Il Dracula steampunk di Ario Avecone - Le Cronache
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Il Dracula steampunk di Ario Avecone

Il Dracula steampunk di Ario Avecone

Venerdì sera, alle ore 21, sul palcoscenico del Teatro Augusteo, debutta l’atteso musical dedicato al Principe delle tenebre. Abbiamo incontrato il regista alla vigilia dello spettacolo

Di Gemma Criscuoli

La coscienza deve misurarsi con l’oscuro, come ben sanno i maestri del gotico, per aprire sulla realtà occhi nuovi. Da questa premessa nasce “Vlad Dracula”, lo spettacolo in programma al Teatro Augusteo dal 20 al 22 gennaio, alle ore 21, diretto da Ario Avecone, da noi raggiunto al telefono.

Quali sono le peculiarità della sua messinscena?

“Ho voluto creare uno spettacolo innovativo, perché non si tratta semplicemente di un musical né quello a cui si assiste può essere identificato esclusivamente come prosa, ma tutto è stato creato in stile steampunk”.

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate?

“Le difficoltà sono state legate essenzialmente al Covid, che ci ha, purtroppo, impedito di debuttare due anni fa e di intraprendere l’importante tournée che ci aspetta, ma la pausa forzata ci ha permesso comunque di migliorare. Con Manuela Scotto Pagliara ho riscritto ex novo il testo di Stoker per approdare a uno spettacolo che sapesse essere piacevole per il pubblico di ogni età, veicolando, tuttavia, messaggi importanti, che permettessero allo spettatore di identificarsi con le figure sul palco, anche grazie al supporto di musiche particolarmente coinvolgenti”.

Alla base del suo allestimento sussiste un immaginario onnivoro. Cosa risponderebbe a chi considera questa scelta una banalizzazione?

“Risponderei invitando alla visione. La sfida consiste nello sfatare i preconcetti. Il male inteso come ciò che è diverso da noi è, effettivamente, qualcosa che da sempre ci accompagna e la mia intenzione è sfatare questo assunto. Ecco perché la riscrittura di questo grande classico punta, in maniera decisa, sull’umanizzazione del personaggio che, per la prima volta, proprio a causa dell’uomo, si ritrova ad affrontare problematiche reali. La vicenda è ambientata alla fine dell’Ottocento e la seconda industrializzazione ha gettato i semi del nostro mondo globalizzato, in cui si è smarrita la dimensione individuale a vantaggio di una massa indistinta. Nella visione trasversale proposta in scena, diamo, quindi, segnali per capire l’origine del nostro contesto attraverso temi che toccano anche l’ambiente e l’energia. Il dualismo bene/male appare, dunque, in una dimensione decisamente molto concreta”.

Cosa può dare Dracula allo spettatore di oggi?

“Lo si potrebbe intendere come lo scomodo specchio del cittadino e della popolazione di oggi, dato che si preferisce immergersi sempre più in un cellulare che guardare davvero fino in fondo se stessi. Il protagonista diventa il pretesto per narrare argomenti di sicuro effetto : la passione, le storie dall’esito non sempre prevedibile, gli incontri che rappresentano una svolta. L’aura romantica del lungometraggio di Coppola, nettamente distante dall’atmosfera horror dell’opera, ha fortemente condizionato la   rappresentazione”.

Quali sono stati i riferimenti cinematografici a cui si è ispirato?

“In un crossover tra cinema e scrittura, ho guardato ai film che mi aiutassero ad assecondare il mio desiderio di stupire il pubblico e ho cercato l’oscurità attraverso le opere di Kubrick e Nolan, ma anche il rapporto con il tempo è una tematica fortemente presente. I personaggi, delineati con chiarezza nei loro limiti, vorrebbero, come noi tutti, suturare le ferite del passato, ma il messaggio che vorrei mandare è questo : le cose accadono, conta come le affrontiamo. Dovremmo vivere, non inseguire l’impossibile, l’eccesso che, una volta raggiunto, si rivela al di sotto delle nostre aspettative”.

Cosa la delude nel teatro di oggi?

“Il problema non è nei registi o negli autori, spesso bravissimi, ma in un sistema elitario e lobbistico, che preclude ai giovani la possibilità di esprimersi. Ci si accontenta troppo spesso di uno spettacolo di cassetta, dimostrando, in questo modo, ben poco coraggio, ma il teatro deve stimolare l’umano. Un mondo multidimensionale deve spingere il palcoscenico ad aprirsi alle nuove leve, capaci di intercettare una platea sempre più ampia”.