Il trio Quodlibet tra gli incanti schubertiani - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Il trio Quodlibet tra gli incanti schubertiani

Il trio Quodlibet tra gli incanti schubertiani

Ripartono da Villa Farina in Baronissi, gli incontri “Musica con Vista” organizzati dalla Associazione Alessandro Scarlatti. Questa sera, alle ore 19,30 si esibiranno Vittorio Sebeglia al violino, Virginia Luca alla viola e Fabio Fausone al violoncello, interpretando musiche di Schubert e Beethoven. Per le escursioni nei dintorni visita al Frac dove è in essere la mostra fotografica di Armando Cerzosimo “Appunti per un’iconografia della canzone”

Di Olga Chieffi

Dopo aver goduto in luglio nel parco di villa D’Agostino Valsecchi a Cava de’ Tirreni del pianismo di  Anastasia Frolova, la quale ha offerto una chicca al pubblico presente la Fantasia su temi della Sheherazade di Rimskij-Korsakov, grazie al ritrovamento di un manoscritto non ancora edito e una lodevole interpretazione della Fantasia in fa diesis minore Op. 28 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, in cui è stata in grado di sfoggiare una rara tecnica del tocco che ha da far ricordare il fortepiano, si riprenderà questa sera, alle 19,30, la “Musica con Vista” organizzata dall’Associazione Alessandro Scarlatti dalla Villa Farina in Baronissi. Il direttore artistico, il flautista Tommaso Rossi, ha affidato la prestigiosa serata al Trio Quodlibet formato da Vittorio Sebeglia al violino, Virginia Luca alla viola e Fabio Fausone al violoncello. La serata principierà con il Trio D471 in Si Bemolle di Franz Schubert, datato 1816, certamente retaggio delle “schubertiadi”. In quest’ottica anche l’unico movimento del Trio è un passo segnato dal musicista nel trasformare un genere d’occasione in un’originale espressione del pensiero musicale; materiali sonori che facevano parte del patrimonio collettivo dei partecipanti a quelle serate, echi mozartiani, haydniani, musiche popolari, uscivano trasformati, ma sempre familiari, dalle mani di Schubert. Lo sviluppo è abbastanza ampio ed elaborato, ma tutto il brano mostra un certo contrasto tra il desiderio di raggiungere modi espressivi più personali e vigorosi  e il ricorso a formule stilistiche di carattere decisamente retrospettive. La serata proseguirà con il Trio n°1 in Mi Bemolle maggiore op.3 di Ludwig van Beethoven. Suggestioni mozartiane in questa pagina in particolare dal Trio-Serenata K 563. La composizione si avvicina alla tradizione del divertimento, con i suoi sei movimenti che si susseguono liberamente, unitamente al linguaggio musicale che rimane vicino a quello del disinvolto intrattenimento settecentesco. Lo dimostrano i tratti dei vari episodi: la Musette del Minuetto, impostata in un Do minore libero da angosce, il taglio di danza dell’Andante, lo spirito poetico e cantabile dell’Adagio, affine a quello delle Serenate di Haydn, il carattere leggiadro del secondo Minuetto con le tipiche incursioni tzigane nel Trio. Soltanto nel Finale, si avvertono i segni di un Beethoven più maturo; così come nei due movimenti lenti la ricerca timbrica compiuta sui tre solisti rivela qualche autonomia dalla tradizione. Scelta musicale ad hoc per il patio di Villa Farina, una delle più interessanti costruzioni settecentesche della provincia di Salerno, posta alle porte del paese, dominando completamente l’ambiente urbano con il lungo prospetto della facciata e l’immenso parco retrostante. Attraverso il grande portale d’ingresso si accede al cortile, parzialmente porticato e con pozzo laterale. Da qui si dipartono l’ingresso al museo, lo scalone ai piani superiori, l’accesso alla zona di sosta per i cavalli, antistante ad un locale ove fa bella mostra una carrozza d’epoca perfettamente conservata. All’interno della villa, nonostante i seri danni arrecati del terremoto del 1980, sussistono numerosi ambienti, tra cui il salone cinese, ancora perfettamente conservati, con affreschi e arredamento in stile. Il parco è popolato da un’infinita varietà di piante monumentali e di essenze pregiate: ventisette ibridi di camelie, un vero cedro del Libano, cikas monumentali, lecci ed altro. Una serra di antica data originariamente chiamata “stufa”, ristrutturata agli inizi del ‘900, è fornita di un ingegnoso sistema di riscaldamento ed umidificazione utile allo sviluppo e coltura delle piante tropicali, i cui frutti giungono a completa maturazione. Ma l’Associazione Scarlatti ci invita anche a qualche escursione nei dintorni di Baronissi, a trascorrere una giornata all’insegna del lento, del bello, delle arti ed una che fa perfetto binomio con il concerto è la visita al Museo Frac, ove sarà in essere sino al 22 settembre la mostra fotografica di Armando Cerzosimo “Appunti per un’iconografia della canzone”, curata da Massimo Bignardi, nell’ambito della seconda edizione della rassegna “Visionnaire22”. Franz Schubert lega a filo doppio il concerto con le 16 immagini di Armando Cerzosimo che, novello viandante – “der Wanderer” avventuriero dello spirito, un essere va alla ricerca di sé stesso o, meglio, dell’indefinibile che sfugge ad ogni più rigorosa disamina razionale, in nove città europee, rinnovando il mito del viaggio, intimando sulle tracce di Goethe quell’imperativo – “Ricordati di vivere!” – che rammenta la necessità ed il diritto all’entusiasmo, allo sguardo infantile, meravigliato e divertito sul mondo e sugli uomini.