INTELLETTUALI E CORVI - Le Cronache Salerno
Salerno

INTELLETTUALI E CORVI

INTELLETTUALI E CORVI

Alberto Cuomo

 

Ed ecco venir fuori la solita invocazione agli intellettuali, ritenuti assenti nel contrasto a De Luca, da parte di giornalisti-intellettuali che non si accorgono di appartenere ormai al bestiario delle figure mitologiche, come l’unicorno o il minotauro, buone solo per le favole ai bambini al fine, la sera, di farli addormentare. Già, perché coloro che invocano gli intellettuali, tra i quali annoverano sé stessi, con la crocchia di amici i quali si parlano addosso su inutili riviste paleomarxiste bagnate nei fuochi nolani, non si sono accorti che gli “intellettuali”, quelli di cui scriveva Gramsci, impegnati a delineare nuovi miti per il proletariato, se mai sono esistiti, sicuramente non esistono più. Un errore della fu-sinistra, quello di ritenere esistano gli intellettuali “impegnati” che, non a caso, compì anche De Luca, a sua volta postcomunista, all’atto del suo insediamento quale sindaco di Salerno. A chi era rivolto infatti l’invito “arricchitevi, arricchitevi” e cosa sottintendeva? Molti (tra i quali lo scrivente) sono stati malevoli interpretando quell’appello fosse rivolto a meri speculatori, mentre, chi sa, esso era dovuto alla medesima miopia di quanti oggi chiamano alle armi gli “intellettuali” contro il declinante sistema deluchiano. Da provinciale che aveva seguito, come assessore, il cosiddetto grande progetto socialista per la nostra città, il buon Vincenzo, eletto al primo scranno in sostituzione di Giordano, forse ritenne fosse venuto il suo turno di pensare alla grande per il nostro piccolo borgo cittadino. Di qui la chiamata agli imprenditori per arricchirsi, ma anche, indirettamente, agli intellettuali, di approntare indicazioni tecnico-politiche rivolte ad offrire valore a Salerno, in proseguimento del progetto elaborato, si diceva comunemente, da Carmelo Conte. Aldo Bianchini due anni fa, ha messo in luce la contraddizione di quel progetto non avvedendosi, in quanto non esperto in materia urbanistica, che la contraddizione fosse solo di Conte e dei suoi tecnici. Bianchini ha sostenuto infatti che la cosiddetta “manovra urbanistica”, ovvero i 120 tecnici coinvolti e appartenenti a tutti i partiti, fosse in conflitto con la nota delibera 71 voluta da Giordano per bloccare altre cementificazioni in città. In realtà la delibera 71 era perfettamente in linea con la “manovra” la quale, anticipando un concetto poi malamente proposto da Bohigas, prevedeva un nuovo Piano per Salerno invece che fondato su nuove costruzioni, sul “recupero” (L.457/78) di servizi e fisico, dei quartieri salernitani. Di qui, nel desiderio di “recuperare” la città e la sua storia, la volontà di Giordano e di Enzo Napoli assessore all’urbanistica (il quale legandosi poi a De Luca ed ai sui fantasmagorici progetti per la “città europea” ha smentito sè stesso) di evitare nuove costruzioni. E di qui anche l’indisponibilità di Conte a bloccare l’edilizia che lo indusse a pensare ad un “direttorio” della manovra che vedeva la presenza dei suoi tecnici più fedeli, Galdi, Amatucci e Giannattasio, con il probabile mandato di boicottarla, esautorando, in un ruolo secondario, chi – lo scrivente – aveva pensato la manovra stessa. In un certo senso potrebbe ritenersi che, i magistrati salernitani e la loro tangentopoli, arrestando Giordano, abbiano aperto la strada, sia pure inconsapevolmente, al progetto di nuove costruzioni posto nel disegno di Conte e messo in atto, attraverso il socialista spagnolo Bohigas, da De Luca. Questa vicenda mostra come, quando gli intellettuali sono illuminati sono altresì accantonati e perdenti, sì che non valga appellarsi ad essi se non per utilizzarli quali paravento per una politica speculativa, come ha fatto De Luca, anche fosse stato animato da buone intenzioni. Del resto già nel 1965 Alberto Asor Rosa, nel suo saggio “Scrittori e popolo” mostrava come in Italia non vi fosse una letteratura intesa a fondare valori borghesi o popolari, sì che, dal punto di vista intellettuale, il nostro paese restasse l’Italietta piccoloborghese del fascismo. Asor Rosa farà parte nel ‘69 con Tronti, Cacciari, Tafuri e Negri dei fondatori della rivista “Contropiano” in cui, dichiarata la fine del marxismo dialettico, si tentava di aprire nuove strade di intelligenza e pensiero alternativi. Indicativamente ai fini di questo discorso, nel 1966 usciva il film di Pasolini “Uccellacci uccellini”, magistralmente interpretato dalla inedita coppia Totò-Davoli, dove l’intellettuale gramsciano, raffigurato in un corvo, si rivela petulante, eccessivamente critico, tanto da indurre i due protagonisti ad ucciderlo e mangiarlo. Pasolini spiegherà che il film nato da una idea letteraria rappresentava nel corvo-intellettuale un saggio pedante e un filosofo. Solo in un secondo momento per tradurre l’idea in una sceneggiatura cinematografica pensò al corvo come all’intellettuale marxista superato dalla storia. Di fronte alla contraddizione di essere egli stesso un intellettuale con una visione derivante da Marx e non ritenendosi superato, teso come era a misurare il suo marxismo con la nuova società dei consumi ed il liquefarsi della classe operaia, pensò quindi, anche in un significativo gesto cinematografico, di far mangiare il corvo arrostito da Totò e Ninetto. Pasolini, si sa, utilizzava molto i simboli e, mangiare qualcuno, come è nell’antropofagia, implica la sua assimilazione, quella della sua forza o delle sue idee. Egli quindi mise in scena il superamento-assimilazione dell’intellettuale marxista noioso e antipatico, la cui voce risuona vecchia nel contesto della favola che richiede anche egli sia simpatico “così che l’essere mangiato alla fine ispiri due sentimenti equivalenti: il senso piacevole di liberazione dalla sua ossessione ideologica che vuol spiegare tutto e sempre, e la compassione per la sua brutta fine”. Liberiamoci di De Luca, ma anche dei presunti intellettuali.