E’ l’appello di Danilo Rossi, prima viola del teatro alla Scala di Milano che accusa di immobilismo e silenzio proprio il tempio sacro della lirica italiana, mentre tutti provano e tentano di ritornare a suonare in ogni luogo
Di Olga Chieffi
Teatri e sale da concerto chiusi ma il cartello di ben dodici fondazioni lirico-sinfoniche italiane aderenti ad Anfols risponde alla sospensione degli spettacoli, con palinsesto unico di produzioni in live-streaming realizzate ad hoc, in assenza di pubblico ma con gli artisti in presenza, che sarà trasmesso e condiviso attraverso gli strumenti informatici di tutte le Fondazioni, i Wiener Philharmoniker hanno iniziato una tournée in Giappone, che fino al 14 novembre li porterà a Kitakyushu, Osaka, Kawasaki e infine, per quattro concerti, a Tokyo, diretti dallo Czar Valery Gergiev, ognuno sta cercando di fare il possibile per cercare di non far fermare la musica. Il nostro personale invito è quello di supportare le chiese, che sono aperte e assolutamente non sminuite nel calendario di funzioni liturgiche, proprio attraverso la riscoperta della grande musica sacra. Durissimo l’intervento della prima viola del teatro alla Scala Danilo Rossi. “Ci risiamo. Da ieri, noi lavoratori del Teatro alla Scala torniamo ad essere in Fis, ovvero il teatro ha chiesto per i suoi dipendenti l’accesso agli ammortizzatori sociali previsti dal Governo, in questo caso attingendo al Fondo d’integrazione salariale, fino al 3 dicembre! – quasi si sente la voce di Danilo Rossi, il quale durante il primo lockdown ha suonato in ogni dove, anche per le scale del suo condominio, pur di elevarsi ed elevarci, attraverso la grande Musica – Scusate un momento! Ma allora non è proprio tutta colpa del governo! I teatri sono chiusi al pubblico, ma non è vietato lavorare! Molti teatri fanno produzioni in streaming, da Sassari a Reggio Emilia, a Parma, a Bari. La Rai continua a fare concerti tutte le settimane. Allora c’è qualcuno che preferisce non lavorare, questa è la verità! Se non si vuole fare lo streaming, c’è anche la radio, la beneamata, stupenda radio. Inoltre, ai lavoratori non è stato chiesto nulla a fronte di questa scellerata decisione. E questo è fare sindacato? Immobilismo, mancanza di confronto, mutismo totale. Come durante il lockdown precedente, la Scala tace, la Scala non promuove nulla, la Scala è immobile, mentre tutti provano, tentano, si impegnano a portare avanti il lavoro. Sono senza parole, per l’ennesima volta. Forse, si pensa di andare avanti così fino a marzo, aprile, maggio, senza dire e fare e proporre nulla? Ma è una vergogna! E poi i sindacati organizzano le manifestazioni in piazza, Ma contro chi? Contro se stessi incapaci di proporre qualcosa. Alla faccia di tutti quei lavoratori che hanno tutto il diritto di manifestare perché senza difese, senza la benché minima sicurezza. Qua le sicurezze ci sono, manca la volontà di rilanciare, la volontà di lavorare perché abbiamo comunque i piedi al caldo. Ma l’arte non può fermarsi. Alla RAI sono ospiti tutte le bacchette internazionali che erano previsti alla Scala. Luisi, Harding, Gatti, e da noi il nulla. Lo stesso dicasi per la Filarmonica della Scala. E nessuno dice nulla: i colleghi, i giornali. Poi, magari ti fanno un bel concertone il 7 dicembre così tutti siamo felici per poi richiudere ancora tutto. Sono troppo vecchio per tacere, dopo 35 anni di Scala e 40 di concerti in giro per il mondo. Vergogna!”.