Giuliano l’ideatore di questo giovanissimo appuntamento, a quattro mani con Dario Loffredo, assessore al commercio, urbanistica e lavori pubblici, ha presentato il programma, che vedrà salire sul palco, sostenuti dalla Salerno jazz orchestra, otto musicisti che hanno lasciato un segno nella storia del jazz italiano e internazionale. Al tavolo con Dario Loffredo, l’Assessore al turismo, eventi ed innovazione Alessandro Ferrara, di concerto che questo appuntamento sa guardare ad un luminoso passato, nonché apre un larghissimo orizzonte sul futuro di eccellenze del territorio, che sicuramente saranno fautrici di un altro sold-out come lo è stato per lo scorso anno. Il Premio Salerno Jazz, che si svolge in sinergia con la Confcommercio rappresentata in conferenza da Giovanni Morone e l’Associazione DeArt di Annamaria Fortuna, è uno strumento per far ”risuonare” sul pentagramma del turismo questo inizio di primavera in Campania, con una forte interazione, supportata da competenze e cultura di impresa, per far decollare le offerte turistiche promuovendo sostenibilità, ambiente e musica, pensando come si possa fare del turismo musicale una interessante componente di animazione territoriale e di destagionalizzazione. Sulle tavole del Massimo Cittadino si alterneranno otto artisti, a cominciare da Giovanni Tommaso, tra premiati per la carriera artistica, le produzioni discografiche, l’attività concertistica, le collaborazioni, la contaminazione espressiva e giovani talenti che si sono distinti nell’ambito nazionale e campano. Un premio sì ma anche un grande show, poiché torna ad esibirsi la Salerno Jazz Orchestra”, diretta da Stefano Giuliano, che sosterrà tutti gli artisti che si proporranno la propria musica dopo aver ricevuto il premio. Per l’occasione l’orchestra sarà composta alle trombe da Antonio Baldino, Mauro Seraponte, Nicola Coppola e Antonio Scannapieco, ai sassofoni da Carlo Gravina, Giusi Di Giuseppe, Giuseppe Plaitano, Antonio Giordano e Andrea Santaniello; ai tromboni da Raffaele Carotenuto, Enzo De Rosa, Luca Giustozzi e Christian Carola; al pianoforte da Marco De Gennaro, al contrabbasso da Aldo Vigorito, e alla batteria da Gaetano Fasano. Pare che i tenor-sax italiani, non solo suonino come di par loro, ma siano stati conquisi dall’estro di trasformarsi in eccentrici maestri di cerimonie: al Verdi ci sarà Stefano Di Battista in veste di il palco con la giornalista Concita De Luca. Il repertorio della serata attraverserà un po’ tutte le diramazioni di questo impetuoso fiume di musica e personaggi, ai brani originali. La serata verrà inaugurata dal sax alto di Carla Marciano con “Far Away”, traccia del progetto “A strange day” in cui mantiene il legame con i classici, nell’introduzione che sarà Cheek to Cheek, seguita dalla star internazionale Cleveland Watkiss, che porterà i profumi della musica giamaicana con “So near”, il quale con la sua estensione vocale mozzafiato che passa agevolmente tra le varie culture musicali, il tre volte vincitore del premio WireGuardian fonde armonie di improvvisazione, elettronica, loop breakbeat e linee di basso (tutte dal vivo e dalla sua bocca) con effetti sbalorditivi, creerà un paesaggio sonoro vocale orchestrale unico grazie anche all’utilizzo del looping in tempo reale. Il premio giovane talento campano andrà ad Eleonora Strino che dedicherà un brano di sua composizione, Matilde, rivelando la brillantezza e la solarità del timbro della sua chitarra messa a servizio di un lavoro di rarefazione e condensazione di una partitura dedicata a tutte le donne. Salirà, quindi, in cattedra il clarinettista Gabriele Mirabassi, con “Arrivederci e grazie” di sua composizione, eseguito con il suo suono classico, omogeneo, perfettamente intonato, corposo, facile e spontaneo dal registro acuto a quello grave, per poi passare il testimone al trombone di Gianluca Petrella per “Papa lips” un brano del tenor sax Bob Mintzer che affidò a due stelle della sua big band il trombonista Dave Bargeron e il trombettista Randy Brecker. Giovanni Tommaso una delle colonne del jazz italiano, eseguirà la sua “Buone Nuove” con il suo new sound d’accento newyorkese pronto far sussultare gli schemi e sostenere le rotondità della melodia, seguito da Maria Pia De Vito che donerà uno dei grandi classici della musica tutta, la misteriosa ‘Round About Midnight, di Monk una filigrana che nasconde e svela, quell’ora in cui si termina di suonare per il pubblico e inizia la ricerca del nuovo linguaggio. A chiudere il concerto Maurizio Giammarco, tenor-sax che ben conosce la Salerno Jazz Orchestra con la quale eseguirà la sua G Pleasure una pagina che ha un suo intenso fondo di complessità creato dalla penna del leader, un innovatore del sistema linguistico del jazz. Gran finale con Stefano Di Battista e la sua Coco, in stile manouche, una delle splendide donne di Stefano, Coco Chanel, a schizzare le atmosfere parigine di Django Reinhardt.