di Peppe Rinaldi
Era un via vai ininterrotto, una processione con richieste pressanti che tagliava trasversalmente l’intera società, ebolitana e non, che quasi obbliga alla solidarietà verso l’ex sindaco di Eboli, Massimo Cariello. Tutti, diciamo, volevano andare al concerto pop al Palasele (in questo caso di Jovanotti) ma nessuno sembrava avere la possibilità economica di affrontarne le spese. Non potevano permetterselo consiglieri regionali da almeno 15mila euro mensili di introito, né piccoli, piccolissimi e meno piccoli parassiti di risulta della politica sistemati nelle aziende pubbliche, né avvocati, né magistrati – come abbiamo già visto nei giorni scorsi – né docenti, né imprenditori, né medici, eccetera. Insomma, Cariello faceva (anche qui) da assistente sociale in favore di categorie fragili che un biglietto da 30 o 50 euro non potevano permetterselo. Dalle intercettazioni allegate al maxi fascicolo di indagine (prima Cariello + 41, oggi ridotto) emerge una specie di giostra continua, una gara incessante per accaparrarsi biglietti A.u.f. per entrare al Palasele senza pagare, magari sistemati in tribuna “gold” o comunque in posizione “vip” per godersi lo spettacolo: non è in questione l’ex sindaco, va da sé, piuttosto lo sarebbero i percettori di questi stravaganti bonus. Ma questo lo valuterà il lettore, non foss’altro perché lo scemo che dice «ma dov’è il reato?» lo trovi sempre. Stiamo parlando del solo mese di maggio del 2018 e delle sole tre date di Jovanotti ad Eboli: moltiplicare, dunque, questo numero per le diverse occasioni in 5/6 anni di amministrazione a “6 Stelle” (erano una maggioranza, un parco collaboratori e un contesto andati oltre le 5 Stelle di Grillo) per farsi un’idea dell’andazzo, peraltro non esclusivo dell’ex sindaco.
Prendiamo a campione solo alcuni casi partendo da una telefonata tra Cariello e un suo ex consigliere di maggioranza, molto preoccupato dal non riuscire a trovare biglietti per il concerto per sé, moglie e parentela varia, intercettata dai carabinieri il 18 maggio 2018: «Massimo, oltre ai due che mi hai dato me ne servono altri» dice l’ex consigliere comunale, oggi non rieletto. Cariello replica: « Sto avendo un sacco di richieste, non so se posso accontentarti». L’ex consigliere: «Dobbiamo trovarli, sono per i nostri amici». L’ex sindaco: «Lo so, ma per colpa della produzione quest’anno è difficile, hanno dimezzato la distribuzione per noi». Sempre lo stesso giorno, due ore più tardi, l’ex sindaco al telefono con un suo vecchio amico proveniente dalla cerchia degli ultras, si lamenta dicendo: «I miei biglietti li ho dovuti dare tutti, sono stato pressato da tutte le autorità». Capito? Per “tutte le autorità” intendiamo, appunto, tutte le autorità, il che, giocoforza, autorizza a più di una congettura.
Quattro giorni dopo, il 22 maggio, proprio con Alfonso Troiano, organizzatore di eventi musicali di antica tradizione, Cariello avrà un momento di tensione. Dopo aver discusso di “carte da sistemare”, “certificati antincendi” e tante altre cose che in una relazione tra ente pubblico e impresario andrebbe fatta con la burocrazia e non con la politica, dopo aver definito “una scema” il più esperto, forse, dei propri dirigenti comunali (Lucia Rossi), l’ex sindaco si fa avanti: «Mi servono altri biglietti». Troiano, inalberato, replica: «No, tu mi hai detto 15 ed io 15 te ne ho preparati». Cariello insiste, ne vuole altri, almeno 6 perché deve portare anche una coppia di amici, e li vuole in tribuna gold. Passa un quarto d’ora e Troiano gli risolve il problema. Salvo passare all’incasso, comprensibilmente, il giorno successivo quando alle 10,12 chiama Cariello chiedendogli un appuntamento urgente. L’ex sindaco risponde: «Cosa è successo?». Troiano dice: «Devi farmi togliere due multe che mi hanno fatto, non sono dovute». Si ignora come sia andata a finire la specifica vicenda. Nessuna meraviglia, le cose andavano più o meno così al Comune di Eboli, basti dire che si legge di un passaggio nel quale Cariello dice ai vigili urbani: «Fate un giro nel centro storico ma mi raccomando, non fate nessuna multa alle auto in divieto di sosta». No comment.
