di Salvatore Memoli
In uno spazio molto ridotto sorgono due importanti luoghi di culto di cui Salerno é fiera. Da un lato, l’Arciconfraternita Santuario Maria SS del Carmine, con la sua importante storia religiosa e cittadina, dall’altro la Chiesa dedicata a Maria SS Immacolata. Sono due importanti Chiese che raccolgono la devozione dei salernitani per la Madre di Dio. La Chiesa dedicata a Maria SS. Immacolata é sorta nel 1904, la posa della prima pietra é del 6 ottobre 1904, benedetta da Mons. Bernardino Di Milia. Annesso fu costruito il Convento dei PP Cappuccini che avevano individuato Salerno come luogo per riorganizzare l’Ordine, dopo le soppressioni ed innumerevoli difficoltà della Comunità Provinciale. Fu scelto questo fondo rustico dove risiedeva l’antica Villa Baiona, da cui i salernitani continuano a dire ‘a scesa da villa’, di proprietà del Marchese Rossi. La presenza di frati autorevoli e benvoluti, tra cui Rocco Cocchia, Domenico Cocchia, Evangelista Di Milia e Bernardino Di Milia, tutti Vescovi, aiutò l’idea di costruire un grande Convento, un pò fuori dagli usi cappuccini. La stessa Chiesa é lunga 40 metri e larga 11.40 ha una superficie di 456 metri quadrati e può ospitare 1000 persone! É una chiesa che si discosta molto dalle piccole chiese dei conventi di periferia, per questo ha sempre avuto un ruolo importante nella vita della Chiesa e della Città di Salerno, diventando parrocchia nel 1937, per territorio staccato dalla Parrocchia di S. Pietro in Camerellis. Nello stesso complesso cappuccino fu trasferita da Eboli la Curia Provinciale dell’Ordine Cappuccino che ha governato per tanti anni i conventi della Provincia Salernitano-Lucana, un tempo una provincia con altissima densità di religiosi e di conventi. La Chiesa ed il Convento hanno avuto differenti impegni ma si sono sempre supportati ed integrati per il bene della popolazione. Nella Chiesa, la cui volta fu decorata con motivi geometrici e floreali, ripetuti lungo gli archi, le lesene e le vele delle finestre, ad opera del pittore genovese A. Delle Piane, nel 1948, ha una posizione centrale, sopra l’altare maggiore, con marmi di colori diversi, il trono della statua dell’Immacolata Concezione. La statua raffigura una donna slanciata che poggia su di un globo terrestre, circondata da cinque angeli, mentre con un piede schiaccia la testa del serpente. Da sfondo c’é un dipinto di Pasquale Avallone di oltre quaranta angeli. Chiesa e Convento hanno visto avvicendarsi frati di vita Santa, predicatori di fama, studiosi di teologia, testimoni di Fede viva, fratelli di tutti e laici impegnati che hanno dato vita a molte associazioni, il terzo Ordine, la Gifra, Gruppi di Preghiera, Azione Cattolica che sono stati trasmessi per generazioni. La Parrocchia, vasta per territorio e per numeri di fedeli, crescente, supera i 10.000 abitanti. Le sue opere sociali sono conosciute ed apprezzate; tra le tante, le Missioni nello Zaire Congo, l’assistenza religiosa degli ammalati negli Ospedali Riuniti e nelle case di cura, la Mensa per i più svantaggiati, il Monumento a San Francesco posto nell’omonima piazza di Salerno. La vitalità dei Cappuccini e delle attività parrocchiali si segnala ancora come segno distintivo di una comunità attenta e generosa, di cui la presenza di tanti illustri cappuccini che hanno dato testimonianza viva in ogni campo, risulta essere la nota più bella di questo importante complesso religioso, al centro della città. Tra i frati ricordo l’amico P. Candido Gallo che sollecitai pressantemente, occupandomi della pubblicazione, per la raccolta delle biografie di molti religiosi a cui aggiunse il ricordo di una laica francescana, di santa vita, Maria Calicchio, orgoglio dei Cappuccini. La penna elegante, attenta, precisa e meticolosa ci regalò un documento che tutti dovrebbero leggere “ Cappuccini del ‘900 in Lucania e nel Salernitano”- 25 frati più una donna. La storia dei Cappuccini resta viva e custodita nella memoria dei Salernitani di oggi, la Chiesa e le sue opere ci parlano di una presenza che darà ancora tanto a Salerno. Niente andrà perduto, anche se il desiderio sarebbe quello di raccontare dei tanti particolari, vissuti in comunità con i frati. Salerno ha una grande memoria, sa riscaldare, con veraci sentimenti di gratitudine, il ricordo di tutti i frati e tutti i laici che continuano a vivere una storia bella di Fede francescana.