di Antonio Manzo
Conoscono più di un operatore di Borsa i momenti nei quali buttarsi nell’affare. E gli uomini legati alla camorra e alla ‘ndrangheta, soprattutto d’estate, si ripresentano sui porti del Cilento a gestire attracchi e banchine. Oltre i servizi collaterali per il turista. Capitano nella gestione dello storico ed incompiuto porto di Sapri, si presentano in quello di Marina di Camerota ben collegato a quello di Santa Marina di Policastro, Ma sono anche gli uomini che sedano o accendono gli scontri, come capitato nelle risse con feriti nel porto di Sapri o a Montecorice. Si tratta di scontri tra persone interessate alla gestione dei porti ai quali si affiancano pregiudicati che gestiscono le paci o rinfocolano le guerre. Indaga la procura della Repubblica di Lagonegro per gli scontri al porto di Sapri, a Montecorice quella di Vallo della Lucania. Dalle indagini approfondite sugli scontri si può risalire alle ragioni vere che li determinano.
I fascicoli della Procura nell’immondizia
Ma gli investigatori dell’Antimafia sono pronti a giurarti che nel “giallo” datato 2017 alla procura di Vallo della Lucania rientrassero anche quelle relazioni di servizio contenute tra la montagna di ottanta fascicoli finiti clamorosamente nella spazzatura. In pratica, c’erano anche i rapporti relativi alle presenze criminali nella gestione dei porti della costa cilentana. All’epoca, il procuratore capo facente funzioni Paolo Itri, che aveva sostituito Giancarlo Grippo collocato in pensione, avvertì gli ispettori ministeriali della avvenuta scomparsa di ottanta fascicoli. “E ‘una vicenda misteriosa – disse l’allora capo dei pm Paolo Itri poi trasferitosi alla procura Antimafia di Napoli – ma non abbiamo elementi per parlare di insabbiamento parte di qualcuno”.
Gli operatori ecologici di Vallo della Lucania non avevano alcun interesse ad “insabbiare” ottanta fascicoli giudiziari ma solo quello di caricarli a bordo del camion e ripulire gli uffici della Procura da quell’ammasso di carte. Tra le ipotesi emersero quelle del furto pilotato, della ricettazione o della sciatta dimenticanza. All’epoca non c’erano le regole subentrate con la riforma Cartabia che obbliga carabinieri e polizia a ricevere denunce o esposti in ben determinati orario d’ufficio prevedendo per ognuno di essi la copia da inoltrare al Portale del Servizio Telematico del ministero di Grazia e Giustizia.
Ma a Vallo della Lucania il giallo di otto anni fa non ha trovato ancora una soluzione, né giustificazione. Così oggi tocca ricostruire l’esistenza di presunti fascicoli sulla gestione dei porti. Affidandosi al ricordo di alcuni testimone dei luoghi interessati o, addirittura, alle ragioni degli scontri fisici tra operatori portuali a Sapri come a Montecorice. O, rintracciare elementi penalmente rilevanti nell’assurda storia all’italiana della gestione del porto di Camerota o di quello di Santa Marina di Policastro, comuni vicinori ma intrecciati da compromessi politici anche di natura economica.
Il dialogo giù al porto è netto, preciso e inconfondibile. Arriva al porto di Sapri un distinto signore della vicina Marina di Camerota. L’uomo viene accolto dalle domande di due uomini dall’accento calabrese. <Scusa, cosa devi fare?>. La risposta: <Debbo ripulire la mia barca prima dell’estate>. L’incedere categorico si tramuta in poche parole: <Qui, i lavori li possiamo fare solo noi>.– “la Regione Campania cedette al Comune, con decorrenza primo gennaio 2022, l’esercizio delle proprie funzioni amministrative sulla gestione del Porto di Sapri. C’è un nuovo passaggio nella vicenda del porto di Sapri che potrebbe essere alla base dello scontro della rissa al porto: il Tribunale di Lagonegro ha disposto la dell’area dove si trova il carroponte, ponendo fine al avviato a maggio scorso a causa di presunte irregolarità nella . La Guardia di Finanza di Sapri, guidata dal tenente Nunzio Tricoli, ha eseguito il provvedimento, restituendo l’area alla Regione Campania, che l’ha affidata temporaneamente al Comune. Il Consorzio , gestore storico, ha fatto una , sostenendo che la sua esclusione dalla proroga tecnica delle concessioni demaniali decisa a maggio dal Comune sia un atto discriminatorio.
Al momento l’area dissequestrata è tornata disponibile per la collettività, ma resta legata alla risoluzione dei contenziosi in corso. La magistratura prosegue inoltre le indagini per verificare eventuali responsabilità e la regolarità delle procedure amministrative adottate finora.
Sapri, la rissa al porto
È di pochi giorni fa l’episodio drammatico al porto di Sapri con quattro feriti dopo una colluttazione tra gli esponenti di due famiglie interessate da anni alla gestione del porto. Si tratta delle famiglie Giannetti e Ferraro. Ferito anche il marito di una consigliere comunale di Sapri, Anna Marmo che ora dice ai microfoni di Rete 7: “Sono scossa, agitata e impaurita. Ho paura. Ho chiamato i Carabinieri di Sapri ma mi sono vista sola, perfino al pronto soccorso dove davanti all’ospedale minacciosamente e a forte velocità sfrecciava un’auto presumibilmente occupata da chi aveva partecipato alla rissa”.
