di Alberto Cuomo
Due interviste si sono susseguite quasi al modo di una staffetta in cui padre e figlio si sono scambiati il testimone, chi sa ad alludere ad altre staffette. La prima a Vincenzo De Luca sul Corriere, la seconda a Piero De Luca sui quotidiani locali. Entrambe le conversazioni giornalistiche si sono riferite alla città di Salerno, l’una, rivolta al passato, si è soffermata sulla sua presunta nuova e migliore identità determinata dalla politica deluchiana, l’altra, guardando al futuro, sui venturi cambiamenti, grazie agli interventi previsti dall’intervistato, non si sa bene in quale veste. Il carattere narrativo di padre e figlio è il medesimo: “pippe e palle” varie sparse, onde esaltarsi e mostrare ancora una forza da giocare sul tavolo degli accordi interni ed esterni al Pd. Nell’intervista a Vincenzo De Luca scopriamo che avrebbe voluto essere medico, sebbene, iscritto alla facoltà di medicina, abbia fallito, tanto da cambiare indirizzo dopo tre anni per laurearsi con De Giovanni, bassoliniano qual era lui, in Filosofia. Poi la solita tiritera ormai consunta: “Chi si è chiesto come mai abbiamo a Salerno i grandi nomi dell’architettura contemporanea? Ricardo Bofill, Oriol Bohigas, Zaha Hadid… Venti parchi pubblici, una città illuminata, anche il contestato Crescent con la sua piazza immensa è bello. Abbiamo ripulito aree di degrado, ridato una identità a una città che non era nulla.” Senza dire quanto siano costati ai cittadini quei nomi (si pensi che il disegnino di Calatrava per il porto Arechi è costato due milioni di euro) Bofill, di cui non parla alcuno storico o critico dell’architettura se non per dirne male, ci ha rifilato, grazie a De Luca, un progetto redatto per altre città con un colonnato hitleriano, oltretutto falso, laddove Hitler avrebbe voluto colonne vere in granito. Bohigas è costato una enormità per un piano urbanistico redatto in chiave speculativa dagli uffici comunali cui l’architetto spagnolo ha fatto da coperchio. E Zaha Hadid, che ha prodotto a Salerno il suo più brutto progetto, sta ormai declinando nell’interesse degli architetti e del pubblico come pura manifestazione della moda. Per non dire della cittadella giudiziaria, un insieme di scatole poco funzionali ritagliate dal progetto del palazzo di giustizia per Barcellona, ovvero del suo progettista Chipperfield, che ha tentato di evadere un milione di Iva per la sua esorbitante parcella, 10 volte maggiore di quella calcolata per i progettisti originari (se ne saranno accorti i dottori Michelangelo Russo e Rosa Volpe?). Quanto al fatto che Salerno “non era nulla” De Luca deve aver rimosso che è stato assessore a rimorchio dei socialisti, di Giordano, di cui ha ripreso i progetti, forse per rimuovere anche il fatto di essere diventato sindaco in seguito all’ingiusto arresto del suo predecessore. E non solo. Come forse non sa il nostro ex sindaco, pure laureato in filosofia, Salerno ha una storia millenaria, che semmai è stata offesa dal tanto cemento da lui consentito per “arricchire”, chi sa perché, i 4 o 5 costruttori che gravitano intorno a lui. Il cemento che è stato favorito proprio dalle costruzioni dei presunti archistar, le quali hanno fatto da paravento ai tantissimi brutti edifici progettati dai mediocri tecnici legati in qualche modo a De Luca. Anche il verde, di cui si vanta nell’intervista, i parchi, non sono che brutture progettata da “paesaggisti” sciatti, come è per la villa comunale “restaurata” con incongrui banani in sostituzione di salici e palme, o per il parco di Mercatello, una stupida boscaia che ha sostituito i bei frutteti originari, i quali ben potevano essere utilizzati con il solo disegno dei viali, coinvolgendo i cittadini nella cura degli alberi, come avviene in molti paesi. Nell’intervista il presidente regionale ha avuto ritegno a parlare di sanità, anche se si è sempre vantato di aver migliorato il sistema sanitario regionale, mentre in realtà realtà le cifre lo sbugiardino. Nel solo 2023 infatti la Campania ha speso per i cittadini che sono andati a curarsi fuori Regione 403.733,891 milioni, mentre per la mobilità sanitaria attiva ha incassato 175.261,46 milioni, con un saldo negativo di oltre 228 milioni (fonte Il Giornale) sì da potersi dire che ogni anno la Regione spende mediamente 250 milioni per pagare gli ospedali di altre regioni che assistono i campani. L’intervista a Piero De Luca, sebbene più sobria, lascia emergere a sua volta la volontà di gettare polvere negli occhi dei cittadini con promesse illogiche. Per far dimenticare ai tifosi della Salernitana il mancato adattamento dello stadio, Piero parla così di un “nuovo Arechi”, di fatto una “leccatura” dei prospetti esterni più che una rifunzionalizzazione, oltre a un presunto stadio provvisorio, il campo Volpe, che sarà ampliato abbattendo il Palatulimieri. E qui il contradditorio impegno alla sua ricostruzione e alla ripresa dei lavori del palazzetto, che, se realizzato, renderebbe inutile un’altra palestra per la pallavolo e pallamano. Il libro dei sogni fa poi segno ad un ulteriore palazzetto nel parco del Mercatello, un’idea caldeggiata dal compianto Alfonso Siano, ex cestista e promotore del basket, consigliere del sindaco De Luca che mai volle realizzare il suo progetto a costo 0. La citazione, infine, del progetto per la cava d’Agostino, destinata ad accogliere altre strutture sportive, non rivela che la società di progettazione è costituita da ingegneri e produttori di cemento, laddove il progetto vede solo una macchia di colore verde in cui è immessa un’altra macchia celeste, che deve essere forse un laghetto. Insomma, mentre nella nostra città lo sport langue grazie alla disastrosa politica deluchiana, i cittadini dovrebbero credere a Piero De Luca che prospetta una “città dello sport”…ma ci faccia il piacere!