di Andrea Bignardi
Via Masuccio Salernitano fino a non molto tempo addietro era nota con il toponimo alternativo, conferitogli dal folklore popolare, de “o’vic’ d’i’ cascavall”, per via della sua estrema vicinanza al mercato della rotonda oggi scomparso e per la presenza di botteghe principalmente dedite alla vendita di prodotti alimentari. Oggi molto è cambiato rispetto anche a solo un ventennio fa: tra i tanti localini che impreziosiscono il vicoletto, uno di quelli che spicca maggiormente è senz’altro l’osteria Angolo Masuccio, nata dall’ iniziativa dello chef-patron Gianuca Liguori nel 2007. Giovanni, perchè hai dato vita a questa trattoria e soprattutto qual è la sua filosofia? “Dopo una lunga gavetta in cucina, che mi vide anche operare per un breve periodo a roma, tornai a Salerno e notai questo piccolo angoletto, che oltre ad essere molto centrale era al tempo stesso abbastanza tranquillo e defilato. Dopo aver fatto la corte ai precedenti gestori, sono riuscito, undici anni fa, a mettermi in proprio puntando sulla mia visione culinaria, ovvero quella di portare in tavola una proposta classica ma al tempo stesso rivisitata. Ad aprire questo piccolo locale, ed a gestirlo, inizialmente fummo in due: era abbastanza complesso riuscire a gestire i flussi turistici di una città che allora forse più di adesso era in grande espansione. Poi, con il tempo, ci siamo riorganizzati allo scopo di essere sempre più preparati a ragionare su numeri relativamente grandi oltre che su una clientela non più solo locale, ma anch regionale, nazionale e perfino straniera. E quali sono i piatti che reputi siano maggiormente espressivi della tua arte culinaria? Uno dei nostri piatti forti è senz’altro il maialino con le nocciole su insalata al balsamico. Puntiamo anche molto sul pesce azzurro, lavorando la lampuga, la palamita, lo sgombro, che proponiamo ad esempio im
panato e grigliato con una salsa allo yoghurt greco e menta per rinfrescare un po’ il piatto. Specie nel periodo invernale lavoro molto con il tartufo, sia nero che quello bianco di Spoleto, che propongo in abbinamento alle alici salate cetaresi con uno spaghettone artigianale di Gragnano. Possono sembrare piatti un po’ azzardati, ma in realtà al palato risultano, a mio parere, molto gradevoli: questo nostro modo di proporre una cucina territoriale un po’ diversa dal solito ci ha fatto apprezzare da tanti visitatori, soprattutto nel periodo delle Luci d’Artista. Infatti venerdì (domani per chi legge, ndr)si accenderanno le Luci: qual è stato l’impatto sul tuo locale di questa manifestazione? E’ un evento, quello delle Luci d’Artista, che indubbiamente come categoria professionale ci ha avvantaggiati: è stato un volano che ci ha consentito di essere più visibili anche nel resto dell’anno. Tuttavua, servirebbe un po’ più di attenzione da parte dell’amministrazione alla pulizia delle strade, per rendere la manifestazione ancor più gradevole.