Continua la nostra battaglia per ritornare a suonare nonostante i teatri chiusi. Al nostro fianco il compositore Enrico Renna affinchè possa anche generare un effetto stimolante per quegli gli storici processi di committenza e di pratica vocale/strumentale come le schola cantorum possano trovare nuova vita, restituendo dignità agli artefici e alle loro opere.
Di Enrico Renna
“O Patria mia vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo…”
Così cantava il sommo Poeta recanatese due secoli fa. Uno spazio immenso ci separa da quel periodo, eppure oggi avremmo ben più solidi motivi di lagnanza. Chi promuove, chi sostiene la cultura, le arti, chi? Noi, terra feconda di genio, di creatività, oggi avvilita da un mercato così perverso e invasivo da permeare i gusti, le tendenze, insomma le menti delle giovani generazioni. Quando diremo: basta! La cultura, l’arte, la bellezza non è quella che i mercanti di svago vendono protervamente, sfruttando i mezzi di comunicazione di massa come veicolo d’illusori valori per trarne solamente, bassamente profitto! Quando diremo: basta! Quando le nostre classi dirigenti prenderanno coscienza dello scempio che si va compiendo, qui, nell’Italia culla della musica, della letteratura, della filosofia, della scultura, della pittura e via dicendo? Quando? Ahinoi, ci lamentavamo ai tempi della nostra effervescente giovinezza di artisti in erba, negli anni ’70/’80, dei nostri governanti, e motivi ce n’erano già, certamente, ma io ricordo tra di loro persone di spessore culturale notevole, frequentatori del Bayreuther Festspiele, per citarne uno. Dove sono? Quale sensibilità verso la cultura, le arti, oggi? Ma forse non si è ancora capito che queste categorie dello spirito non si misurano in termini di numero di spettatori? Che le piazze piene non sono sinonimo di qualità? Sissignori, qualità, perché l’arte, la cultura è una questione di qualità ed è compito delle classi dirigenti preoccuparsi della crescita culturale di un popolo, del proprio popolo! E la Chiesa di Roma? Ha avuto un papa musicista, attento a questi aspetti, come Benedetto XVI, purtroppo messosi da parte, laddove si coglieva la fragilità già presente nel dettato del Concilio Vaticano II relativamente agli aspetti della cosiddetta musica sacra. Che la Chiesa allora riprenda nuovamente il ruolo fondamentale che ha sostenuto per secoli e secoli! Ora, nel contingente, ci appare chiaro che la proposta partita sul quotidiano Cronache di Salerno, dalla penna sapiente di Olga Chieffi, di fare musica sacra nelle chiese, vista l’impossibilità di utilizzare altre occasioni per via delle restrizione governative, sia la benvenuta, anzi che possa semmai generare un effetto stimolante affinché gli storici processi di committenza e di pratica vocale/strumentale come le schola cantorum possano trovare nuova vita, restituendo dignità agli artefici e alle loro opere.