Tripudio della musica francese nell’eccellente concerto dell’Orchestra filarmonica di Radio France diretta da Myung-Whun Chung al Ravello Festival
Di Rosanna Di Giuseppe
Ha incantato il gremito pubblico del belvedere di villa Rufolo, sabato 14 luglio scorso, la prestigiosa Orchestre Philarmonique di Radio France diretta dal suo direttore onorario Myung-Whun Chung, nel secondo concerto sinfonico del Ravello Festival 2018, seguito a quello di esordio della Philarmonia Orchestra diretta da Esa-Pekka Salonen, in un seguito di scelte di grandissima qualità della Direzione artistica di Alessio Vlad. Il coreano Chung già Direttore musicale dell’eccellente formazione tra il 2000 e il 2015 ha esibito tutta la sua simbiotica intesa con il complesso orchestrale affrontando brani significativi del prediletto repertorio francese: le due suites di Ravel, Ma Mère l’Oye e la seconda dal balletto Daphnis et Chloé eancora l’impegnativa e vasta Symphonie fantastique di Hector Berlioz. È stato un percorso accattivante attraverso l’esaltazione dei valori timbrici, della raffinatezza delle dinamiche sonore, delle sottigliezze dei giochi di dialogo e rispondenze tra le diverse sezioni orchestrali oltre che nell’amalgama assolutamente levigato degli insiemi. La nitidezza dei singoli timbri (eccellenti fra gli altri il flauto e il corno inglese) ha sottolineto il linguaggio volutamente scarno, calligrafico di Ma Mère l’Oye, raffinata versione orchestrale dell’originale per pianoforte a quattro mani comprendente cinque brani ispirati al mondo fiabesco di Perraut oltre che di Madame d’Aulnoy per “Laideronnette” e di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont per “La Bella e la Bestia, conservando tuttavia l’essenzialità poetica del brano pianistico estrapolata con eleganza da Chung capace di plasmare con gesti minimi il risultato sonoro di un’esecuzione concentratissima ed attenta ad ogni sfumatura espressiva da parte dell’orchestra in formazione ridotta, quasi settecentesca richiesta da Ravel. Tanti i momenti affascinanti, dal tema dolce e malinconico dell’esordio, alle divertenti evocazioni orientali del brano che descrive un’imperatrice esotica con i raffinati contributi delle percussioni, al nostalgico e sensuale valzer del confronto tra la Bella e la Bestia, alla brillantezza misurata della sgargiante fanfara conclusiva del “Giardino incantato”. La suite n.2 dal balletto Daphnis et Chloé riassume le ultime tre parti del balletto commissionato a Ravel dai Ballet Russes di Diaghilev, ispirato al romanzo greco di Longo Sofista, comprendente i tre brani “Leveur du jour”, “Pantomime” e “Danse générale” che descrivono il sorgere dell’Alba, la Pantomima degli amori della ninfa Siringa e di Pan e il conclusivo frenetico baccanale. Tutta l’iridiscenza orchestrale dell’opera si è espilcata nell’esecuzione del complesso francese al suo completo. L’atmosfera informe e liquida precedente lo squarcio dell’alba è stata trasmessa con grande suggestione attraverso la sequenza crescente di fiati, arpa e celesta, archi, quindi lo svettare dei timbri solisti, chiarissimi gli arabeschi del flauto, così come i momenti coinvolgenti di impasto hanno espresso la vicenda classica intrisa di sogno nel restante svolgimento, pur sempre nel vigile controllo complessivo dell’architettura del brano da parte del direttore che riesce a tenere tutti i dettagli in una tela dalle solide linee costruttive così come voluto dal compositore, fino all’esuberante frenetico moto perpetuo della danza conclusiva. Analoga bravura nella realizzazione della Sinfonia a programma di Berlioz, che narra in musica la vicenda umana dell’amore del compositore per l’attrice irlandese Harriet Smithson in un percorso a ritroso suggerito al musicista in un sogno del protagonista-autore, in preda all’oppio, che associa all’amata un’ “idèe fixe”, tema ciclico del lavoro. I cinque movimenti, si sono susseguiti traducendo con duttilità e sensibilità un caleidoscopio di espressioni attraverso una straordinaria padronanza della sonorità e dei caratteri musicali e ritmici: dalla morbidezza alla spiritosità al grottesco, dalla distensione ai picchi drammatici. Fantastici come sempre i legni, ma anche gli ottoni e gli archi con la notevole sezione dei contrabbassi. La direzione ha seguito eloquentemente il filo narrativo con le giuste dilatazioni e gli appropriati slanci, attraversando i toni incantati e appassionati del primo brano, la brillantezza del ballo mondano, le atmosfere pastorali, il ritmo ossessivo della Marcia al supplizio e il delirante sabba finale creando attese e suspensein un racconto alla fine di pura musica. Applausi scroscianti e ovazioni di un pubblico entusiasta hanno sortito quale bis ancora un esaltante momento di musica francese, il Preludio del primo atto della Carmen di Bizet.