Pare esser spuntato fuori dal nulla l’inceneritore di Oliveto Citra, eppure, stando alle prime autorizzazioni rilasciate, la vicenda parte nel 2009, o forse, addirittura nel 2008. La Regione autorizza la costruzione di un impianto per la combustione di
biomasse alla Ditta privata Tortora di Nocera che, nel 2010, riceve un
ulteriore permesso per trasformare il progetto in un inceneritore
adibito alla distruzione di rifiuti pericolosi, ospedalieri, chimici e a
base petrolifera.Il luogo in cui ricade la costruzione
dell’impianto, uno dei primi ad iniziativa privata in Italia, è quello
della Zona Industriale di Oliveto Citra, a poche decine di metri dal
fiume Sele e precisamente nell’ex impianto So.Di.Me., un tempo
produttore di alcol denaturato.A pochi mesi dal completamento della
struttura, nel luglio 2012, nascono i primi nuclei di protesta che,
insospettiti dalla particolarità dei lavori, immediatamente si rivolgono
all’Amministrazione Comunale, in carica sin dal 2004. In un comunicato,
apparso sul sito web istituzionale, l’Amministrazione smentisce
qualsiasi concessione di autorizzazioni da parte propria (ma pare
esistesse già uno studio di impatto ambientale datato 2008 e presentato
dalla Ditta al Comune), dichiarando di essere fortemente contraria a
questo e ad ogni altro tipo di impianto dannoso per l’ambiente e la
salute dei cittadini e ordinando la sospensione dei lavori.La
posizione dell’Amministrazione risulta assai delicata, accusata prima di
aver taciuto l’intera vicenda ai propri cittadini, e di aver ostacolato
e ritardato poi la richiesta di informazioni e documentazione.I
vari comitati, che raccolgono cittadini ed imprenditori provenienti non
solo da Oliveto ma anche dai comuni limitrofi, attivano subito una
campagna di contestazione, in strada e sul web, in cui si informa la
popolazione dei rischi provocati da questo tipo di strutture,
presidiando la zona dei lavori e partecipando a numerosi eventi con
propri interventi. Anche le forze politiche locali si muovono allora
in direzione del “no all’inceneritore”: una conferenza di Sindaci del
Sele e Tanagro afferma in un comunicato ufficiale il proprio diniego
alla realizzazione della struttura, sottolineando l’incompatibilità con
la vocazione del territorio, luogo d’eccellenza per le cure termali e la
natura agricola, e il profondo pericolo a cui è sottoposto un
ecosistema delicato e in fase di sviluppo.Ad oggi la situazione pare
essersi avviata verso una risoluzione positiva: la Regione infatti, in
seguito a nuove verifiche, ha revocato il permesso al proseguo dei
lavori, in quanto l’impianto rientra in un territorio considerato di
interesse comunitario (Sic).