di Aldo Primicerio
Sono andato a leggermi la NST, National Security Strategy, la Strategia di Sicurezza Nazionale. A pensarla è stato Donald Trump, e poi pubblicata su Defense One, la testata più importante tra quelle specializzate sulla difesa del Paese. Chiunque può leggerla su Internet digitando defenseone.com. Ma perché mai dedicarmi a cose così complesse e ritenute apparentemente un pò distanti dall’interesse dei lettori? Perché invece non è così. Innanzitutto perché è in gioco la stabilità, la pace, il rischio per la vita di ognuno di noi e delle nostre future generazioni. Siamo tutti coinvolti. E poi a spingermi due articoli, uno di Sergio Caserta e l’altro della Redazione Esteri de Il Fatto, ormai forse il giornale più disinvolto, coraggioso, obiettivo e spregiudicato che circoli nel nostro Paese. Nel leggerne le righe si provano reazioni diverse. Forte curiosità, interesse, ma anche stupore ed un sottile timore che ti prende dentro. La Casa Bianca minimizza le teorie ed i programmi che vi vengono disegnati. Ma intanto le parole parlano da sole e non ci sono smentite. Dalla strategia emergerebbe il progetto di indebolire l’Unione Europea, ormai nel mirino del biondone a stelle e strisce. Sarebbe, secondo lui, responsabile dello sfruttamento economico degli Usa, di difesa ad oltranza dell’immigrazione e, con il suo Digital Services Act (DSA), di minaccia alla libertà di espressione sui socialnetwork. Infatti tra poco scriveremo anche di Elon Musk.
Ma perché Trump detesta così tanto l’Europa? Da alleato indispensabile a rivale strategico. L’economia del risentimento. Elon Musk. La dipendenza energetica
La verità è che la relazione tra gli Stati Uniti e l’Europa, un tempo pilastro mondiale, sta attraversando una fase di erosione strutturale. Il secondo mandato di Donald Trump è connotato da una visione del mondo in cui l’UE non è più considerata un alleato indispensabile, bensì un rivale strategico, un parassita della sicurezza e un esperimento burocratico in fase di decadenza, anzi come lo specchio di un declino inaccettabile. E non è solo un fatto culturale. Lui sostiene che nazioni che non controllano i propri confini o che non mantengono la propria identità non possano essere alleati affidabili. E’ il cosiddetto “Trump Corollary” alla Dottrina Monroe. La potenza americana deve spostare il baricentro verso il controllo totale dell’emisfero occidentale.Ed ecco quindi l’UE declassata a teatro di importanza secondaria. E di lì la cosiddetta economia del risentimento, con i dazi. la rinegoziazione dei patti, gli attacchi non tariffari. E poi Elon Musk. E’ diventato un catalizzatore di questo scontro. Quando l’Unione Europea inflisse a X una multa di 120 milioni di euro nel dicembre 2025, per violazioni del DSA legate alla trasparenza e alla verifica degli utenti, l’amministrazione Trump reagì denunciando l’UE come un “censore digitale”. Il Vicepresidente JD Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio hanno inquadrato la multa non come una questione di conformità legale, ma come un attacco diretto ai valori americani e alla sovranità tecnologica degli Stati Uniti. Un altro elemento di attrito Usa-Ue è la nostra dipendenza energetica dalla Russia. E poi c’è il disprezzo di Donald per Francia e Germania, i due paesi più liberali e sovranazionali dell’Europa.
Così si spiegano le relazioni strettamente bilaterali con i Paesi che con Trump condividono visioni nazionaliste e sovraniste: Ungheria, Italia, Austria, Polonia
Viktor Orbán è diventato il principale esempio di leadership europea. Trump lo vede forte intelligente e potente. E’ l’immagine che lui ha anche di Giorgia Meloni. Lui vede l’Unione Europea sulla soglia del disfacimento, della cancellazione della propria civiltà. E l’Italia, Stato fondatore dell’Ue e membro del G7, gli appare come il Paese europeo ideale da allontanare dall’attuale Ue, perché funga da “cavallo di Troia” in un’Europa in cui ingerirsi per smantellarla e ricostruirla su basi nazionaliste e sovraniste. L’obiettivo più ampio è un nuovo ordine mondiale, dove protagoniste si candidano le nuove grandi potenze Cina e India. L’ NST, il National Security Strategy leggibile su Defense One è stato già battezzato con la sigla C5, con i cinque grandi Usa, Russia, Cina, India e Giappone. Sarà estensibile ai meno grandi come Ungheria, Italia, Austria e Polonia, e poi a Israele ed Arabia Saudita, per diventare quindi una C11.
Il mondo, da unipolare retto da Usa, a sistema multipolare. Obiettivi democrazia, stabilità, fine delle guerre, pace. Dopo un 2025 annus horribilis
Trump sostiene di avere ereditato un mondo in crisi. Vero. Ma solo in fondo. E’ stato il primo anno della seconda presidenza Trump, il quarto della guerra in Ucraina, il terzo del genocidio palestinese a Gaza. Vecchie guerre proseguono e nuove “fioriscono” in Sudan, in Congo, in Myanmar, tra India e Pakistan, ed ora in Venezuela. Ed in questi mesi non si è fatto altro che parlare di riarmi, di leve obbligatorie, di lezioni su evacuazioni durante le gite scolastiche, di gite nelle caserme. La nostra premier, come la chiamano impropriamente, alza la voce in Parlamento. Per giurare che mai un soldato italiano andrà in guerra. Ma a quale guerra si riferisce? Non si sa. Un giuramento inutile. Primo perché l’art. 11 della nostra Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Secondo perché, se inevitabile, in guerra dobbiamo andarci eccome. Intanto anche lei, come altri leader, corre verso l’orlo dell’abisso. Con le armi sempre al centro. Si danno all’Ucraina, ci si riarma in casa, e per farlo si tagliano welfare, servizi pubblici, si negano aumenti, tranne agli evasori fiscali a cui si condona tutto. Ed in questo annus horribilis vediamo scorrere davanti a noi cose mai viste: sovranismi, populismi, reazionarismi, intolleranze razziali, smantellamento del welfare e di una sanità finora invidiata da tutto il mondo, attacchi di questa politica insensata persino alla magistratura definita comunista. Tutto questo si origina dalla nuova destra reazionaria mondiale degli Usa di Trump. Ne fu antesignano già tanti anni addietro Marco D’Eramo con il suo libro “Dominio, la guerra invisibile dei potenti contro i sudditi”: Ed anche noi qui a chiederci cos’è che davvero lega in maniera così forte il nostro Presidente del Consiglio al Presidente Usa e viceversa. Affinità ideologiche? Italia ponte tra Usa ed Europa? Convergenze strategiche, energetiche, militari? Attenzione perché tutto questo non è privo di rischi per il nostro Presidente e per il nostro Paese. La sfida dei dazi ad esempio, ma anche un eventuale distacco dai partner Ue forti come Francia e Germania. Insomma tra Meloni e Trump una danza a due, dove però soprattutto noi, cittadini italiani, rischiamo di restare isolati da un’Europa che abbiamo contribuito a far nascere, e che non starà a guardare.