Alle 20,30 circa, poi, al telefono con tale Franco, Cariello verrà a sapere che di biglietti per lui ce ne sono ben 130 e per tutte le sere. L’orgia, quindi, può cominciare, la distribuzione potrà essere più scientifica ed agevole. Da questi frangenti, poi, emergerebbe anche una strana conversazione tra un ex consigliere, Giuseppe La Brocca, e l’allora sindaco: «Sono stato in caserma dai carabinieri» dice La Brocca. «A far cosa?» risponde Cariello. «Mi sono messo a disposizione per alcune cose così loro si metteranno a disposizione quando li chiameremo noi». Può trattarsi di tutto, in questo caso, meglio non affrettare conclusioni: resta la particolarità di una conversazione all’interno di un contesto dal tratto originale, diciamo, venuto poi alla luce successivamente. Alle 14,40 circa del 24 maggio, Cariello riceve una chiamata da un certo “comandante”, scrive il reparto operativo dei carabinieri di Salerno nel brogliaccio. «Ciao comandante, quando ci vediamo?». «Anche adesso» replica il “comandante”. «Ora sono fuori ma posso lasciarti tutto al botteghino se vuoi» rintuzza Cariello. «Mando per tranquillità qualcuno a ritirarli domani o sabato» conclude il “comandante”. “Per tranquillità”, ha detto il non identificato (seppur identificabile) comandante. Sempre in quella giornata c’è la spedizione di alcuni biglietti in favore dell’ex pm antimafia, Montemurro, dopo un po’ quelli per l’ex procuratore aggiunto Rinaldi, di cui abbiamo già detto l’altra volta. Un pediatra, tal Moccaldi, cioè un dirigente medico Asl da 6mila euro circa di stipendio mensile, pure vuole i biglietti, l’ex sindaco lo saprà da un sms che gli arriva da un suo collaboratore. Il 25 maggio, sempre il “comandante” di cui sopra, preoccupato di non aver ancora ricevuto i biglietti viene tranquillizzato dall’ex sindaco: «Comandante, tutto ok. Ne ho 6, puoi passare in Comune». «Adesso non posso, ho la Penitenziaria e devo andare a Roma, manderò qualcuno». «Okay» risponde Cariello. Il 21 maggio precedente, Cariello riceva una chiamata dal presidente dell’Improsta, Luca Sgroia, che pure chiedeva biglietti A.u.f. per vedersi Jovanotti. L’ex sindaco dice al suo ignaro successore (sarà infatti il fratello del presidente del tribunale del Riesame di Salerno a prenderne il posto dopo l’arresto del 2020) che vedrà, nci sono problemi, le richieste abbondano ma in qualche modo risolverà.
Il 22 maggio Cariello riceve una chiamata da tale Fabiola, una dipendente della Regione che stava seguendo la perniciosa (alla fine fallimentare) storia della Casa del Pellegrino per sistemare il guaio scatenato dalla bulimia dell’ex sindaco. Parlano del finanziamento Ue revocato, dell’intervento di Franco Alfieri, oggi sindaco di Capaccio ma al tempo capo di gabinetto di De Luca, manovra che dovrebbe essere determinante per riottenere i fondi revocati, parlano del dirigente regionale Somma, dell’altro dirigente Mastracchio, del caos che ne è conseguito, insomma un po’ di tutta la faccenda. Poi Cariello dice: «Perché mi hai chiamato, volevi qualcosa?». Fabiola dice: «Sì, volevo sapere se puoi farmi avere i biglietti per il concerto di Jovanotti, così non faccio la fila e, mi raccomando, che siano in una posizione comoda». Ovviamente Cariello provvederà, dice.
Lo stesso giorno, l’ex assessore regionale Corrado Matera, chiama l’ex primo cittadino e, dopo aver discusso della partecipazione a un convegno del prossimo 31 maggio dove «ci sarà il Prefetto, il Questore, il procuratore capo Lembo e altre autorità («chiamo io il procuratore» – dirà in un’altra conversazione col prefetto intercettata dai CC – «lui deve parlare al convegno, è importante, bisogna che parliate tutte voi autorità» spiegherà Cariello), si arriva alle cose importanti: cioè Matera chiede a Cariello quando potrà far entrare lui, la moglie più altri amici, al concerto di Jovanotti. Cariello dice che proverà a «fare un miracolo».
Morale: nessuno immaginava che Jovanotti avesse tanti blasonati fans.