di Ernesto Pappalardo
La domanda che, ormai, prende forma, in Italia, ma, soprattutto, in Campania, è, più o meno, sempre la stessa da diverso tempo a questa parte, senza che accada nulla (qui da noi, nel nostro territorio), sia ben chiaro: ma verso che cosa ci avviamo? Che cosa succederà da qui alle prossime elezioni regionali e comunali, e anche politiche, diciamolo con chiarezza? E, poi, c’è anche, bene in evidenza, la questione del referendum sull’autonomia differenziata, lanciato con determinazione dal Pd e da suoi importanti esponenti. Come pure, si è già chiarito, senza troppe esitazioni, la posizione del sindaco di Napoli: Manfredi si ricandida a Napoli, l’ha detto lui. Non pare ci siano troppe alternative, vuole continuare a fare il sindaco della sua città. Insomma, il quadro non lascia intravedere, al momento, nessuno tipo di novità effettivamente sostenibile a sinistra o nel centrosinistra o nel contorno dello scenario regionale che sostiene il governatore che è il principale e naturale candidato alla successione di se stesso. Tutto il resto, naturalmente, è una profonda noia, che non mostra niente di nuovo. Niente. Bisogna prenderne atto. Senza stare a commentare, è un risultato estremamente importante, che è riuscito a mettere da parte altre ipotesi o, addirittura, suggestioni. In un’area che era già molto compatta e che, si identificava e si identifica in un solo leader capace di attivare una visione politica ampia e sempre ben strutturata, è un risultato che lascia a quanti pure predicano la necessità di un cambiamento che si basi sulle tesi del segretario nazionale del Pd, Schlein – il campo largo, il nome nuovo, il consolidamento di un’armonia tipicamente di sinistra, compresa la Cgil – niente di veramente significativo, numericamente significativo. La partita, a sinistra, quindi è già impostata, i giocatori – l’unico che può avanzare tranquillo, così come dicono – sono pronti, il match bolle in pentola, ma sembra già quasi del tutto cucinato. Andrà veramente a finire così? Chi può dirlo con certezza in questo momento? Molti, di solito bene informati, dicono che è già tutto definito, che la sfida che si profila sarà impostata in questo modo. Tutto il resto fa parte delle solite chiacchiere della politica e l’attenzione scende sulla destra: è qui che il gioco può rivelarsi realisticamente nuovo e produttivo di frutti inimmaginabili in questo momento? Antonio Iannone ha parlato con chiarezza di Edmondo Cirielli, ora autorevolmente impegnato al governo, ma da tempo oppositore costante del deluchismo: sarà lui il candidato alla presidenza della Regione Campania? A contrastare Manfredi, a Napoli, come si può dedurre da una recente intervista apparsa sul quotidiano Il Mattino, potrebbe essere il ministro dell’Interno Piantedosi: ma non era, forse, il caso di allargare l’area del ministro e schierarlo in campo per la presidenza della Regione? Insomma, la partita si gioca anche sul campo ampio e non del tutto già analizzato e chiarificato della destra. Eppure, tra poco, pochissimo, dovrà assumere un aspetto spendibile e sostenibile sul terreno della conquista del voto. Siamo appena all’inizio di una stagione elettorale senza dubbio intensa, ma già ben impelagata in uno scenario di vasto conflitto: a cominciare dal tema ideologico. Sembra davvero incredibile: la partita si giocherà, più di tutto, sulle ideologie. Sì, sebbene scivolate nell’area del marketing per così dire sociologico, proprio le ideologie sono l’ultima o prima carta che le forze in campo dovranno giocare per tentare di vincere.