La gestione del porto è nelle mani di boss della ‘ndrangheta calabrese, tanto da far citare ai sapresi l’interesse di Francesco Muto di Cetraro che visse al soggiorno obbligato nella vicina Acciaroli. Ma i Muto smentiscono decisamente sostenendo che si tratti solo di millanterie.
Altra rissa misteriosa, sulla quale non è stata fatta luce, è stata quella che, quattro anni fa, ferì il vice sindaco di Sapri, Daniele Congiusti: una rissa che si è scatenò sul lungomare e nella quale rimase coinvolto. Congiusti, noto ristoratore saprese e riconosciuto amministratore locale con ampia delega operativa, riportò la frattura di tre costole. I fatti, all’epoca, furono rubricati in una rissa per futili motivi.
Fuori dalle dicerie conviene riprendere gli atti giudiziari che confermano la presenza a Sapri di boss della ‘ndrangheta. Marcello Pesce era un soggetto molto attivo e partecipe alla vita di Sapri, perché capiva pure di politica. Sul finire degli anni ’80 e nei primi anni ’90, Marcello Pesce si interessava delle campagne elettorali sponsorizzando l’allora P.S.I. (partito socialista italiano), con riunioni di politici socialisti calabresi di primo piano nella saletta riservata di un bar del suo paese, Rosarno. Ma il calcio fu la sua passione, portando a Sapri il modello calabrese delle ‘ndrine locali che controllavano il calcio dilettantistico dove la possibilità di ripulire soldi sporchi era evidente e molto appetita. Di Sapri era nativo quel Salvatore Mancuso leggendaria figura nel mondo criminale che gestiva la cocaina con la ‘ndrangheta dalla Colombia.
Passano poche sere dai fatti di Sapri e si registra una rissa al piccolo porto turistico di San Nicola a Mare, nel Comune di Montecorice. Una violenta lite è scoppiata per la gestione dei posti barca. Un uomo avrebbe cercato di investire con una vettura alcuni dipendenti della cooperativa a cui è affidato proprio il servizio. Il piccolo porto di Montecorice ebbe notorietà quando fu al centro di una maxi speculazione edilizia con un villaggio turistico, poi fallito alla quale si opposero gli amministratori dell’epoca Giuseppe Tarallo, sindaco di Montecorice e Angelo Vassallo. Ma proprio su questo piccolo porto turistico, il pregiudicato Umberto Damiani, poi scagionato per l’omicidio del sindaco-pescatore, gettò una pistola a mare, proprio il giorno dopo l’omicidio, telefonando ad un uomo e protestando “che cazzo di pistola, mi hai dato. Non sparava”.
Marina di Camerota una storia da “Bocconi”
A Marina di Camerota c’è la storia all’italiana degna di uno studio della università Bocconi. Il porto è gestito da una società retta dall’ex titolare di una società del Comune fallita per diversi milioni di euro. Il manager del fallimento è diventato manager della nuova società. La storia è questa, vale la pena riproporla. Fallisce la società mista che gestisce il porto di Camerota. Ma subito dopo, la Camerota Yachting Service srl, legata a ex dirigenti della società fallita, vince il tender del 2018 e il recente Tender 31696 (registrato il 20 marzo 2025), ma operava già sotto deroga dal dicembre 2024, sollevando dubbi.
Nello scandalo “Kamaraton”, Nasce così un caso complesso nella gestione dei servizi portuali.
La società gestisce i servizi portuali di Camerota e’ con l’ultimo presidente, Ciro Principe, nominato nel 2017 dall’ex sindaco Antonio Romano e confermato nel 2018 dall’attuale sindaco Mario Salvatore Giuseppe Scarpitta. Nel settembre 2023, il Tribunale di Vallo della Lucania dichiara il fallimento della società, con debiti totali che ammontano a oltre 1,3 milioni di euro. Il Comune di Camerota, pur essendo il principale creditore, non si presenta nell’insinuazione al passivo, lasciando spazio a interrogativi sulla sua gestione e supervisione.
Nella primavera del 2018, l’amministrazione comunale predispone un bando per la gestione dei servizi portuali, che viene vinto dalla Camerota Yachting Service SRL, costituita l’8 marzo 2018. Le quote della nuova società sono suddivise al 50% tra Ciro Principe e Valter Ciociano già socio di minoranza espresso da sindaco Scarpitta, con Principe come amministratore. Questa continuità con la dirigenza precedente solleva subito sospetti di conflitto di interesse.
Successivamente, gli affidamenti alla Camerota Yachting Service SRL sono stati prorogati senza predisporre nuovi bandi, nonostante l’Autorità Nazionale Anticorruzione avesse invitato il Comune a non utilizzare lo strumento della proroga. Il Tender 31696, avviato il 7 giugno 2024, riguarda la concessione di un’area marittima di 18.420 mq per attività di ormeggio, aggiudicata alla Camerota Yachting Service SRL per 1,757,616.54 euro l’unica partecipante alla gara, senza concorrenti.
Proprio sul porto di Marina di Camerota avvenne lo scontro, anche filmato, con l’aggressione del sindaco Mario Peppe Scarpitta al vice-comandante della capitaneria di porto Massimo Angeloni. In occasione della Corsa del Mito.
In tutte le storie non c’è lo Stato o che arriva sempre in ritardo rispetto a quel che accade con la gestione della cosa pubblica, spesso ipotecata da fenomeni criminali. Eppure si tratta di comuni costieri dove d’ di tutto: dalle Capitanerie di Porto ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza. Vedono e, spesse volte, si girano dall’altra parte.





