di Antonio Manzo
C’è un record nazionale ad Ariano Irpino, Alta Irpinia, dove la terra dura fa sposare da sempre chi ci vive con la ragione e la storia. Un record che vale la pena rilevare , e spiegare, in tutta la sua pienezza. La notizia nasce nella terra irpina dove la polpa della ragione non si è mai arresa alla durezza dell’osso per dirla mutuando la celebre frase coniata da Manlio Rossi Doria. Qui la parentesi tragica del terremoto ha fatto ricostruire case ma cementificato ancor di più il senso della identità civile e di religiosità. Il record: un vescovo, uno dei pochi in Italia e nel Sud, primo in Campania, ha avuto il coraggio di riunire pochi giorni fa il clero della sua diocesi per discutere il documento Fiducia Supplicans voluto e firmato da Papa Francesco. Lui è don Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino con la spalle un robusto lavoro pastorale da parroco e teologo delle “periferie”. Non ha dato retta a coloro che in Italia invitano alla cautela ad illustrare il documento perchè i vescovi, prim’ancora dei fedeli, sarebbero divisi e stanno litigando tra prudenza e cambiamento. Proporre al clero, aiutato da don Carlo Purcaro, di partecipare ad un momento pubblico di approfondimento su Fiducia Supplicans è stato un atto di ragionata sfida al conformismo dei tempi che vuole leggere il messaggio di Papa Francesco con lo spartito di una fisarmonica che suona a seconda della convenienza, se il suono che emette piace o non piace. E’ il clamoroso caso della Fiducia Supplicans che viene giudicato come un atto scismatico prodotto dal Papa secondo l’opinione di vari episcopati del pianeta. Ma chiaramente è la versione di quanti proseguono nell’attacco all’azione teologica e pastorale del Papa che chiede una Chiesa in “uscita” . Il silenzio seguito al documento papale sulla benedizione alle coppie irregolari o LGBT+ da parte dei vescovi italiani non può essere interpretato diversamente: sono rimasti storditi. Ma don Sergio Melillo ha sfondato il muro del silenzio e, seguendo le parole di monsignor Antonio Stagliano’ presidente dell’Accademia Teologica Internazionale, a parlato con onestà intellettuale di questo documento tenuemente favorevole alle coppie omosessuali, favorendone il più possibile, attraverso il suo clero, la conoscenza tra i fedeli e la solerte recezione. Don Melillo non ha voluto far passare sotto silenzio la Fiducia Supplicans, soprattutto per far capire che il mondo dei contrari è popolato da quanti sfruttano per attaccare l’impostazione del pontificato del papa Francesco . La Chiesa si trova di fronte a un conflitto tra una visione pastorale evangelico-sapienziale-profetica e una visione pastorale legata all’osservanza di rubriche, limitata a ciò che è consentito o non consentito, secondo regole stabilite una volta per sempre, come se fossero immutabili. E dietro a ciò – questione, forse, ancora più allarmante – si profila una sorta di paralisi intorno alle formulazioni dottrinali, come se esse non si fossero sviluppate nel corso della storia e non fossero chiamate a continuare ad evolversi, con tutte le trasformazioni necessarie, sempre «alla luce del Vangelo e dell’esperienza umana». La dichiarazione esprime chiaramente una motivazione e un’intenzione del magistero pastorale della Chiesa: resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione. Il punto da discutere non sono le benedizioni, quanto la comprensione antropologica, sacramentale e morale che segue cammini diversi con il rispetto della persona come persone, non come identità militanti (ad esempio la militanza LGBT). I detrattori, indipendentemente dai chiarimenti teologici, non saranno mai convinti: le passioni, compresa la più crassa omofobia, alterano la ragione, la prudenza e il discernimento auspicati dal papa. Ecco perché Ariano Irpino, in Italia, ha il vescovo-record: perché benedire le coppie gay è una risorsa pastorale.