Il ritorno di Liuccio nel suo amato Cilento. I funerali - Le Cronache
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Il ritorno di Liuccio nel suo amato Cilento. I funerali

Il ritorno di Liuccio nel suo amato Cilento. I funerali

Tristezza fra gli amici della cultura e del giornalismo per la dipartita di Giuseppe Liuccio, definito da tanti il cantore del Cilento. Ieri per chi legge, i funerali di Peppino Liuccio nella Basilica Paleocristiana di Paestum, all’arrivo la bara è stata circondata dai suoi tanti amici provenienti da tutta la Provincia, che si sono stretti intorno alla moglie Elena, la figlia Michela, la sorella Teresa, i nipotini e la famiglia tutta. Una cerimonia sobria e commossa, un lungo applauso finale e poi la salma è proseguita per il cimitero di Trentinara. Liuccio aveva manifestato da sempre la volontà di essere seppellito a Trentinara, sua terra natia e che tante volte aveva richiamato nelle struggenti poesie. Con la dipartita di Giuseppe Liuccio si chiude un’epopea di scrittori che con il loro operato nel giornalismo, poesia ed organizzazione culturale e turistica hanno segnato il territorio Cilentano, Salernitano ed Italiano. La sua consistente poesia ricca di pathos e di struggenti citazioni è stata musicata diventando fra le canzoni più appassionate portate in scena dal cantautore cilentano Aniello De Vita, che ne fece un cavallo di battaglia come “So nato a lo Ciliento”, testo cantato anche nelle scuole. Nelle sue opere letterarie e poetiche si ritrova la storia del Cilento, la sua terra natia, ed il suo armonioso rapporto con la costiera Amalfitana, come lui stesso affermava, la mia terra d’adozione e mai dimenticata. Così all’età di 89 anni Giuseppe Liuccio, poeta, docente e giornalista, abbandona la scena delle sui innumerevoli manifestazioni lasciando un ricordo di uomo ricco di passioni, sanguigno nei suoi interventi e sempre aperto verso ogni forma di cultura. Lo ricordano con affetto i suoi tanti alunni del liceo classico, quando era docente di latino e greco. Poi il suo trasferimento a Roma come giornalista Rai, dove è stato artefice di tanti fortunati programmi culturali ed ancora ricordiamo la sua collaborazione con varie testate, fra cui: “Il Mattino” e “La Città”, ”L’Avanti”, “Il Giornale di Napoli”,  “Repubblica”, “Bell’Italia”, “Bell’Europa” e “Unico”. Scrittore intraprendente e uomo dal carattere forte, lo dimostrò nei suoi articoli d’attacco con fermezza interpretativa, quando argomentava dalle varie testate con articoli mirati e pungenti per il potere. Ricordiamo la raccolta “Lettere della diaspora”, “Da Costa a Costa”, “Quasimodo amalfitano”, e le più importanti raccolte poetiche: “Chesta è la terra mia”, “Me manca lo paese”, “Le stagioni dell’amore”, “La mia terra anfibia”, “Terre d’amore: Cilento e Costa d’Amalfi”, “Inestre, cerasa e vasi”, “Cuocicore” ed altre pubblicazioni non minori. Nella sua carriera ha ricevuto numerosi premi giornalistici e letterari, oltre che gli sono stati conferiti vari riconoscimenti fra cui nel 2004 il “Premio della Cultura” dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e nel 2007 la nomina a Cavaliere della Repubblica Italiana. Lo scrivente, che ha avuto il piacere di collaborare alla presentazione dei suoi libri con l’amico Galzerano, ricorda la sua attiva partecipazione nel salone della Provincia di Salerno, come presidente di giuria del Premio di Giornalismo Giuseppe Ripa, da me diretto per un decennio. Di Liuccio va menzionato ancora l’attaccamento all’organizzazione del territorio e la sua partecipazione come consigliere comunale ed assessore del Comune di Amalfi, consigliere Comunale di Trentinara, consigliere della Comunità Montana Calore-Salernitano, membro del Consiglio d’Indirizzo della Fondazione Ravello. Ricordiamo che fu Liuccio a portare ad Amalfi Salvatore Quasimodoed in Costiera Amalfitanamolti altri premi Nobel, non dimenticando che fu l’ideatore del “Gusta Minori”. Con la dipartita di Giuseppe Liuccio si avverte una grande mancanza nella cultura di quell’uomo che, con la sua forte personalità si rivelò un trascinatore, ed i contenuti dei suoi scrittoi saranno monito e guida per chi lo ha conosciuto e deve continuare la sua opera.  

Giuseppe Ianni