La festa della Madonna del Carmine, tra fedeli, fiori, canti e la banda - Le Cronache
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La festa della Madonna del Carmine, tra fedeli, fiori, canti e la banda

La festa della Madonna del Carmine, tra fedeli, fiori, canti e la banda

di Olga Chieffi

San Bernardino chiamò in una delle sue vibranti prediche, la Madonna del Carmine “Plenipotenziaria” del Purgatorio, perché ha nelle sue mani tutte le grazie e i poteri per liberare dal Purgatorio chi vuole”. Ieri è stato il giorno solenne dedicato alla Festa della Madonna del Carmine con Messe un programma intensissimo che ha animato l’intero Rione sino a tarda sera. La solenne processione avrà inizio alle presieduta dal Rettore dell’Arciconfraternita Ss. Maria del Carmine -Santuario di Salerno- Priore e Cavaliere di Malta Paolo Califano, con Giovanni Di Florio Raffaele Lambiase. La musica, anche quest’anno è stata firmata dallo Storico “Gran Concerto Bandistico” Città di Salerno diretto dal M° Luca Gaeta con il grande repertorio marciabile che ha allieviato il caldo e la fatica della lunga processione, quella sofferenza d’amore che è la caratteristica delle anime del Purgatorio protette dalla Madonna del Carmine. Splendido l’addobbo floreale nel triduo, affidato come di tradizione alla Ditta “Giardino Cibelli” di Francesco Rocco. Un ricordo dell’indimenticato maestro fiorista Vincenzo Cibelli, la cui arte è portata avanti dal nipote Francesco Rocco, contribuendo a rendere sempre più importante e notevole l’arte floreale della ditta presente sul territorio salernitano dal 1913. Il gran concerto bandistico Città di Salerno ha firmato anche la sera della vigilia, con un concerto, che ha avuto ben tre momenti, il sinfonico con l’ ouverture della Carmen, il suo “straordinario baccano da circo” come definiva Nietzsche l’inizio del preludio al primo atto di “Carmen” che attacca con lo show dei piatti–quel contrasto così sorprendente quel doppio percorso sul quale si muoverà il lavoro: l’atmosfera brillante e la tragicità incombente, che è sfociato nel brano successivo l’Habanera, Sfida e Amore della bella sigaraia, affidato ad un giovanissimo flicorno soprano. Cambio di scena con lo struggente preludio della Traviata un flashback della vita di Violetta che ritroviamo Violetta nelle scene festose, del primo atto con il brindisi, in cui è entrato in scena il tenore Achille Del Giudice, al fianco del soprano Annalisa D’Agosto, il quale poi, spogliatosi del frac di Alfredo ha indossato il cappello piumato del Duca di Mantova e della sua sfrontata cavatina “La donna è mobile”. Annalisa D’Agosto, ha quindi elevato la preghiera di Floria Tosca, il celeberrimo “Vissi d’arte”, per poi fare un passo indietro con la Norma e l’aria più celebre, “Casta Diva”, con le sue modulazioni arpeggiate che passano per posizioni non stabili e si definiscono nella tonalità di Fa maggiore, per poi cedere la scena al flauto di Simone Mingo. Testimone al tenore che si è calato nei panni di Turandot nel punto in cui la partitura esce allo scoperto, grondante di suoni, splendente di impasti ferrigni e luci adamantine, stellari, con l’acuto del “Nessun Dorma!”. Pubblico in visibilio, poiché i due cantanti non hanno offerto alcun appiglio alla critica non commettendo alcuna sbavatura, in arie di non semplici esecuzione. Quindi la terza parte con un indovinato canzoniere napoletano, che ha salutato anche la partecipazione del pubblico, su amatissime melodie, da ‘ O paese d’ ‘o sole a ‘O marinariello, con strumentale La danza di Gioachino Rossini, del quale in prima battuta sono state eseguite anche le ouverture del Barbiere di Siviglia con solo di flicorno baritono sull’aria di sortita di Figaro “Largo al factotum….” di Pasquale Mosca e de’ La gazza ladra, un vero fuoco d’artificio. Applausi calorosi, ‘O sole mio, con la banda le cui redini sono state tenute con mano leggera e consapevole da Luca Gaeta e preghiera in musica dedicata alla Madonna, che sempre protegga tutti vigile e amorosa.