Ultima serata per la tre giorni jazz a Campagna, domenica 28 agosto con il pianista ebolitano in Piazza Palatucci alle ore 21,30 che si presenterà in quartetto con Gerardina Tesauro quale vocalist e la ritmica affidata al percussionista Antonio Montuori e al contrabbassista Vincenzo Nigro
Di Olga Chieffi
Serata finale per ‘After ‘A Chiena Jazz, la sezione dedicata a questo genere nel cartellone di “‘A Chiena”, quel viaggio tra arte, natura e storia – intervento co-finanziato dal POC Campania 2014-2020, rigenerazione urbana, politiche per il Turismo e la Cultura, nell’ambito del programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed enogastronomico di portata nazionale ed internazionale –firmato da Antonello Mercurio. L’ultima serata, oggi, vedrà protagonista il pianista Marco De Gennaro con il suo latin project che schiera Gerardina Tesauro quale vocalist e la ritmica affidata al percussionista Antonio Montuori e al contrabbassista Vincenzo Nigro, con la partecipazione di Lauro De Gennaro ai sassofoni per un portrait di Ennio Morricone. Marco De Gennaro ci darà modo di approcciare il suo personale mondo sonoro, attraverso i titoli originali, quali “Notte a Salerno”, “Carigno” “E invece pioveva”, per poi intraprendere un viaggio da cui invierà alcune cartoline dal Brasile, insieme alla vocalist. Il pianoforte di Marco sa aleggiare tra il sospeso ed estatico lirismo sfociando in improvvisi sbocchi, come un fiume in piena che cerchi nuove vie al di fuori del proprio alveo, cosìcchè la fitta e fine tessitura della tastiera si arricchisce di sempre nuove sfumature dimostrando per intero il background espressivo dell’artista. In questi brani potremo apprezzare le influenze indigene sui vari compositori, che viene associata ad altri sistemi compositivi, dal sistema tonale portoghese a quello ritmico, all’adozione in misura massiccia della sincope. Riconosceremo il choro, forma nuova che si vuole risalente ad origini negre, o comunque autoctone o il tango brasileiro, libertà notevole in questa composizione che lo stesso autore definì: “Una nuova forma di composizione musicale, in cui si aspira ad una sintesi dei diversi tipi di musica brasiliana indiana e popolaresca, e che rispecchia nelle sue parti costitutive il ritmo e le melodie caratteristiche del popolo, che vengono continuamente trasformate dall’ispirazione individuale del compositore. Matrici carioca per un canto sempre sinuoso, avvolgente, carico di sviluppi e di scotimenti ritmici, che vola attraverso la molteplicità e la varietà dell’invenzione, la suggestione dei suoi momenti lirici, che sfoceranno poi, nel canto di Gerardina Tesauro. I nostri viaggiatori disegneranno mappe, proprio come accade per i monti, i fiumi, le pianure. Sarà, però, una cartografia musicale che sovvertirà le certezze, invece di fissare coordinate precise. Niente è più fluido ed evocativo di un paesaggio acustico, perché dai suoni trapelano storie, con la loro densità affettiva e la loro costitutiva eccedenza, rispetto al tempo e ai luoghi. Niente è più vibrante di un corpo d’acqua, sulle cui rotte avviene la diaspora di ritmi, melodie, vocalizzi, tonalità: “Un’ infinità di tracce accolte senza beneficio di inventario” scriverebbe Antonio Gramsci. La sensualità dei suoni, la memoria musicale millenaria che custodiamo, e le appartenenze che mettono in gioco gli strumentisti, ci convinceranno che l’importante non è tanto avere una casa nel mondo, bensì creare un mondo vivibile in cui sentirsi a casa.