di Rosa Coppola
Il suo nome è impresso su fascicoli quanto mai gravosi che evidenziano il livello di illecito nelle Pubbliche Amministrazioni e, più nel dettaglio, nelle Aziende sanitarie. Si tratta di Anna Chiara Fasano, magistrato presso la Procura del tribunale di Nocera Inferiore, impegnata in inchieste relative ad illeciti che si consumano nelle PA. E anche nel mondo sanitario. La professionista è la protagonista della puntata di ‘Cronache Salute’, andata in onda ieri sui canali social del quotidiano, con la quale abbiamo tracciato un bilancio di un mondo in chiaro-scuro. Una sanità “a giudizio”, quindi. Quali sono gli illeciti maggiormente alla sua attenzione? «Sicuramente le condotte più riscontrabili sono quelle di abuso d’ufficio, peculato, falso; esistono anche altri reati che chiamiamo reti ‘satellite’, ovvero spia per quelle condotte radicate nell’ambito sanitario. La condotta più riscontrata è scuramente quella di tipo induttiva: la tutela della salute è un campo delicato e non sempre si percepisce l’anti giuridicità. Pur di salvare il parente, l’amico, il familiare, si si prestano a richieste o atteggiamenti senza comprendere il disvalore o accettandolo pur di avere il riscontro positivo. La corruzione in sanità non è più un argomento tabù: i cittadini sono sempre più sensibilizzati (e sensibili) al tema, le leggi aiutano, l’Anac vigila. Tutto questo è bastato e basta per diminuire i casi di corruzione? E’ vero, il cittadino è più sensibile perchè il legislatore a monte è più sensibile. Il percorso è ancora da farsi ma il cittadino ha più tutele, si sente più sicuro rispetto alle denunce». Le denunce arrivano? «Sì, arrivano e anche firmate. In ambito sanitario arrivano dall’interno e riguardano le nomine, concorsi, incarichi, primari concorsi. La moneta di scambio più preziosa è il posto di lavoro. Seguono le assegnazioni di prestazioni professionali, specialmente sotto forma di consulenze. Entriamo nell’ambito del profitto e vantaggio. C’è il vantaggio di tipo sessuale, lo scavalcamento della fila d’attesa: merce di scambio. Mi è capitato di seguire questi casi. Molto spesso le indagini dei carabinieri, specie quelli del Nas che abbiamo imparato a conoscere, quella della Procura riescono a far emergere e bloccare reati perpetrati da operatori sanitari. La macchina giudiziaria procede ma le Asl lasciano al proprio posto quella persona oggetto di indagine. Il cittadino si sente demoralizzato. Cosa si sente di dire? «Quando si parla di magistratura, forze dell’ordine etc significa che il reato già si è consumato. Devo anche dire che vi è una difficoltà oggettiva: noi abbiamo sul territorio cinque ospedali e la relativa organizzazione è complessa. Difficile coprire l’intero territorio sia per i controlli a monte che e a valle. Non dimentichiamo che esistono commissioni ad hoc, esiste per i Medici anche l’Ordine professionale. Spesso nonostante indagini, si resta sempre allo stesso posto. Non cambia nulla. La magistratura segue il suo percorso, l’Asl la commissione interna: il tempo passa ma sembra non cambiare nulla e il cittadino si dente demoralizzato. La magistratura può avviare anche una inchiesta e su un certo grado di gravita indiziaria effettuare una richiesta di misura limitativa ma è anche vero che, attraverso l’articolo di giornale, il cittadino magari percepisce la notizia già come forma di colpevolezza del soggetto. La nostra Costituzione prevede che un soggetto in misura cautelare, per quanto un quadro di gravità importante, non è colpevole. E’ necessaria una condanna definitiva. Rimuovere un soggetto a condanna definitiva, il percorso giusto; una eventuale spostamento precedente non appare corretto. La Severino esclude per i politici la incandidabilità per il politico, forse il legislatore potrebbe introdurre un automatismo, un principio in più che a discrezione potrebbe evitare (a condanna definitiva) il ricoprire un ruolo dirigenziale. Con tutto quanto ne consegue». Negli anni recenti, la Corte dei Conti ha rilevato che in sanità “si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare con aspetti di cattiva gestione, talvolta favoriti dalla carenza dei sistemi di controllo”. Condivide? «Sì, l’ambito sanitario resta uno dei più complicati. Credo che oggi in un periodo ancora non post covid il percorso è ancora più esposto a infiltrazioni pericolose. Il cittadino ha una arma importante per combattere i reati in sanità, la denuncia. Se il cittadino inizia a fidarsi, le risposte arrivano. Una attività di indagine seria può farsi solo se qualcuno ci racconta i fatti circostanziati».