di Gianluca Cammarano
Immersi nel verde, al confine tra Basilicata e Campania, ci dirigiamo verso un luogo che ci porterà alla rivalutazione del concetto di “birra agricola”: il Birrificio Serrocroce.
Ma cos’è un birrificio agricolo? La birra agricola è una birra prodotta da un’azienda agricola che utilizza almeno il 51% di materie prime coltivate in azienda, e vi assicuriamo che il birrificio Serrocroce è al 90%! Giunti a Monteverde in Irpinia, ad accoglierci troviamo Vito Pagnotta (proprietario del birrificio), che ci accoglie nella sua bellissima struttura e inizia a raccontarci la sua storia, che allo stesso tempo è la storia della rinascita del Borgo di Monteverde. “Contadini, prima che birrai”, questo il motto dell’azienda. L’azienda agricola nasce nel 1969, passa di padre in figlio ed è Vito (terza generazione della famiglia Pagnotta) che decide di implementare all’attività la produzione di birra artigianale da filiera agricola.
Cresciuto fra l’azienda agricola di famiglia e il panificio del padre, “tra farina, acqua e lievito di birra”, intraprende gli studi di Agraria completandoli all’università, diventando enotecnico e imparando tutte le tecniche di valorizzazione della materia prima. Da qui, il passo verso il mondo della birra artigianale viene naturale. Si appassiona, continua a studiare e parte verso il Belgio, dove trascorre 6 mesi apprendendo le tecniche, le nozioni e l’impegno che occorrono per realizzare una buona birra. Dopo molti sacrifici e duro lavoro, nasce così nel 2011 il primo birrificio agricolo campano. La passione e l’amore di Vito verso il suo territorio, la cura e il tempo che dedica alla crescita della sua azienda sono evidenti nelle sue parole. Vito ci racconta dello studio e dell’attenzione che impiega nella scelta delle materie prime, come per la tipologia di cereale “Senatore Cappelli”, considerato il padre del grano duro (detto “razza eletta”, con le sue ottime qualità nutrizionali e un alto valore proteico), del luppolo di tipologia Cascade e delle spezie come il coriandolo (utilizzato nello loro birra di punta). Tutto ciò che viene lavorato è coltivato nei quasi 30 ettari che circondano il birrificio e, grazie a questa peculiarità, dopo un percorso di quasi cinque anni, l’azienda ha ottenuto la certificazione biologica. Il brand Serrocroce, nel corso degli anni, ha collezionato importanti premi e traguardi: la birra “Granum” (una saison caratterizzata da un mix di grani antichi tipici come il Senatore Cappelli e da un sentore di coriandolo), nel 2017 ha vinto il premio “Luppolo d’oro” nel concorso “Best Italian Beer“; la birra “Chiara” (una fresca golden ale dai sentori agrumati), nel 2018 vince il premio “Luppolo di bronzo“; la decisa amber ale “L’ Ambrata” è vincitrice del premio Cerevisia. Spicca inoltre anche la fantastica apa: la “Luppolata”, con i suoi profumi floreali, le sue note agrumate e fruttate, che fanno di lei una birra complessa ma allo stesso tempo delicata e soave. Ma veniamo ora a quello che per Vito è tra i progetti più importanti e che da un grandissimo valore all’azienda: la birra Monteverde, una birra di “comunità”. Una birra nata dalla collaborazione tra il birrificio e i produttori agricoli della comunità di Monteverde stessa, un importante patto di filiera, in cui tutte le varie aziende partecipanti conferiscono al birrificio una parte del cereale da esse prodotto e con il quale Vito e il suo team creano un mix utilizzato per produrre la birra stessa. Una birra che parla di territorio, che sa di collaborazione, di fratellanza, di rete e comunità. Il birrificio si apre alla sua comunità, la produzione di questa birra avviene a porte aperte e tutti i produttori e i conferitori partecipano attivamente. La birra Monteverde è venduta da tutte le attività del paese e commercializzata al costo fisso di € 2.50. Questa unificazione di prezzo permette così a tutti di potersi avvicinare ad una birra artigianale di alta fascia e di potersi approcciare al cosiddetto “bere bene”. Il birrificio Serrocroce è una realtà in continua evoluzione, che risponde alle esigenze sempre diverse del birrificio stesso e della comunità. Si punta ad una visione inclusiva dove tutti possono partecipare in maniera attiva, attraverso corsi, riunioni e aggiornamenti con tecnici ed esperti di tutta la filiera di produzione, dal seme alla birra. Dopo questo magnifico scambio, ci concediamo da Vito per concludere la nostra visita nel ristorante “Al Giardino” di Carlo Pagnotta, fratello di Vito, nel cuore di questo borgo pieno di storia e di vitalità. Nel suo accogliente locale, Carlo ci fa assaggiare le ricette delle specialità del territorio rivisitate con la birra Serrocroce. Spettacolari! Da un territorio in continua mutazione, dove i colori di queste magnifiche colline variano ad ogni stagione regalando all’occhio del turista incuriosito continua meraviglia, scandendo il tempo della vita della comunità e dei campi all’ombra del colle Serro della Croce (che fa da cornice al birrificio), vi invitiamo a venire ad innamorarvi anche voi come noi, di questo borgo, di questa birra, di questo splendida realtà sospesa fra Campania e Basilicata.